Quando è nata Lungarotti e quali sono state le tappe salienti della sua storia?
E’ il 1962 quando mio padre Giorgio Lungarotti fonda l’Azienda e inizia a produrre vini pregiati che esprimono un forte legame con il territorio. A guidarlo, l’amore per la terra. E quell’intuito imprenditoriale illuminato che trasforma la sua idea da semplice iniziativa privata a dimensione socio-economica allargata e trainante. Al centro di questo exploit c’è Torgiano, il borgo medioevale fra Perugia e Assisi dove si estendono i nostri vigneti e dove abbiamo creato un mondo che ruota attorno al vino, tra le vigne, gli impianti di produzione, il Museo del Vino e il Museo dell’Olivo e dell’Olio, oltre a strutture alberghiere e agrituristiche: il relais Le Tre Vaselle e gli agriturismo Poggio alle vigne e il Pometo.

Quanto conta, nel presente di un’azienda, la consapevolezza delle proprie origini?
Tutto! Rispetto dell’ambiente, sensibilità  e lungimiranza. Sono questi i valori cui ci siamo sempre ispirati e che a nostro parere costituiscono oggi come all’origine il DNA della nostra azienda. Non solo vino da fare & da bere, ma vino come elemento fondamentale dell’identità  di un territorio e centro di un sistema di promozione integrata, che unisce l’enologia di alto livello alla coscienza ecologica, la tradizione alla tecnologia, il territorio alla cultura e al turismo (con un relais e due strutture agrituristiche). Una missione, questa, che io e mia sorella Teresa portiamo avanti con caparbietà  e passione e che ci ha premiato: l’impegno continuo e l’apertura all’innovazione che contraddistingue il nostro lavoro ha apportato uno slancio notevole all’azienda. Il “mondo Lungarotti” è infatti un progetto in continua evoluzione: forti della nostra identità  umbra e privi di intenzioni di espatrio, ci siamo “allargati” all’atra zona DOCG umbra, quella del Sagrantino di Montefalco, dove stiamo terminando i lavori di realizzazione della cantina dove produciamo il Sagrantino e il Rosso di Montefalco; anche per il museo sono molti i progetti importanti che bollono in pentola…
La nostra filosofia va oltre la passione per la vitivinicoltura. Riprendendo un motto popolare, infatti, siamo convinti che buon vino fa cultura, a vari livelli: i vigneti diventano per noi una passeggiata rigenerante e istruttiva; la Cantina è il luogo dove scoprire riti che sono antichi e moderni insieme: dalla viticoltura alla vinificazione d’avanguardia fino alla maturazione in legno, l’affascinante spumantizzazione con metodo classico e infine l’affinamento in bottiglia nella grotta delle riserve; i due musei propongono una vera e propria immersione nella cultura antica del vino e dell’olio. Cose da intellettuali? Non solo! La Fondazione Lungarotti, fondata e diretta da mia madre Maria Grazia Marchetti Lungarotti, gestisce il Museo del Vino e il Museo dell’Olivo e dell’Olio in modo eclettico, così i reperti curiosi, divertenti e persino amorosi, gareggiano per numero e interesse con quelli più “seri”.

Che tipo di iniziative promuove il museo?
Il Museo del Vino, gestito dalla Fondazione Lungarotti, promuove ogni anno un ricco calendario di mostre, convegni, attività  didattiche, eventi culturali che hanno come scopo lo studio, la conoscenza e la valorizzazione delle colture della vite e dell’olivo.
Ogni anno, ad esempio, il Museo dell’Olivo e dell’Olio dedica una mostra al tema antico dell’olio come fonte di luce, interpretato da artisti sempre diversi. Abbiamo appena concluso una mostra che ha riscosso notevole successo: Alchimie di luce, lucerne ad olio interpretate dall’arte dirompente di Lorenzo Burchiellaro. Un interessante percorso che, giocando sui contrasti luce-buio, pieno-vuoto, e sull’incontro di materiali diversi (il legno combusto, il rame, il ferro) trasforma le lucerne ad olio in magici contenitori di luce che irradiano e danno corporeità  a ciò che sta attorno. L’anno passato il tema carico di suggestioni antiche della lucerna fu interpretato da Bruno Maggio che con Lucignando. Scambio di confidenze tra le mani e l’argilla ha realizzato un percorso nella coloratissima e originale arte ceramica. Ma sono tante le iniziative degli ultimi anni, dalla grande mostra sulla tavola al tempo di Perugino all’ultima, in occasione della passata edizione di Eurochocolate, sulla storia del cioccolato.

Quali chiavi di lettura vuole fornire Lungarotti al visitatore attraverso la realizzazione del museo?
La Fondazione Lungarotti offre al visitatore del museo un viaggio di conoscenza nella cultura del vino, un’ ubriacatura di cultura. I due musei della Fondazione, sono tutto tranne che un museo-contenitore di botti e bottiglie: sono una sorta di macchina del tempo dove ripercorrere 5000 anni di storia umana rappresentata in ogni suo aspetto. Oggetti e collezioni spaziano in ogni direzione: reperti sempre colti e raffinati ma adatti a tutti i gusti, dai più “impegnati” ai più “frivoli”.
Nel Museo del Vino, il nettare di Bacco è proposto in 20 sale nel suo stretto legame con l’uomo, nell’uso quotidiano e nell’immaginario, nelle tecniche di produzione e nelle arti applicate, dall’antichità ad oggi.
Vi si trovano reperti archeologici provenienti dall’intero Mediterraneo, simboli religiosi, esemplari di letteratura antica: da Catone a Columella, dai proverbi ai trattati di agricoltura italiani e francesi, fino ai primi libri di cucina e a quelli con antichi segreti di bellezza e “cure” per i mali dell’anima. E ancora: opere d’arte, come l’elegante coppa di vetro soffiato dalle sembianze femminili disegnata da Jean Cocteau, una vasta collezione di ceramiche da vino di età medievale fino alle ceramiche di Gio’ Ponti, Fornasetti e altri maestri del ‘900, oltre 600 incisioni che vanno da Mantegna a Picasso.
Da segnalare anche oggetti curiosi e divertenti. Fra i piccoli tesori, la più completa collezione di ferri da cialde, gli antesignani dei moderni biglietti da visita, cioè gli attrezzi con cui le famiglie nobili, dal Quattrocento in poi, “firmavano” i dolci che venivano offerti agli ospiti col Vin Santo. Sul fronte del gioco, ecco i bevi se puoi, irridenti e raffinate brocche scherzo che mettono alla prova i bevitori chiedendo loro di individuare il meccanismo che consente di accedere al vino.
Nel Museo del’Olivo e dell’Olio i pezzi tecnici e meccanici si alternano a gioielli archeologici ed artistici, la cultura classica si affianca a quella più moderna, attuale, alternativa. Il percorso museale inizia con la storia dei sistemi di coltivazione e lavorazione dell’olivo e, nel corso di dieci sale, racconta molte cose e stupisce con manufatti rari e a volte imprevisti.

Qual è stata la percezione del museo sul territorio?
La nostra esperienza è interessante proprio perché ha in un certo senso ridisegnato il territorio, creando un vero e proprio sistema turistico integrato che ha come fulcro centrale la produzione vitivinicola e pone attenzione al paesaggio, alle tecniche di coltura e di vinificazione d’avanguardia, sempre rispettose della tradizione. Si esprime poi con le attività culturali della Fondazione e la proposta turistica delle strutture alberghiere e agrituristiche.
La presenza e l’attività dei Musei hanno molto influenzato la politica culturale degli enti locali che hanno recepito il legame possibile tra vino/olio e cultura e ne hanno fatto una bandiera per lo sviluppo turistico e culturale del territorio.

www.lungarotti.it
www.vino.lungarotti.biz
www.olio.lungarotti.biz

Cultura d’impresa è un progetto realizzato in collaborazione con Museimpresa (www.museimpresa.com)