Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
Partita IVA 03068171200 | Codice Fiscale/Numero iscrizione registro imprese di Roma 03068171200
CCIAA R.E.A. RM - 1367791 | Capitale sociale: €10.000 i.v.
A partire dagli anni novanta del secolo scorso, l’Italia è stata interessata da un significativo processo di trasformazione della pubblica amministrazione, trasformazione che ha coinvolto anche il Ministero dei beni e delle attività culturali. Sulla scia di quanto è accaduto nella maggior parte dei paesi occidentali da più di un decennio, e mossi da profonde esigenze di modernizzazione del settore pubblico, tali cambiamenti sono avvenuti nell’ottica del New Public Management. Questa espressione – che racchiude in sé l’insieme dei principi amministrativi che hanno caratterizzato il processo di riforma della pubblica amministrazione nei principali paesi OECD ”“ trova il suo fondamento nella convinzione che il miglioramento del settore pubblico debba avvenire attraverso la managerializzazione dello stesso, ossia attraverso l’utilizzo di pratiche gestionali proprie del settore privato.
Come dimostra Sara Bonini Baraldi, nel suo ultimo libro frutto di uno studio approfondito della realtà italiana, la mera traslazione di un insieme di precetti da un determinato ambito ”“ quello aziendalistico – ad un altro con caratteristiche diametralmente opposte rispetto al primo, difficilmente conduce verso il raggiungimento dei risultati attesi.
La sua riflessione si concentra, in particolare, sul processo di riforma del Ministero dei beni e delle attività culturali italiano, quale esempio paradigmatico di una worst practice. La teoria del New Public Management dando importanza ai risultati raggiunti piuttosto che al processo necessario per perseguirli, risulta essere strettamente legata al concetto di accountability, ossia alla responsabilizzazione degli attori coinvolti nei processi decisionali, da cui derivano l’uso di nuovi principi di rendicontazione e l’introduzione di un sistema di controllo di gestione. L’autrice mostra come la reale applicabilità di queste nozioni si scontra con le peculiarità proprie del settore pubblico, accogliendo e sviluppando le due principali critiche mosse a questo tipo di approccio: la reale applicabilità al settore pubblico di teorie nate per il settore privato, e il concreto utilizzo di quegli stessi principi in riferimento ai vari contesti culturali e nazionali.
Focalizzando la propria attenzione sul Ministero italiano dei beni culturali, la Bonini Baraldi mette in luce come l’aver tentato di attribuire a tale organo statale una gestione di tipo manageriale, abbia in realtà portato a risultati parzialmente negativi. Le sue osservazioni si basano sull’analisi di alcuni casi concreti, dai quali emerge che sovente uno strumento nato per rendere più efficace ed efficiente la gestione di un apparato pubblico, diviene in realtà un ulteriore e gravoso compito imposto dall’alto, che è necessario svolgere ma di cui non si riescono a cogliere i vantaggi e le finalità . Ne deriva, quindi, che “l’impatto della riforma in termini manageriali appare seriamente indebolito”, svuotando di senso il discorso manageriale applicato ai beni culturali. Tuttavia il confronto con realtà diverse da quella italiana, come dimostra l’esempio della Francia, porta in scena risultati completamente diversi, frutto non solo di un maggior coinvolgimento degli attori interessati dal processo di riforma nelle fasi di ideazione e realizzazione della stessa, ma anche di uno snellimento dell’apparato legislativo, che caratterizza contesti come quelli italiano e francese. E proprio l’eccessiva “giuridificazione” della pubblica amministrazione italiana, ossia il fatto che qualsiasi riforma per essere realmente attuata e resa operativa debba essere tradotta in una serie di norme e leggi, che ne disciplinino gli ambiti di intervento, risulta essere l’altro rilevante ostacolo – insieme alla non perfetta applicabilità delle pratiche di controllo di gestione – che di fatto limita una gestione manageriale dei beni culturali. Un testo da cui partire per riflettere in maniera critica sullo stato dell’arte del management culturale in Italia, e per iniziare ad individuare “soluzioni compatibili con le caratteristiche del contesto nazionale”, andando oltre i limiti e le inefficienze riscontrate.
Management, beni culturali e pubblica amministrazione
Sara Bonini Baraldi
FrancoAngeli euro 23,00
ISBN 978-88-464-8608-0