Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Cos’è Impossible Sites?
Non è facile spiegarlo. Questo perché non è facile approcciare certe tematiche, come quella della diversa abilità , senza essere fraintesi, senza che si cada in considerazioni banali o pietismi inutili. Il progetto non solo può sembrare un ennesimo vuoto tentativo di sensibilizzazione alle problematiche abusate dell’handicap, ma anche, avendo la pretesa di iniziare il proprio cammino in Africa, rischia di essere catalogato come operazione astuta di artiste abili a sfruttare tematiche capaci di intenerire anche i peggiori indifferenti. Disabilità e Africa. Un disastro.
Il progetto parte dal Senegal, come mai questa scelta?
Il motivo per cui si sceglie di iniziare in Senegal questo nostro viaggio consiste nell’opportunità che la cultura e la tradizione africana ci forniscono per avvicinare il problema della disabilità motoria, nello specifico, in maniera assolutamente imprevedibile. Questa volta il continente nero, il terzo mondo, suggerisce una nuova strada praticabile nel pensiero e aiuta me e Tiziana Manfredi, menti della follia artistica, a proporre nuove visioni. Questo infatti l’obiettivo del progetto Impossible sites: offrire una diversa chiave di lettura, raccontare realtà diverse attorno al tema della disabilità , fornendo occasioni per riflessioni nuove e sollecitazioni delle coscienze. Un grande obiettivo, in fondo. Uno degli scopi della Public Art. O sbaglio?
Con quale spirito affrontate questa avventura?
Non intendiamo fornire soluzioni, né indicare nuove metodologie di intervento. Semplicemente, cerchiamo di creare piccoli spostamenti di senso, affinché l’attenzione scavalchi il problema sempre proposto delle barriere architettoniche per scoprire la dignità , la forza e la gioia che risiedono nel cuore di chi giornalmente si trovi ad affrontare e superare i propri limiti, di qualsiasi genere essi siano.
Qual è la situazione dei portatori di handicap in Africa?
In Senegal, e in Africa Occidentale in genere, il portatore di handicap vive un ruolo molto particolare. Ogni giorno si trova a dovere affrontare le difficoltà conseguenti allo spostarsi in un territorio che non aiuterebbe nemmeno le più avanguardistiche sedie a rotelle, ma questo non è il problema più grosso. Ovviamente. Il problema maggiore consiste nell’arrivare a fine serata con qualche soldo in tasca; e proprio questo problema lo rende uguale a chiunque altro. Non esistono forme pietistiche di sostegno al disabile; l’orgoglio africano e la fierezza di questo popolo suggeriscono un escamotage interessante per dare aiuto ai disabili, anche se non proprio a tutti. Come in tante altre occasioni, è la religione a dare la soluzione, quella religione animista che, in questa parte di Africa tollerante e meravigliosa, sommessamente accompagna nel cammino di ogni giorno.
Secondo la tradizione, infatti, il diverso è tale in quanto toccato da uno spirito superiore; insomma, l’handicap è il segno della presenza del divino. Questo tutela il disabile, lo mette nella condizione di essere rispettato e aiutato anche, ma continuando a mantenere un’incredibile dignità rispetto a chi fornisce a lui aiuto. Non tutti gli handicap, in realtà , vengono apprezzati; alcuni difetti fisici vengono associati al maligno e questo rappresenta una vera maledizione, una condanna. Ma anche contro questo ci si può sempre attrezzare e inventare qualcosa. Con forza e dignità .
La forza del progetto sta nella collaborazione…
Si, la vera forza di questo progetto e ciò che ci spinge a credere che un senso ci sia: la collaboratività e la magia degli incontri. Tutto Impossible sites, infatti, vive e cresce grazie ad artisti, antropologi e scrittori che si dedicano a questa cosa, ci impegnano denaro e investono il proprio tempo. Questo è un aspetto molto importante, anche perché al momento tutto è autofinanziato; tutti coloro che lavoreranno con noi lo faranno semplicemente per portare avanti un discorso da noi proposto, in cui anch’essi sentono di credere. Operatori video, tecnici, musicisti: una rete di artisti e studiosi si è creata e sta crescendo solo per condividere questa esperienza con onestà.
A Dakar, una casa ospiterà me, Tiziana Manfredi e coloro che ci raggiungeranno dall’Europa, alla faccia delle vaccinazioni e della paura di volare. Tutto verrà messo materialmente in atto grazie allo scambio e all’incontro con ragazzi africani che lavorano in teatro, che fanno musica o che danzano, artisti abili o con abilità diverse, mentre altri amici dall’Italia continueranno a gestire nuovi contatti. Vogliamo lanciare un messaggio che, in primo luogo, miri alla semplice focalizzazione dell’attenzione su una problematica per cui ancora molto deve essere detto. Ci proponiamo di tenere conto con rigore e sensibilità della vulnerabilità dell’handicap, soprattutto in un contesto difficile come quello della metropoli africana, facendo riferimento a tematiche proprie delle discipline antropologiche, declinate sia sul versante dell’arte sia sul versante delle dinamicità tra culture, nel rapporto tra tradizione e modernità (citando ciò che l’etnologa Gilda Della Ragione dice di Impossible sites). Crediamo profondamente nella forza dell’arte, caricata di una responsabilità sociale da cui sentiamo di non potere prescindere.
Che tipo di azioni svolgerete sul luogo?
Le azioni si dividono in un Prima, un Durante e un Dopo. Dopo un’iniziale ricognizione sul campo, si procede alla marchiatura dei Luoghi Impossibili: un semplice segno viene posto ad identificare gli spazi interdetti o difficilmente agibili. Prendendo a prestito strumenti della moderna StreetArt e dell’arcaico linguaggio dei simboli, il Logo si propone all’attenzione degli abitanti e crea un movimento di interesse per quella che sarà la successiva fase di intervento; un piccolo spostamento di senso si impone negli sguardi abituati dei cittadini.
Questa prima operazione urbana rappresenta l’avvio dell’azione artistica e l’innesto nel territorio; contiene in sé un connaturato tempo d’incubazione, che utilizza le naturali potenzialità di risonanza del gesto di denuncia. Segue una performance che prende corpo in alcuni Luoghi Impossibili e va a coinvolgere abitanti e artisti della città; al centro un’installazione, uno ‘spazio’ per il segno, diventa il cuore dell’interazione tra arti e culture. Musiche e danze africane e strumenti propri delle contemporanee Arti Visive si fondono e danno origine ad un Rito che consacra ufficialmente il sito urbano da generico ad Impossibile. Attraverso il suono delle percussioni si segnala la presenza dell’avvenimento; richiamando la popolazione a raccogliersi attorno all’oggetto installato, si invita alla partecipazione. Gli abitanti vengono coinvolti e contribuiscono allo sviluppo dell’azione collettiva; artisti e cittadini, abili o disabili, curiosi o infastiditi, diventano protagonisti. Dopo la denuncia, dopo la sottolineatura della condizione, si passa, attraverso la partecipazione e la condivisione di un incontro, alla creazione di un’integrazione artistica e sociale.
La fase finale contiene i prodotti dei precedenti interventi metropolitani: un sito web e un video. Il primo, dedicato e progettato per Luoghi Impossibili, tutti; il secondo, pensato e montato come strumento per la diffusione degli interventi artistici attuati ed attuabili.