Parlare di capitale sociale, oggi, significa avere a propria disposizione un ampio ventaglio di interpretazioni, da cui partire e a cui poter fare riferimento, per l’elaborazione e la stesura delle proprie ricerche e indagini sociologiche. Apparso per la prima volta nel 1916 ad opera di Lydia Hanifan, ispettore scolastico della West Virginia, che lo definì come l’insieme di “quegli elementi tangibili che contano più di ogni altra cosa nella vita quotidiana delle persone: la buona volontà , l’amicizia, la partecipazione e i rapporti sociali tra coloro che costituiscono un gruppo sociale”, al concetto di capitale sociale sono stati attribuiti, nel corso del tempo, diversi significati e differenti valenze politiche ed economiche. Inizialmente visto come una risorsa individuale, capace di influenzare la propria utilità attesa secondo logiche di scelta basate sul modello della razionalità limitata, in perfetta sintonia con il paradigma economico neoclassico, soltanto negli ultimi anni è stata posta la giusta enfasi sulla sua dimensione cooperativa ed irrazionale, rappresentata soprattutto dai valori e dall’universo simbolico di una data società . Riprendendo le parole di Fabio Sabatini, il capitale sociale risulta essere, quindi, “uno stock multidimensionale, costituito dalle caratteristiche della struttura sociale che hanno la capacità di influenzare e coordinare i comportamenti individuali, favorendo l’azione collettiva e permettendo agli agenti di perseguire fini altrimenti irraggiungibili. Lo stock comprende le norme sociali e i valori condivisi, le reti di relazioni interpersonali informali e le organizzazioni volontarie che costituiscono un fattore per la produzione di benessere”.
Ideale proseguimento della celebre ricerca svolta da Robert Putnam e dai suoi collaboratori, nel 1993, sulla tradizione civica nelle regioni italiane, l’indagine sulle “Mappe del tesoro” di Roberto Cartocci, restituisce un’istantanea della diffusione del capitale sociale in Italia, ossia di quella ricchezza collettiva che determina la qualità della società civile. I risultati a cui l’autore approda ”“ raccolti e commentati all’interno del suo ultimo libro ”“ sono il frutto di rilevazioni statistiche condotte dal 1999 al 2002, nelle 103 province italiane, con lo scopo di misurare e mappare la diversa dotazione di civicness nel nostro paese. Cartocci individua quattro indicatori principali ”“ diffusione della stampa quotidiana; livello di partecipazione elettorale; diffusione delle associazioni dello sport di base; diffusione delle donazioni di sangue ”“ attraverso cui stimare il grado di partecipazione e l’interesse per la vita della comunità di cui i cittadini sono parte, e la diffusione del senso di obbligazione e di oblazione verso gli altri. Ciò che sorprende, a più di dieci anni di distanza dal lavoro di Putman, è la sconcertante somiglianza del quadro finale e complessivo, da cui emerge un’Italia sostanzialmente divisa tra le regioni del Centro-Nord e quelle del Centro-Sud. Prendendo in considerazione l’indice finale di capitale sociale, dato dalla somma dei valori dei quattro indicatori sopra citati, ai primi posti della classifica troviamo regioni come l’Emilia Romagna, la Toscana, il Friuli Venezia Giulia, il Trentino Alto Adige, mentre nelle ultime posizioni ci sono regioni come la Puglia, la Basilicata, la Calabria e la Campania.
Se è vero che vi sono delle eccezioni come la provincia di Matera, o la Sardegna – unica regione centro-meridionale con un valore positivo superiore a quello delle Marche e del Lazio -, ciò non rende meno preoccupante il reiterarsi di una disparità e di una disuguaglianza, che fanno dell’Italia “il caso più grave di un sistema economico duale” a livello europeo. Caratterizzata da un ampio divario tra regioni forti e regioni deboli, da un rilevante tasso di popolazione residente nelle regioni più povere (pari al 30,3% della popolazione totale) e da una spiccata continuità territoriale delle due macro aree individuate, l’autore pone in evidenza l’esistenza di un meccanismo di “casualità circolare, in un gioco di rimandi dalla precarietà economica alla carenza di comunità civica, all’inefficienza delle istituzioni, allo sviluppo dell’economia informale, al deficit di legalità, alla difficoltà di attirare investimento dall’estero, per giungere di nuovo alla precarietà economica”. Un contributo importante quello di Roberto Cartocci, che riporta in auge l’irrisolta, e tristemente attuale, questione meridionale.

Mappe del tesoro
Atlante del capitale sociale in Italia
Roberto Cartocci
Il Mulino euro 12,50
ISBN 978-88-15-11860-8