Espressione della cultura artistica contemporanea, l’arte pubblica o public art – nella corrispondente versione inglese, sovente utilizzata -, ha posto in discussione il ruolo dell’artista e la funzione dell’arte, facendo sorgere numerosi interrogativi e stimolando accesi dibattiti.
Nata come naturale evoluzione di alcuni movimenti artistici apparsi sulla scena internazionale a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, la public art comprende oggi tutte quelle pratiche artistiche che rientrano nella definizione di “pubbliche”: in quanto volute da un committente pubblico; in quanto incidono in maniera diretta in contesti pubblici; in quanto instaurano relazioni con i propri pubblici di riferimento.
Lo studio condotto da Lorenza Perelli e riportato nelle pagine del suo ultimo libro, ripercorre l’evoluzione storica di questa inedita forma d’arte, ponendo in evidenza non solo le differenti sfumature esistenti tra le molteplici vesti che l’arte pubblica può assumere, ma anche le sue implicazioni politiche e sociali, non di rado rintracciabili all’interno dei contesti sui quali agisce e con i quali inter-agisce.
Rivoluzionando il modo di concepire il gesto artistico, l’arte pubblica ha posto al centro della sua riflessione il territorio – lo spazio fisico urbano e rurale – e le persone ”“ i singoli individui ed i gruppi sociali -, che lungi dall’essere considerati come meri contenitori e spettatori passivi, risultano essere i veri protagonisti dell’opera d’arte. La questione, affrontata dai suoi principali interpreti, non consiste solo nell’uscire allo scoperto, nell’oltrepassare i confini degli spazi tradizionalmente deputati all’arte dei musei e delle gallerie, per occupare degli spazi pubblici. Ma riguarda, anche, la necessità , il desiderio di prestare attenzione al contesto, all’identità  di un luogo, ai significati sottesi e volutamente celati di determinate realtà . In questo tipo di scenari, diviene importante il processo, la capacità  di incidere sul territorio, la relazione dialettica che l’artista istituisce tra le persone e le proprie opere. Attraverso l’interazione e il confronto con l’ambiente e il proprio pubblico, si generano delle dinamiche di scambio, durante le quali non è solo l’artista ad attingere e a restituire qualcosa attraverso la creazione artistica, ma sono anche l’ambiente e i singoli individui – che partecipano attivamente al processo creativo ”“ a modificare le proprie percezioni, lanciando input e sollecitando la realizzazione di determinati esiti artistici.
Ne risulta che gli artisti si rivolgono direttamente agli individui, diventano essi stessi gli interlocutori diretti delle amministrazioni pubbliche, si fanno portavoce di istanze alle volte scomode e poco rassicuranti. E proprio la valenza politica e sociale, che nel corso del tempo l’arte pubblica è andata acquisendo, rappresenta uno dei punti cruciali su cui molti critici e studiosi si sono interrogati, dando vita a numerose e contrastanti interpretazioni del nesso ”“ ideale e reale ”“ che lega l’arte pubblica a prassi di intervento politico. Tra questi c’è chi ha visto tale nesso “come azione artistica che interviene nelle situazioni sociali concrete in un territorio dato; come lavoro artistico nei territori urbani di confine e di marginalità ; [”¦] come pratica di inclusione attraverso progetti artistici di soggetti sociali esclusi”. Alla fine ciò che conta è l’aspetto legato all’immaginazione, alla capacità  di dare forma ad un nuovo immaginario, in quanto non va mai dimenticato che i protagonisti di operazioni di questo tipo sono artisti e non sociologi, anche se il fine, l’obiettivo delle loro azioni è di tipo sociale.
Interessanti e numerose le informazioni su artisti, progetti, iniziative e manifestazioni, che contribuiscono a tracciare una mappa del vasto mondo dell’arte pubblica, e allo stesso tempo fanno luce su alcuni esempi di città  e pubbliche amministrazioni che hanno saputo carpire e mettere<