Addentrarsi nel mondo affascinante del Circo senza animali, permette già  di poter osservare un’organizzazione che nel quotidiano affronta quelle istanze che sono centrali nella società  attuale.
Per iniziare gli oltre 300 artisti e le persone dello staff provengono da ogni angolo del mondo, dunque il multiculturalismo è di casa. Ed anche le problematiche ad esso legate: diverse concezioni e mentalità , ma anche riti e pratiche di lavoro che in Canada sono usuali, in altri paesi del mondo sono passibili di diversa regolamentazione o meritano attenzione particolare. Per questo sono arruolati all’interno della squadra specialisti di diritto del lavoro internazionale.
Ed ancora l’utilizzo costante dell’IT per dare un’ordine alla selva di software utilizzati per l’organizzazione interna. Un sistema scientifico che si basa su applicativi di gestione ideati appositamente per le attività   del Cirque: per il casting, il trucco, i costumi, e Medi-Cirque per tracciare le condizioni di salute degli artisti. Un sistema informativo che, data l’unicità  e complessità  del business, è stato sviluppato completamente all’interno e che nel giro di soli sei anni, dal 2000 ad oggi, è arrivato ad impiegare dalle due iniziali circa duecento persone.

Un bel laboratorio anche per le pratiche di rapporto con gli artisti per i quali le comuni politiche di gestione del personale sono adattate tenendo presente la personalità , la passionalità  e l’intenso impegno che li rende oggetti di attenzione molto speciale. Per questo motivo le attività  di talent scouting sono diventate sempre più approfondite e nessun continente è escluso dalla ricerca di talenti, non ultimi gli atleti olimpici che chiusa la carriera sportiva mettono a disposizione le loro formidabili capacità  atletiche a servizio dello spettacolo circense. Dimenticate le lotte tra il management e gli artisti della fine degli anni ottanta, le sfide principali consistono adesso nell’assicurare un futuro a chi non si arrende all’idea di essere costretto a chiudere ad un certo punto la propria carriera.

Il Cirque du Soleil è impegnato nel sociale: l’1% dei proventi della biglietteria è destinato alle associazioni di giovani in difficoltà  e a finanziare progetti di recupero per ragazzi di strada. Un modo per non dimenticare le origini del Cirque che nasce come spettacolo di strada e che ha deciso di localizzare il Quartier generale internazionale a Montreal, nel distretto di St-Michel, vicino a un ex impianto per lo smaltimento dei rifiuti, partecipando ad un progetto locale di riqualificazione del territorio urbano. Il Cirque è coinvolto infatti con la municipalità  nel piano di azione chiamato “cantiere di quartiere contro la povertà  e l’esclusione sociale”.

Un’organizzazione che è diventata un brand da copiare e al quale fare concorrenza, fino a dieci anni fa l’unico esempio del genere, oggi replicato con tutta una serie di organizzazioni dai nomi che riecheggiano quello originario, spesso di tipo francese.

Chi ne ha analizzato dall’interno modalità  di funzionamento e organizzazione azzarda il paragone con la tribù. Non un’organizzazione rigida, militaresca ma un gruppo con propri rituali, propria lingua e modo di agire. All’interno artisti, amministratori, architetti, scenografi, informatici e storici in un mix multidisciplinare in grado di funzionare autoregolamentandosi. 

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