Il cambiamento è sotto gli occhi di tutti. A nessuno sfugge l’importanza assunta da Internet e dalle nuove tecnologie, capaci di semplificare modelli di produzione collaborativi, di distribuzione democratica e di esperienza partecipativa.
L’informazione che passa attraverso i bit dei computer in rete è il nuovo filo rosso della società  contemporanea. Una società  sempre più “digitale”, ridisegnata dall’interno, che fa i conti con nuove regole ed equilibri. In questa nuova configurazione ”“ parliamo di una struttura non più gerarchica ma a rete, orizzontale e auto-organizzata ”“ i cittadini assumono un nuovo status. La rivoluzione Internet è tutto questo. E’ fatta di frammenti di tecnologia che consentono alla Rete di promuovere relazioni sociali sempre più articolate e complesse.
La società  “immateriale” si pone come una grande potenziale palestra di confronto e partecipazione. E’ in grado di sviluppare una forma di democrazia informativa con interessanti ripercussioni di carattere politico e sociale. I media elettronici hanno il merito di superare alcune barriere che in precedenza dividevano le diverse aree della vita sociale: i diversi gruppi e le diverse etnie condividono oggi un patrimonio di conoscenze comuni. E’ il secolo della “cultura libera”, tanto invocata da Lawrence Lessig. Mai nella storia umana l’individuo ha avuto a disposizione tale e tanta informazione, con così tanta rapidità  e facilità  di fruizione, come nell’era digitale.
La caratteristica di questa “nuova” informazione, l’interattività , fa sì che un così immenso sapere non si muova in senso unidirezionale ma consenta ai soggetti della comunicazione di diventare, al tempo stesso, protagonisti e fonti di informazione. Parliamo di rete, dunque, e non ci riferiamo ad essa esclusivamente e semplicemente come tecnologia.
Essa è un mezzo e un luogo di comunicazione e, al tempo stesso, quella che Manuel Castells definirebbe “un’infrastruttura materiale di una data forma organizzativa: il network”. Ma facciamo un esempio pratico. La rete come network, come impulso per condividere, per trasmettere e generare cultura e creare vere e proprie ragnatele sociali.
Michael, Multilingual Inventory of Cultural Heritage in Europe, nasce proprio sotto questa spinta propulsiva: creare un inventario multilingue del patrimonio culturale in Europa. Si tratta di un progetto europeo, nato per mano di un Consorzio che lega Francia, Italia e Gran Bretagna e che punta ad essere un approccio basato sulla raccolta dei dati a partire da inventari nazionali o regionali.
Una piattaforma software basata sugli standard per la creazione, l’aggregazione e la pubblicazione dei dati, che fornisca un accesso semplice e veloce alle collezioni digitali di musei, biblioteche ed archivi dei diversi Paesi europei. I lavori, iniziati nel giugno 2004, finalizzati alla realizzazione di una piattaforma multilingue open source dotata di un motore di ricerca, consentiranno di reperire collezioni digitali distribuite in tutta Europa. Michael potrà  prestarsi a molti impieghi, ad esempio costituire un valido supporto per studenti e ricercatori che potranno avere in un click informazioni su collezioni europee in precedenza difficili da reperire.
I servizi supporteranno anche il turismo culturale, le industrie creative e altri interessi. Al consorzio prenderanno parte anche rappresentanti di enti pubblici, enti di ricerca e privati provenienti da Finlandia, Francia, Germania,Grecia, Italia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia e Ungheria. Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma eTen, che mira a promuovere lo sviluppo di servizi transeuropei, basati sulle reti di telecomunicazione e favorire l’interoperabilità ai portali culturali nazionali e un servizio di alta qualità all’utente finale, per facilitare l’utilizzo di risorse culturali.