Il museo – interessante e particolare nel suo genere ”“ è ospitato a Civitella Cesi (Blera). Non si tratta della solita area espositiva con reperti di epoche differenti. Abbiamo a che fare con un vero laboratorio di sperimentazione delle tecniche di scavo archeologico e delle attività  quotidiane del periodo villanoviano. Oggi che la vacanza tradizionale sta perdendo quota nell’immaginario collettivo a favore delle esperienze plurisensoriali, si torna a parlare anche dell’archeologia sperimentale. Un’equipe di esperti dal 1988 accoglie i turisti e affianca il fondatore di Antiquitates, Angelo Bartoli. Necesse est ”“ come avrebbero detto i veri villanoviani ”“ un’introduzione teorica sulle discipline trattate nei laboratori. Ma il passo successivo è l’azione vera e propria.
A seconda delle proprie attitudini, dei gusti o semplicemente guidati dalla curiosità , c’è chi si dedica alla tessitura con il telaio arcaico, chi preferisce seguire la lavorazione del pane, dalla macinazione dei cereali con la macina in pietra, alla cottura nel forno a legna. Altri ancora possono cimentarsi nella fabbricazione di mattoni e oggetti, nella levigatura di metalli con la pietra pomice, ma anche nella preparazione di cibi etrusco-romani. O meglio secondo le ricette dell’epoca.
Raccontata in questi termini ”“ Antiquitates ”“ appare la solita proposta “in provetta”. In realtà  l’area mette a disposizione un vero villaggio, dove sperimentare forme di vita quotidiana dell’epoca Villanoviano-Etrusca (IX e VIII sec. d.C.). Capanne fedelmente ricostruite secondo l’originale dell’epoca e circondate da un recinto-palizzata che ne simboleggia la difesa, sono attrezzate appositamente per alloggiare ed abitarci. Il centro è stato così da tempo inserito nei progetti del Parco Storico Archeologico Ambientale d’Europa della provincia di Viterbo, trovandosi tra l’altro in un territorio classificato dalla Comunità  Europea con la sigla S.I.C. (Siti d’Interesse Comunitario) per l’alto valore archeologico e ambientale.

Nonostante l’ironico gioco di parole, l’Archeologia sperimentale ha radici antiche: i primi esperimenti iniziano verso la metà  del 1800 in Scandinavia. A partire dal 1860 l’attività  di sperimentazione comincia poi ad indirizzarsi verso la riproduzione e l’analisi di forme di vita passate. Insomma un’esperienza culturale che si affida alle più sofisticate massime pedagogiche dell’imparare facendo, o del divulgare coinvolgendo, come si legge in un sito interamente dedicato all’argomento. Ovviamente la Tuscia non è che una delle offerte nostrane. Altri esempi di si trovano nel nord Italia: Modena, Rovigo per citarne due. Mentre l’interesse per l’argomento galoppa anche a suon di progetti europei. Basti pensare all’associazione di matrice svedese EXARC, European Exchange on Archaeological research and Communication.
Concludiamo con una definizione di John Coles presente in Archaelogy experiment: “E’ il tentativo di riprodurre, attraverso esperimentie in condizioni materiali organizzative il più possibile simili a quelle antiche, oggettie cose, nonché le circostanze successive, nelle quali quegli oggetti e cose hanno subito degrado e distruzione.”

Per approfondire:
http://www.archeologiasperimentale.it/
http://www.tusciatour.it/news_part.asp?id=84
http://www.antiquitates.it/
http://www.paleoworking.org/