Gli anziani, si sa, non sono più quelli di una volta. E se la durata media della vita si allunga e la sua qualità migliora, la vecchiaia si trasforma sempre di più in un periodo di rinascita e rigenerazione. Con più tempo libero, meno responsabilità e un prezioso bagaglio di saggezza, gli anziani del nuovo millennio sono sempre più propositivi. Secondo un’indagine dell’Irp (Istituto di Ricerche sulla Popolazione), i pensionati che si dedicano ad attività di vario genere sono il 36%: il 19% pratica sport, l’11% volontariato, il 6% frequenta corsi di diverso tipo. Insomma, difficilmente si sta con le mani in mano. Spesso l’età della pensione viene vista come un’occasione per riprendere o approfondire interessi tralasciati nel corso della vita, per mancanza di tempo o di risorse economiche. Ecco allora che l’improvvisa “libertà ” diventa l’opportunità giusta per colmare questi vuoti, per sentirsi ancora attivi e ricettivi. Un concetto che sta particolarmente a cuore ad associazioni ed enti di salvaguardia e sostegno della terza età è infatti quello di “educazione permanente”. L’Auser (Associazione per la solidarietà e la valorizzazione delle persone anziane) ha stilato addirittura una “carta sul diritto-dovere all’Educazione Permanente”, dove si legge: “I promotori di questa Carta considerano, con particolare riferimento all’articolo 3 della Costituzione, compito della Repubblica promuovere e favorire attività di educazione lungo tutto il corso della vita, al fine di mantenere e sviluppare le capacità conoscitive e attive, anche residue, delle persone.” Ispirate a questi principi sono le Università della Terza Età , nate in seno alle Università Popolari, presenti sul territorio italiano già dai primi del Novecento. Disseminate in tutta la penisola, queste strutture sono dedicate ad un pubblico over 50 e permettono di accedere ai corsi più diversi: dalle lingue alla letteratura, dalla ceramica alla dizione, dalla storia dell’arte alla matematica. Sono frequentate perlopiù da cittadini tra i 50 e i 70 anni, con una prevalenza di studentesse donne, hanno costi estremamente bassi e organizzano numerose attività collaterali alle lezioni come gite e visite guidate. Le Università della terza età si sono sviluppate in Italia a partire dagli anni Ottanta e si sono moltiplicate, per iniziativa di centri culturali, sindacati, gruppi di volontariato, associazioni, a differenza di molti Paesi europei, dove sono state promosse dalle Università degli studi. Di qui la vivacità ed insieme la fragilità delle Università della terza età italiane, senza dubbio aderenti ai bisogni degli utenti e del territorio, ma non sempre qualificate culturalmente.
Esistono poi diverse associazioni che riuniscono le varie Università , fornendo un coordinamento a livello nazionale, come FederUni , fondata nel 1982 a Torino. L’associazione raccoglie ora 250 università in Italia, con oltre 60 mila corsisti e con l’apporto di 4.250 docenti. Le sedi federate sono presenti in ogni regione italiana e si ritrovano annualmente per un congresso nazionale, per una conferenza organizzativa e per incontri interregionali.
Nei costanti contatti con le sedi federate, si è costatato che gli iscritti cambiano. Nel congresso di Pallanza (1995) sul tema “I nuovi anziani”, si è compreso che la terza età è divenuta il periodo fondamentale, nel quale la persona finalmente si realizza pienamente ed insieme può offrire alla società un contributo significativo. Gli utenti delle Università della terza età sono infatti persone in piena efficienza, che cercano di ridefinire la propria esistenza nella libertà e nel servizio della società .

Fipec – www.fipec.it
La Fipec si adopera per organizzare e qualificare una terza dimensione nel sistema educativo nazionale, quello della educazione permanente e continua, attraverso Associazioni culturali, associazioni extra-scolastiche dirette alla persona, Università Popolari, Università della terza età, Università della libera età ed iniziative che realizzano il diritto allo studio tramite le normative contrattuali e legislative, adeguate al livello ed alla qualità degli attuali bisogni e domande provenienti dai lavoratori, dai giovani, dalle donne e dagli anziani, dai pensionati.

Riferimenti:
www.lifelonglearning.co.uk
www.federuni.it