Quando è nata Kartell e quali sono state le tappe salienti della sua storia?
L’azienda nasce nel 1949 grazie all’intuizione di Giulio Castelli, ingegnere chimico laureatosi con il premio Nobel Natta, di “dare forma all’informalità  della plastica attraverso il design”, popolando l’ambiente domestico di oggetti d’uso quotidiano. Negli anni Cinquanta Kartell avvia l’attività  realizzando oggetti in plastica: dapprima autoaccessori, in seguito casalinghi, articoli da laboratorio e lampade. Le tipologie prodotte sottendono due sfide perseguite dall’azienda: “portare la plastica in casa” e sostituire il vetro con le materie plastiche nell’attrezzatura da laboratorio. Sin dalle origini Kartell si avvale di un approccio del tutto innovativo per la progettazione dei propri articoli basato sulla ricerca tecnologica e sul design. Inizia così la collaborazione con Gino Colombini, responsabile dell’ufficio tecnico Kartell e, in seguito, con altri designer esterni.

Il contributo del design si rivela indispensabile per affrontare “il progetto delle materie plastiche” in quanto queste, a differenza di quelle naturali, non presentano un’identità  visibile prima della lavorazione. Pertanto la qualità  di tutti i prodotti Kartell deriva sia da un utilizzo avveniristico e ben calibrato delle materie plastiche sia da una ricerca progettuale finalizzata ad una migliore ergonomia degli oggetti sviluppati ed ad estetica innovativa. Infine l’azienda interviene anche nel dibattito culturale relativo alla conoscenza scientifica dei materiali sintetici e al tema dell’industrial design.

Nel 1954 viene fondato, per iniziativa della stessa, un pool europeo per lo scambio di informazioni tecniche e di mercato sulle materie plastiche. Nel 1956 nasce “Qualità ” il primo house organ del settore, la cui impostazione grafica è affidata a Michele Provinciali, che non si limita a promuovere l’immagine aziendale, ma tratta, più in generale, il tema del design e dei materiali plastici applicati ad esso e all’edilizia.

Si entra con gli anni Sessanta nella seconda fase di acquisizione di identità  nella quale l’invasione silenziosa dei casalinghi consolida le posizioni raggiunte e manda in avanscoperta oggetti e forme nuove, innovative ed eterodosse, che sanciscono la disponibilità  delle materie plastiche ad un approccio libero e creativo.

E’ il periodo di crescita del design italiano, che vede riconosciute anche all’estero la qualità  e l’originalità  del suo itinerario progettuale e dei risultati conseguiti. Rassicurata dai 5 Compassi d’Oro, dalle medaglie della XII e XIII Triennale e dal Design Award Interplast di Londra, Kartell si presenta all’impegnativa scommessa di popolare con altri oggetti complessi ed evoluti, ambienti e memorie stabilmente occupati dall’arredo tradizionale. Si apre la divisione Habitat. Nascita, attività  e sviluppo di Kartell possono essere letti e analizzati in parallelo con il nascere, l’affermarsi e il consolidarsi del design italo – milanese e della sua economia.

Gli anni Settanta sono per l’azienda la terza fase, quella del consolidamento e della maturità , nella quale punta alla specializzazione e si confronta con dimensioni tipologicamente e concettualmente più vaste nel campo dell’arredo. La scommessa per un mondo di oggetti belli e giusti si articola in due filoni progettuali: quello che con la plastica si può fare “a meno” e quello che con gli altri materiali non si può fare. Mentre esplode la crisi petrolifera con il conseguente rincaro delle materie plastiche, l’aver puntato sul valore aggiunto del progetto e sulla qualità  dell’immagine si rivelerà  vincente.

Dal 1972 l’immagine Kartell è coordinata dal Centrokappa, una società  del Gruppo, cui è affidato l’incarico di dare un contributo qualificato alla promozione internazionale del design.

Negli anni ’80 Kartell concentra la propria attività nei settori Laboratorio e Arredamento, mentre vengono chiuse le divisioni Casalinghi e Illuminazione.

Da una parte con lo slogan “Plastica come scienza” Kartell sostiene la divisione Labware che rappresenta in questi anni più di un terzo dell’attività produttiva, dall’altra, pur continuando a misurarsi con il progresso tecnologico, approfondisce gli aspetti soft della produzione Habitat, dando più spazio a ricerche e sperimentazioni.

Con la direzione artistica di Anna Castelli Ferrieri, Kartell cerca di conciliare la logica industriale e l’approccio “high technology”, confluita sino ad allora in un design d’impronta “razionalista – funzionalista”, con le suggestioni del post modernismo. Nascono prodotti di notevole spessore culturale ma più difficili da proporre. Vengono pertanto incrementati il marketing, la comunicazione e la presenza nei musei nell’intento di raggiungere un pubblico con nuovi contenuti culturali. Infine attraverso la mostra “Kartell 1949 – 1983. Progetti per il presente” inizia un’approfondita ricerca sulla propria storia.

Nel 1988 Claudio Luti, dopo aver lasciato la Versace, subentra come proprietario e presidente dell’azienda. Gli anni Novanta sono il decennio all’insegna della nuova interpretazione del prodotto in plastica che vive ora anche unita ad altri materiali: l’alluminio, il ferro e il legno. Affacciandosi agli anni Novanta Kartell è leader per la produzione industriale di elementi di arredo e di articoli per laboratorio, ma non trascura i programmi di ricerca che sono ora soprattutto rivolti ad arricchire il linguaggio dei materiali artificiali con nuovi e più espressivi connotati di superficie e di immagine. La plastica non è più costretta in forme arrotondate, ma si può permettere spigoli e scatolature, diventa opaca, acquista un touch particolare, la gamma cromatica è personalizzata sul prodotto. Si consolidano le collaborazioni con designer non solo italiani, si studia un prodotto in grado di assolvere a nuove esigenze e a diverse funzioni, riservandogli un posto di maggior rilievo negli spazi domestici e collettivi.

Di mano in mano che le tecnologie avanzano, le frontiere tecnologiche si allargano e l’attenzione si sposta dallo “hard” al “soft”, una tendenza che è favorita dalle nuove opportunità di ricerca e di verifica computerizzate che consentono di condurre sperimentazioni complesse in sede di progetto, garantendo scelte appropriate prima dell’inizio della produzione. La più vasta produzione richiede una nuova strategia commerciale e di distribuzione; così nascono punti vendita in tutto il mondo (Flagship, Shop, e Point) dedicati unicamente al prodotto Kartell e caratterizzati da un’immagine forte e coerente a quella aziendale.

Nel 1999 viene, infine, fondato il Museo Kartell. La Fondazione, affermazione della vocazione alla ricerca dell’azienda, restituisce al pubblico una memoria tangibile relativa della propria storia interpretata attraverso diverse chiavi di lettura: design, comunicazione, manifestazioni e tecnologia. L’impegno archivistico che sottende il progetto del museo è confluito in un data base che contiene informazioni dettagliate sui prodotti e sui designers.

Che tipo di iniziative promuove il museo? Le attività del museo si articolano in visite guidate, ricerche, pubblicazioni e organizzazioni di mostre. E’ in corso l’archiviazione di documenti, prodotti, modelli, fotografie, disegni Kartell e di una collezione di oggetti multimarca di protodesign in plastica. E’ inoltre già consultabile on-line il database con schede catalografiche dettagliate sull’azienda, sui prodotti e sui designers.

 

La Fondazione si propone di conservare, catalogare ed esporre la collezione Kartell e i documenti relativi all’attività dell’azienda. L’iniziativa contribuisce così a tutelare e valorizzare uno dei capitoli più significativi del design italiano e dei processi estetico – produttivi ad esso collegati perché possa essere studiato e sempre più approfondito.

Cultura d’impresa è un progetto realizzato in collaborazione con Museimpresa (www.museimpresa.com)