La Carta può costituire un utile strumento di check-up interno al museo, uno stimolo per eventuali ridefinizioni migliorative sia delle strategie di gestione che dell’assetto organizzativo.
Essa descrive le professionalità alla luce delle complesse funzioni del museo contemporaneo: non a caso, tra i profili individuati ci sono anche quelli meno tradizionali, come il webmaster, il conservatore territoriale, il responsabile delle relazioni pubbliche, il fundraiser. Il riconoscimento di determinati profili può focalizzare l’attenzione del gestore verso obiettivi la cui priorità , nonostante la vivacità del dibattito sul management culturale, è tuttora spesso non riconosciuta (ad esempio, verso obiettivi educativi, obiettivi comunicativi e fruizionali anche basati sul media web, obiettivi di maggiore sostenibilità economico-finanziaria).
La Carta è anche strumento potenzialmente utile per contribuire all’innovazione gestionale. Inoltre, la Carta si rivolge ai Musei indifferentemente dalla loro dimensione; nei confronti dei piccoli musei che costituiscono la stragrande maggioranza dei musei italiani, la sua utilità può consistere anche nello stimolare la creazione di reti e sistemi locali che prevedano la condivisione del personale e delle competenze.
La Carta può contribuire alla risoluzione dei problemi presenti attualmente nella filiera formazione–occupazione-riconoscimento delle professioni museali. Infatti, rappresenta una potenziale piattaforma di discussione tra le Associazioni museali e gli attori del settore, e va considerata come un punto di partenza per l’avvio di un percorso di confronto finalizzato all’armonizzazione della filiera. La formalizzazione di una serie di profili professionali è infatti solo un primo passo, che può trovare uno sbocco nella presa in carico da parte di ICOM e delle Associazioni Museali di un lavoro di coordinamento, comunicazione e concertazione/negoziazione con tutti gli attori del settore. Questo passo successivo valorizzerebbe il lavoro finora svolto e darebbe un senso concreto alle raccomandazioni approvate nel 2005 insieme con il testo della Carta. Consideriamo il tema della formazione. Secondo una recente indagine ECCOM, nell’ottobre 2006 in Italia erano ben 78 le proposte formative universitarie relative al management culturale. Quest’offerta, ampia ma disomogenea, spesso non è costruita sulle reali esigenze del mercato del lavoro: nel nostro Paese esiste infatti un disallineamento tra offerta formativa e domanda del mercato e addirittura, per il settore museale, come afferma Alberto Garlandini, dirigente per l’Italia dell’ICOM e Coordinatore del Gruppo di lavoro sulla Carta, “non esistono percorsi formativi dedicati, ma (…) varie iniziative formative caratterizzate dalla mancanza di un percorso organico e consolidato”. Anche rispetto ai temi della selezione, dell’organizzazione e della gestione del personale la sfida sarà trasformare la Carta in una base da utilizzare per l’avvio di un percorso di definizione di principi e norme che garantiscano omogenei criteri di selezione e organizzazione e le corrispondenze fra i profili individuati e l’inquadramento contrattuale dei professionisti e degli operatori.
Un prossimo passo potrà essere in questo caso un’integrazione tra i profili della Carta ed i contratti ad oggi esistenti (come il già citato CCNL di Federculture), dopo il percorso di confronto tra le Associazioni museali e gli altri attori (in particolare le organizzazioni dei lavoratori, delle imprese e delle amministrazioni responsabili). La Carta intende essere, nelle intenzioni dei promotori, anche il punto di partenza per l’avvio di una collaborazione con altri professionisti (in particolare, di biblioteche e archivi), volta ad ottenere il riconoscimento complessivo delle professioni degli istituti della cultura (così come identificati dall’art. 101 del nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio), per giungere così ad una Carta nazionale delle professioni del patrimonio culturale. Per chiudere, la Carta rappresenta dunque uno strumento dalle forti potenzialità, ancora però da concretizzare. Il nodo cruciale consista nella capacità, da parte dei promotori dell’iniziativa, di saper avviare e costruire, partendo dalla Carta, percorsi mirati di confronto con gli stakeholders coinvolti nei vari fronti della filiera (Musei, operatori museali, governi nazionali e regionali, Università e tutti gli altri soggetti), possibilmente aprendo altri canali di partecipazione collaborativa anche ai singoli operatori del settore.
Il percorso previsto di evoluzione della Carta e le modalità previste ad oggi di attuazione delle sue potenzialità saranno alcuni dei temi affrontati direttamente con Alberto Garlandini, in un’intervista che verrà pubblicata prossimamente sulle pagine di Tafter.

Approfondimenti:
Il testo della Carta Nazionale delle Professioni Museali
Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio
Forum
su Exibart.com: Nuovi Ruoli, Funzioni, Professioni Del Sistema Museale
Altri riferimenti sul tema delle professioni (Icom)