Le comunità  on line infatti, possono diventare strumenti comunicativi ed educativi, che vanno a rafforzare l’esperienza museale, e a prolungare nel tempo i rapporti tra l’istituzione e i propri visitatori: blog, podcast, strumenti open-source di gestione dei contenuti spingono verso una maggiore interazione e collaborazione, sia durante la visita al museo, che online.

I valori culturali trasmessi dai musei, il coinvolgimento emotivo e le visite ripetute sono infatti ricettacoli delle “tecnologie sociali”. Invece di creare il proprio doppio elettronico (come il Museo Virtuale del Louvre, o della Galleria degli Uffizi), il museo ha l’opportunità  di arricchire ed estendere l’esperienza del proprio pubblico attraverso l’uso delle tecnologie di Internet, che consentono di creare percorsi espositivi virtuali collaborativi (myVirtualGallery, della Art Gallery of New South Wales, Australia), o comunità  online dove sviluppare i contenuti museali (BuzzBlog del Museo della Scienza del Minnesota).

Le nuove tecnologie permettono quindi di re-inventare il rapporto tra istituzioni museali e fruizione del patrimonio culturale, attraverso sistemi di comunicazione che coniugano qualità  dell’informazione e coinvolgimento emotivo e cognitivo. La lenta diffusione di sistemi di realtà  virtuale per i musei è dovuta tuttavia a un certo scetticismo da parte del mondo accademico rispetto alle potenzialità  comunicative e investigative della terza dimensione, come se essa “costituisse una sorta di capriccio estetico, un’informazione tutto sommato superflua ed opzionale per un uso scientifico, una volgarizzazione dell’informazione, e non un processo di conoscenza aumentata” [Forte M.].

La diffusione di comunità  virtuali in spazi 3D, inoltre, è limitata sia dalle difficoltà  tecniche per la creazione e la diffusione dell’applicazione informatica, ovvero per l’incapacità  di supportare efficacemente l’interattività  per un largo numero di partecipanti, sia dalla mancanza di fini chiari e condivisi, di comprensione del reale valore aggiunto, che supportino la sopravvivenza di tali comunità . Cosa fare all’interno di questi mondi? Come trasmettere un contenuto culturale? Come motivare l’utente a tornare? sono solo alcuni degli aspetti da considerare nella progettazione di una comunità  virtuale, ma questi sono anche gli aspetti chiave dei videogiochi.
E’ quindi pensabile che i videogiochi possano essere di ispirazione per lo sviluppo di comunità  virtuali per le istituzioni museali, nel rispetto di fini didattici e di trasmissione culturale. In particolare, i videogiochi appartenenti a una categoria molto in voga una decina di anni fa e oggi quasi dimenticata, quella delle adventures testuali, o i cosiddetti MUD (Multi User Dungeons), contenevano un’intuizione poi diventata componente essenziale di molti giochi dell’ultima generazione, ovvero l’esplorazione condivisa e simultanea di ambienti.

Coinvolgimento, interattività , narratività , piacere e sperimentazione

Da un rapporto AESVI (Associazione Editori Software Videoludico Italiana), emerge infatti che il 43% della popolazione italiana (24 milioni di persone), soprattutto giovani, giocano abitualmente. E il trend di crescita dei videogiochi è orientato proprio all’online gaming, che oltre ad esplorare la dimensione socializzante del gioco, ne esalta anche il livello di coinvolgimento, generato dall’imprevedibilità delle azioni compiute dagli altri utenti.
Fra i progetti sulla valutazione dell’impatto dell’apprendimento del patrimonio culturale attraverso sistemi di realtà virtuale 3D, condivisa in Internet, si prenda ad esempio Learning@Europe, sviluppato dal Politecnico di Milano. Questo progetto di ricerca ha dimostrato come gli strumenti informatici possano essere efficaci strumenti di supporto alle attività didattiche scolastiche, proponendosi in ogni caso a integrazione delle stesse, e non in loro sostituzione: contenuti innovativi, esperienze ludiche, e competizione sono tra i fattori che hanno supportato la motivazione alla partecipazione attiva nelle comunità virtuali realizzate ad hoc.

Si intuisce così l’importanza di sviluppare una consapevolezza culturale che porti a una revisione della dimensione della fruizione dei beni culturali. Il museo virtuale on-line non ha alcuna pretesa di porsi come alternativa al museo reale, del quale non può in alcun modo sostituire le funzioni. Piuttosto, esso va immaginato come uno strumento che affianca le tradizionali istituzioni museali nell’attuazione delle loro funzioni didattiche ed espositive, oltre che come mezzo di promozione del museo stesso. Questo significa cercare di comprendere motivazioni e aspettative dei fruitori, dinamiche sociali e antropologiche, processi percettivi, semiotici, linguistici e simbolici, con il fine ultimo di “tutelare” la fruizione stessa, per la diffusione di contenuti culturali e la generazione di nuovi significati sociali.

Per approfondire:
MyVirtualGallery – www.artgallery.nsw.gov.au/ed/myvirtualgallery
BuzzBlog – http://buzz.smm.org/buzz/about
Learning@Europe – www.learningateurope.net