Da varie porzioni del mondo politico giunge un appello: bisogna reagire. Bisogna capire solo in che direzione volgersi.
Una soluzione possibile è proprio la soft economy: “un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione, sull’identità , la storia, la creatività , la qualità ; un’economia in grado di coniugare coesione sociale e competitività e di trarre forza dalle comunità e dai territori”. Anche i consumatori infatti, i “nuovi turisti” appaiono attratti da esperienze di qualità . Oltre alle tre T teorizzate da Florida poi (tecnologia, talento e tolleranza), l’Italia sembra poter contare anche su un quarto elemento: il territorio. Un ambiente che accoglie e trasmette tradizioni e valori; lo Stivale è chiamato dunque a cogliere le nuove opportunità offerte dalla tradizione per trasformarle in fattori di sviluppo. Vengono allora alla luce nuovi indicatori come il Piq: Prodotto interno qualità , che misura anche il volume d’investimenti sull’eccellenza del brand Italia.
L’importanza del territorio è sottolineata anche dal sistema che tutela l’innumerevole quantità di beni culturali presenti sul nostro Paese e determinanti per i flussi turistici nostrani. A maggior ragione se consideriamo anche la variabile che fa del sistema Italia un circolo economico virtuoso: ovvero la rete di consumatori le cui scelte sono legate a valori etico-ambientali. Dalla Borsa giungono già segnali positivi per i paesi che investono in questa direzione.
In definitiva la soft economy si basa su un sistema complesso di variabili; è una scommessa per il futuro che l’Italia può vincere solo se intraprende la corsa verso l’eccellenza e la estende: “dalla qualità del prodotto alla qualità della vita”.
Soft Economy: venticinque storie per raccontare l’importanza di questa scelta, rigore metodologico e profondità d’analisi a sottolineare la tenace ricerca di una soluzione possibile.

Soft Economy
Antonio Cianciullo, Ermete Realacci
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli 2005
ISBN 8817008370