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Dal gennaio di quest’anno i cartelloni dei teatri italiani hanno a disposizione un contributo di soli 300 milioni di euro, contro i 464 milioni stanziati per il 2005. Alla notizia del taglio del Fus, il mondo della cultura è andato in subbuglio. Scioperi e manifestazioni hanno coinvolto quasi tutti i teatri d’Italia. Lo scorso 14 ottobre la contestazione. Piccole e grandi organizzazioni si sono unite per manifestare con lo slogan di “Chiudiamo un giorno per non chiudere per sempre”. Dal Teatro Regio di Torino al Teatro delle Muse di Ancona fino al San Carlo di Napoli, artisti e operatori hanno cercato di far sentire la propria voce.
Secondo Luigi Corbani, direttore generale dell’Orchestra sinfonica Verdi, almeno 40 piccole associazioni concertistiche sono state costrette a sciogliere la loro attività a causa del taglio al Fus. “Parliamo di gruppi che hanno un budget di 40 mila euro l’anno. Se a questi si tolgono anche solo 10 mila euro, è chiaro che non possono continuare a lavorare”.
Ma che cos’è il Fus e com’è ripartito? Stanziato per la prima volta nel 1985, è un contributo che lo Stato elargisce a tutte quelle organizzazioni che si occupano di musica, danza, lirica e teatro di prosa. Lo scopo del fondo è consentire una diffusione più capillare della cultura in Italia. Non è però tutto oro quello che luccica. Negli ultimi anni numerose associazioni hanno contestato il metodo con cui è ripartito. Se il 47% va agli Enti Lirici, il 19% al cinema e il 16% al teatro di prosa, solo il 13% è attribuito alla musica, quota che, fino al ’97, comprendeva anche la danza. Già a colpo d’occhio si comprende la disparità del trattamento. Nella percentuale elargita alla musica, ci sono: i gruppi musicali, le orchestre sinfoniche e le associazioni concertistiche. Un insieme vasto ed eterogeneo di realtà culturali cui spetta la fetta più piccola della torta. Poi ci sono gli enti lirici. Oltre a incamerare quasi la metà del contributo, le fondazioni liriche ricevono molti soldi anche dal comune che li ospita. Infatti, sulla poltrona a capo del consiglio di amministrazione, per statuto siede il sindaco della città .
Quando si parla di tagli al Fus allora, si pensa al Teatro alla Scala, al Regio di Parma, al Maggio fiorentino. Ma sono le piccole organizzazioni ad avere i problemi più grandi. “Pochi soldi dallo Stato e niente dagli Enti pubblici ”“ spiega Fabio Tiberi dell’Orchestra filarmonica marchigiana ”“ a differenza degli enti lirici, per noi è difficile persino trovare degli sponsor. Le piccole aziende non hanno il denaro sufficiente per finanziarci. Quelle grandi non sono interessate ai nostri cartelloni perché lavoriamo su piccole piazze che non offrono grande visibilità ”.