Potrà  sembrare strano, ma capita anche che l’Amministrazione pubblica si muova per innovare, e si faccia capofila di interventi e sperimentazioni volte a modernizzare il paese, più di quanto possano – o sappiano – fare i privati. Per due anni, un team di esperti della società  Studiaresviluppo srl del Dipartimento delle Politiche di Sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico ha lavorato stabilmente in una zona interna del Molise, a sostegno di un progetto di sviluppo locale.
Il progetto si è posto l’intento di individuare nuovi strumenti di intervento, bussando alle porte dei cittadini, promovendo incontri e seminari, e aprendo le finestre di un’area chiusa in se stessa a esperienze esterne, nel tentativo di trasformare i progetti individuali di tanti cittadini in un progetto collettivo e condiviso di futuro. Un vero progetto, sul quale costruire le basi materiali per la vita negli anni a venire. Per far questo, si è dovuto rimettere in gioco i confini del territorio, mettere in discussione la sua identità , tentare di creare aggregazione intorno a idee nuove, indicare modalità  di cooperazione fra cittadini e fra cittadini e istituzioni fondate non sul sentire astratto, ma sulle attività  concrete di tutti i giorni. Un esperimento che si è avvalso di strumenti non tradizionali, e che ha prodotto un video-documentario che si propone come prima traccia di un nuovo racconto del territorio, e di un territorio nuovo.
Uno degli elementi che più ha colpito i ricercatori del team dell’azione pilota è stata l’incapacità  dei soggetti locali di raccontarsi e di raccontare la storia del territorio, con difficoltà  crescenti all’avvicinarsi ai nostri giorni: persino di eventi drammatici come la guerra, della quale in alcune zone d’Italia si può parlare con i vecchi per ore, sembra si sia persa la memoria. Per non parlare dei saperi materiali: perchè la raccolta delle olive si fa in maniera diversa dal resto dell’Appenino? O ancora, perché sono fallite le cooperative del farro, di cui l’area era tanto ricca? Cos’è la cosa che caratterizza più il territorio? Quali sono le cose più belle o più brutte? La capacità  di raccontare perché i propri prodotti sono unici, perché quella mela non è una mela qualsiasi, perché a quella chiesa vale la pena di andare, e, di comunicare agli altri l’amore per la propria terra è diventato un fattore determinante per lo sviluppo dell’attrattività  di territori lontani dai flussi turistici. Per questi luoghi, la capacità  di raccontare è divenuta strumento di sviluppo economico. E sostenere la capacità  di un territorio di raccontarsi, e di raccontare ad altri, può diventare una azione di sostegno allo sviluppo socio culturale, ma anche economico, di un territorio.
L’ipotesi di utilizzare il video come strumento di sviluppo locale nasceva dalla convinzione che un territorio, così come un individuo, che avesse difficoltà  a raccontare la propria storia, ossia a connettere in sequenza causale gli eventi della propria vita, avesse anche difficoltà  a immaginarsi, e quindi a progettare. Da quella intuizione è nato “Tracce di nuovi sentieri. Pratiche di sviluppo locale in Molise”, un video che pone al centro della narrazione un contesto territoriale che si trova a vivere una fase di grave involuzione (determinata dalla desertificazione delle aree interne) e un progetto di sviluppo turistico che dovrebbe aprire nuove opportunità  per i soggetti locali.
Un racconto collettivo del territorio, dei suoi confini, delle speranze e aspirazioni dei cittadini, delle difficoltà  che spesso essi hanno nell’incontrare la politica e, infine, sull’importanza di stare insieme.
Pensato per la comunità locale, per promuovere nuove percezioni organizzate del territorio su cui discutere (lì infatti è stato presentato per la prima volta nel mese di aprile 2006), si è poi rivelato anche come mezzo apprezzato per la didattica universitaria.