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La felicità è stato solo il primo dei tanti temi che trovano spazio nei festival. Chi le diede cittadinanza fu il Festival della Filosofia. Un evento che ha visto la luce nel 2001 e che, snodandosi tra le città di Modena, Carpi e Sassuolo, propone incontri con i massimi pensatori del nostro tempo. In carne ed ossa, e con la voglia di incontro, si riuniscono e si offrono ad un pubblico curioso e partecipativo.
Arrivato alla quinta edizione, il festival ha assunto un carattere riconoscibile e continua ad attrarre una forte partecipazione. Le vere star sono i filosofi, gli scienziati, i medici: Jean-Luc Nancy, Peter Sloterdijk, Umberto Galimberti, Salvatore Natoli, il biologo Edoardo Boncinelli, lo psichiatra Vittorino Andreoli, il teologo Jà¼rgen Moltmann, lo storico dell’arte Georges Didi Hubermann, il semiologo Paolo Fabbri, per citare solo alcuni ospitati in questa edizione.
Com’è lecito aspettarsi le stimolazioni prodotte dall’evento sono di tipo sicuramente intellettivo: discussioni, conversazioni e lezioni. Quest’anno però l’approccio è diverso. L’invito, infatti, è ad una partecipazione che sia soprattutto mediata dai sensi. Un invito alla consapevolezza di quanto i sensi, nessuno escluso, contribuiscano a produrre conoscenza e consapevolezza. Gli stimoli proposti, ovviamente, sono fortemente percettivi con ampi spazi pensati per recuperare l’uso “ragionato” di tutti i sensi e con l’organizzazione di una serie di eventi adhoc.
Le mostre di arte visiva ad esempio, che richiamani ad un uso della vista più attivo e più lento rispetto a stimoli passivi tipici delle immagini in movimento. I concerti, con l’ascolto della musica ed in particolare della musica sensuale di Brassens. E poi le cene filosofiche, per allettare il gusto, ed eventi tattili ed olfattivi che allenano a pensare a quanto il sensibile sia anche una questione di differenze culturali e di opposto punto di vista tra pensiero orientale ed occidentale.
La scelta del tema evidenza, per gli organizzatori, la volontà di effettuare una rivincita della corporeità . Una scelta, questa, che recupera il valore di tutto ciò che cade sotto i nostri sensi e cerca di ri-equilibrare il peso, sempre evocato, della realtà virtuale che con l’influenza delle nuove tecnologie impone delle attitudini percettive e psicologiche nuove e produce modalità inusuali.
Il festival come spazio fisico e mentale per attività che allenano a lodare quella “saggezza” sensoriale che, se non proprio trascurata, certamente non sempre coccoliamo.
Il Festival della filosofia è una sintesi di successo di una tendenza avviata negli ultimi tempi che ri-abilita l’approccio esperienziale ed emozionale come risposta ad una realtà molto frammentata. Come se la chiave per orientarsi nel magma di informazioni e nel sovraccarico di stimoli passi per un percorso di tipo percettivo prima e poi di intervento razionale.
Che è poi una delle modalità per interagire, per esplorare ed anche per partecipare di un territorio. Quest’edizione, infatti, sembra sempre più integrata nella terra ospite che nell’immaginario collettivo evoca una tradizione ed una cultura che in tutti i modi cerca di viziare i sensi. A questa scommessa comunicativa hanno, infatti, creduto le amministrazioni comunali ospiti e la regione oltre a sponsor vari e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
Certo è che se la filosofia indaga il modo di divenire virtuosi attraverso il processo di conoscenza di sé stessi, fidarsi dei sensi può essere una bussola cui affidarsi. E come il pittore che non deve dipingere quel che vede, ma quel che si vedrà , secondo quanto recita una massima di Paul Valery riportata sul sito, i sensi aiutano a non rimanere troppo nell’attimo, nel presente ma a lanciarsi verso un futuro immaginato.
Riferimenti:
www.festivalfilosofia.it
www.emsf.rai.it
www.utm.edu/research/iep
ph. Dennis Oppenheim. Una poetica del tatto, Oggetto allargato per illuminare tra le dita dei piedi (2004), Modena – festivalfilosofia 2005 – Photo by Rolando P. Guerzoni