Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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E’ nel DNA dell’arte contemporanea il far discutere. L’obiettivo di molte opere contemporanee è proprio stimolare e provocare, suscitare domande invece che offrire risposte. E c’è un museo che ha deciso di “affrontare” l’arte contemporanea con le sue stesse armi, costruendo un sito basato sulle domande. Si tratta del San Francisco Museum of Modern Art e il sito in questione è Making Sense of Modern Art.
Nel sito ogni opera presente nel museo è circondata da domande: le domande che chiunque di noi si farebbe di fronte a quell’opera. Dalle più radicali come “è arte?”, alle semplici curiosità . Come chiedersi “chi è questa donna?” di fronte alla Dama con Cappello di Matisse o “come fa a dipingere così?”, davanti a certi quadri iperrealisti che appaiono uguali a fotografie.
In una recente intervista al sito musei-it.net Peter Samis, il responsabile del progetto, ha dichiarato: “Lo scopo più importante, naturalmente, era offrire ai nostri visitatori una serie di punti di accesso al mondo dell’arte moderna e contemporanea, sia online, sia nelle gallerie. (”¦). Abbiamo posto un’opera importante della nostra collezione al centro dello schermo, circondata da domande. Ogni domanda portava ad una differente modalità di esplorazione, e aggiungeva una nuova dimensione alla comprensione dell’utente dei molti significati che può assumere un’opera d’arte.”
Lanciato nel 2000, il MSOMA si è arricchito negli anni di numerosi contenuti, fino a diventare uno dei progetti di arte contemporanea più ampi e approfonditi della rete. Numerosi sono ad esempio i contributi video che mostrano gli artisti impegnati nel loro lavoro o a descrivere le loro opere; le opere sono zoomabili ed esplorabili interattivamente.
Il sito ha avuto un enorme successo, in parte per la quantità e qualità dei contenuti, in parte per l’approccio innovativo e non “serioso”. Infine, particolare interesse ha riscosso la struttura “a domande”. Un’analisi delle statistiche di accesso ha ad esempio evidenziato come le sezioni che iniziavano con una domanda venissero cliccate più di quelle che iniziavano con un’affermazione.
Ci è sembrato dunque naturale (a me e a Stefania Boiano) e doveroso portare l’esperienza innovativa e dialogica del sito del San Francisco MOMA all’interno di un evento innovativo e dialogico come il Web Match. Giunto alla settima edizione, Web Match è un caso unico nel panorama italiano, perché è una conferenza “al contrario” in cui il protagonista è il pubblico: il relatore ha a disposizione solo pochi minuti per presentare il proprio sito, e poi la parola passa al pubblico, che può intervenire sul sito, ma solo per criticarlo, dal punto di vista della progettazione, dell’interfaccia, dell’usabilità . Insomma, una specie di “uno contro tutti” in cui il relatore deve difendere la propria creazione dalle critiche degli addetti ai lavori, senza altro premio che l’essere “sopravvissuto”. Questa formula genera incontri piuttosto interessanti, perché concentrarsi sui difetti porta automaticamente a discussioni serrate e molto concrete, poco accademiche.
Chi volesse provare l’esperienza del Web Match, in cui Peter Samis, il responsabile del progetto “Making Sense of Modern Art” difenderà il suo sito dalle critiche dei web designer italiani, può iscriversi gratuitamente sul sito di Web Match e partecipare. L’incontro si terrà a Milano venerdì 7 ottobre alle 18.30 presso la Scuola Politecnica di Design (MM Lambrate). Sul ring, naturalmente.
www.sfmoma.org/msoma
www.musei-it.net
www.webmatch.org
Giuliano Gaia. Laureato in Filosofia, è entrato nella rete nel 1994 con una tesi sulle comunità virtuali americane. Negli anni è stato responsab