Filosofo dell’auto-creazione, dell’autonomia e del caos, Castoriadis richiama l’attenzione sul valore del rapporto tra l’arte ed i valori prodotti dalla società contemporanea. Partendo dal presupposto che non esiste arte alcuna senza un pubblico che ne fruisca, ed interrogandosi sul senso e sul futuro della creazione artistica, non si può non ammetterne la stretta e complessa relazione con tutti i fenomeni di trasformazione sociale e, in questo modo, criticare aspramente il declino di entrambe.
Sebbene provocatoria, la tesi secondo la quale la cultura contemporanea risulta essere azzerata a causa di un pubblico molto civilizzato, ma sempre più pericolosamente avviato verso forme di neo analfabetismo, è tesi precorritrice di quel dibattito sulla crisi dell’arte contemporanea che riecheggia a più riprese negli ultimi anni.
Quali i motivi? Si fa sempre maggiore fatica a produrre arte, poiché se una società smette di credere, non riesce a produrre cultura. E’ questo il motivo per cui le opere di ingegno sono moribonde, mentre prevalgono i “prodotti” di cultura. Dall’Iliade passando per Macbeth, l’opera intrattiene una relazione paradossale con i valori della società , li afferma, li discute, e li mette in dubbio, scossa e vacillamento del senso costituito. La cultura contemporanea, invece, non intrattiene più alcuna relazione con i valori; da qui nasce l’esigenza di stabilire un rapporto fecondo con il passato non in termini di asservimento ma di ri – elaborazione e re – interpretazione.
L’unico vantaggio del mondo contemporaneo sembra essere quello di offrire spazio ad una cultura popolare che permette a chiunque abbia un minimo di gusto ed educazione al bello, di realizzare opere artistiche. Il risultato non è, però, né sufficientemente ambizioso, né durevole: non ci si libera dal giogo di una produzione in serie di oggetti a perdere. L’opera d’arte intesa come opera di ingegno destinata a durare, altro non è che la possibilità di far esistere un mondo tutto suo e, presentando se stessa presenta l’abisso, il caos. Dare forma al caos costituisce la catarsi dell’arte. L’artista, parla dando forma al caos, ma soprattutto ascolta quanto succede intorno a sé: la cultura non può non intrattenere un rapporto profondo con le convinzioni di fondo che assicurano la coesione sociale, intesa come presupposto di appartenenza per individui autonomi in reciproca accettazione. L’arte come forma di philia. “à‰ philia – scrive Castoriadis -il nodo che unisce affetto e valorizzazione reciproca. La sua forma più alta esiste solo nell’uguaglianza, che nella società politica implica libertà , cioè quella che chiamiamo autonomia”.

Finestra sul caos
Scritti su arte e società
Castoriadis Cornelius
Elèuthera 2007 euro 12
ISBN 978-88-8949-038-9