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Da giorni, ormai, mi interrogo all’europea su quanto accaduto a Dakar. Cerco di razionalizzare le percezioni avute e sistematizzare le informazioni.
Qui, dove in primavera la pioggia ricorda che ci si può ammalare di malinconia, mi fermo e tento di essere critica rispetto al lavoro svolto; la lontananza permette di avere uno sguardo più obiettivo, non condizionato dalla partecipazione e dagli entusiasmi, che ci hanno regalato gli amici con cui abbiamo agito in Senegal.
Il nostro tentativo di creare una collaboratività trasversale che portasse alla trasformazione dei Luoghi Impossibili ha funzionato, ma avrebbe potuto dare molto di più. Desidero raggiungere risultati ancora maggiori. Ciò che mi spinge a dire questo non è un’egoistica volontà o un’inutile ambizione. E non è a mal d’Africa, che si fa pur sempre pesantemente sentire…
La mia urgenza cela piuttosto una sincera volontà di spingere gli strumenti artistici e intellettualistici a nuove e continue verifiche in campo sociale e umano. Ritengo necessario continuare a lavorare con coscienza e onestà , utilizzando l’arte come strumento, a volte come pretesto. Ora, con una riflessione che può essere fredda solo qui, dove le temperature (non sempre meteorologiche) riescono a gelare il sangue, dico che sarebbe stato splendido se fossimo riusciti a penetrare più in verticale, a raggiungere più persone, a sollecitare qualche coscienza in più. Posso ormai dire di conoscere le potenzialità di un progetto che, autofinanziato e non armato di mezzi mediatici potenti, è riuscito a entrare nel cuore di alcuni e spingere altri a riflettere su problematiche complesse.
Porto con me gli sguardi di molti. Ricordo la fierezza con cui alcuni disabili si sono fregiati dell’appartenenza al marchio IS, per fare sentire più forte la propria voce nel quartiere da sempre vissuto, per sentirsi ascoltare in maniera nuova. Ogni giorno rivivo l’emozione del sentirsi parte di un organismo, costituito da collaboratori e amici entusiasti.
Rifletto. Vedo e rilancio. Rilancio verso alcuni appuntamenti di presentazione del lavoro svolto, qui in Italia, mentre già si stanno delineando le collaborazioni per la realizzazione di un piccolo laboratorio di arte terapia a Ouakam, in novembre.
Con Tiziana e Marco Lena lavoro al video, che vede al montaggio Valeria Candio, nuova socia. Penso all’ampliamento del sito, che presto ospiterà resoconti in immagini. Siamo tutti all’opera, antropologi e curatori compresi, per far sì che il progetto venga meglio compreso, perchè la piccola ragnatela creatasi riesca ad intrappolare un numero maggiore di persone, che vedano nell’incontro la forza per il superamento di limiti reali e immaginari.