AAM: ovvero, American Association of Museums.
Come da chiaro nome, è l’Associazione Americana dei Musei (e potentissima lobby) che raggruppa oltre 15000 professionisti museali, 3000 istituzioni (però con qualche problema ad associare gli oltre 17000 musei americani), 300 membri corporate e diversi comitati tecnici con specializzazioni verticali.
L’AAM ha festeggiato i 100 anni l’anno scorso a Boston e ora sta cercando di instaurare svariate collaborazioni internazionali. L’AAM annualmente organizza la propria conferenza generale: 4 o 5 giorni di full immersion cui partecipano migliaia di professionisti del mondo dei musei.
Quest’anno la conferenza si è tenuta a Chicago dal 13 al 17 maggio e ha visto la partecipazione di quasi 7000 delegati, un vero record. In contemporanea si tiene anche MuseumExpo, occasione in cui alcune centinaia di espositori offrono qualunque tipo di servizio necessario ad un museo. Unici espositori italiani, ormai punto di riferimento per lo stato dell’arte, il Laboratorio Museografico Goppion (per intenderci, chi ha realizzato la nuova teca della Gioconda e quella dei Gioielli della Corona).
A proposito di italiani, anche la nostra presenza era da record… Almeno 8 partecipanti! Per me era l’ottavo “annual meeting” dopo Baltimora 2000, St.Luis 01, Dallas 02, Portland 03, New Orleans 04, Indianapolis 05, Boston 06. Frequentazione che mi ha portato a conoscere tutte le key person di AAM e di ICOM-US.
La partecipazione all’Annual Meeting è una fatica fisica e mentale. I centri congressi americani sono immensi e le salette per le conferenze sono a distanze spesso abissali. I lavori iniziano alle 07:30 con colazioni di lavoro e finiscono verso la mezzanotte, con gli eventi serali. Anche i pranzi diventano occasione di lavoro grazie a quelli organizzati da ogni comitato dell’AAM. Pranzi molto interessanti, che vedono la presenza di speaker di rilievo. A contorno di tutto, la splendida Chicago, un gioiello di architettura, reso ancora più brillante dal Millenium Park.
Per quanto riguarda le varie sessioni, queste si svolgono a blocchi di 15/20 in contemporanea, dalla durata di 75 minuti. Viene trattato tutto lo scibile museale, dal restauro ai sistemi di videosorveglianza, dagli studi sui visitatori al marketing, dalla membership al fundraising, dai trasporti alle nuove metodologie di esposizione, dal web al disaster planning. Per due volte le attività si fermano, dando spazio alle keynote session. Quest’anno gli speaker sono stati Salman Rushdie (che – tra le altre cose – ha chiesto simpaticamente scusa al Louvre per essere stato citato da Dan Brown nel Codice da Vinci) e il premio Pulizer Doris Kearns Goodwin. A dire il vero, i diversi argomenti non sono trattati in modo approfondito: si offre una panoramica sullo stato dell’arte, sulle migliori soluzioni attuabili e su quello che i colleghi di altri musei hanno messo in pratica. In fondo le session sono interessanti, ma lo è ancor di più il networking, per questo il continuo proliferare di prime colazioni, pranzi, ricevimenti ed eventi vari.
L’organizzazione stessa si preoccupa di promuovere il networking, ogni partecipante ha il suo grande badge, ben in vista, dove il nome è scritto a caratteri cubitali, seguito dal cognome, dal ruolo e dall’istituzione di appartenenza. Ci si incontra e si fa conoscenza sugli autobus dell‘AAM, nei pranzi, negli eventi serali. A tal scopo, per il secondo anno, si organizza il welcome party, di fatto uno dei più divertenti della serie, dove tutti abbandonano le vesti ufficiali per lanciarsi in sfrenati balli! Gli altri eventi serali invece sono più calmi, si svolgono nei musei della città ospite che restano aperti fino a tarda notte a uso esclusivo dei delegati. La parte internazionale del meeting viene gestita dal comitato statunitense dell’ICOM. Comitato che conta oltre 1000 iscritti, ma che negli USA non gode della giusta rinomanza presso i musei. ICOM-US, in collaborazione con AAM, organizza il ricevimento per i membri della comunità internazionale (l’occasione è stata propizia per la presentazione ufficiale del nuovo presidente e CEO di AAM, Ford W. Bell), il pranzo ufficiale, ma soprattutto l’evento di maggior pregio di tutta la manifestazione, un buffet a casa di un importante collezionista d’arte della città ospite. Quest’anno ci siamo ritrovati in uno splendido appartamento in downtown Chicago, residenza di una coppia di collezionisti di fotografia, senza più spazio libero nelle pareti di casa (bagni e cucina compresi) dove sono appese oltre due mila foto d’autore. ICOM-US quasi ogni anno assegna un premio speciale denominato International Service Citation, assegnato a personalità che si sono distinte in ambito internazionale grazie al proprio impegno verso la comunità dei musei. Due anni fa ho avuto l’onore di esser stato candidato a questo importante riconoscimento, quest’anno assegnato a Corine A. Wegener, fondatrice e presidente del comitato americano del Blue Shield (organizzazione dedita alla salvaguardia del patrimonio culturale nelle aree di crisi). Le prossime edizioni dell’AAM Annual Meeting si terrano a Denver nel 2008, a Philadelphia nel 2009 e a Los Angeles nel 2010. Mi auguro che il gruppo di italiani sia sempre più numeroso.

Riferimenti:
www.aam-us.org
http://museumland.net/