Com’è nata l’idea del Sistema Museale Umbro?
L’idea è nata in una maniera molto semplice, molto empirica e di buon senso. In una indagine ISTAT degli anni Settanta la provincia di Perugia era risultata prima in Italia per il numero di musei chiusi. Dunque occorreva fare in modo che questi musei venissero ricostituiti e, soprattutto, rimanessero aperti. Stiamo parlando di musei nati fra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, sostanzialmente derivati dalle demaniazioni, e che più volte erano stati aperti e nuovamente chiusi per problemi prevalentemente economico-finanziari. Quindi, da un lato occorreva trovare risorse per coprire i costi di funzionamento ordinario e, dall’altro, pareva necessario sviluppare una riflessione sui contenuti della loro offerta culturale, sul comune carattere umbro dei singoli musei locali. Vennero quindi analizzate le attività che si riteneva i musei dovessero poter svolgere riferendosi a quelle minime, indispensabili, segmentando la catena del valore in processi produttivi e identificando, di volta in volta, quale fosse la natura e la caratteristica tecnica delle singole attività , di chi fossero le competenze, quali le priorità . In particolare si prese atto che, operando individualmente, questi piccoli musei tipicamente italiani non sarebbero riusciti a raggiungere la soglia dell’efficienza. Si immaginò, pertanto, che, se i costi delle attività avessero potuto essere condivisi con altri musei su scala regionale e infraregionale, il problema avrebbe potuto trovare una soluzione.
Si prese atto che occorreva prima di tutto portar fuori dai processi della pubblica amministrazione alcune attività : il tema della esternalizzazione delle gestioni venne dunque concretamente affrontato e risolto in Umbria molto prima che il termine stesso fosse coniato. Il presupposto fu che non si sarebbe potuto esternalizzare nulla di quanto concerne le funzioni di governo, ovvero la responsabilità del bene pubblico. Dalla segmentazione della catena del valore fu estratto un minuzioso elenco delle attività minime indispensabili da garantire immediatamente e delle abilità professionali ad esse necessarie. Venne dunque constatato che non si trattava di attività tanto numerose, complesse e differenziate richiedere profili professionali distinti per ciascuna di esse, come normalmente avveniva, invece, nei musei soprattutto statali.
Con appositi corsi vennero dunque formate figure nelle quali si sommavano tutte le competenze occorrenti per lo svolgimento dei servizi di primario interesse: di ingresso e accoglienza, vigilanza, diagnostica elementare dello stato delle strutture e delle raccolte, gestione degli impianti.
Circa l’offerta culturale, di fondamentale importanza furono le indicazioni fornite in quegli anni da studiosi come Andrea Emiliani, Bruno Toscano, Gianni Romano: una nozione di bene culturale di lata accezione antropologica ed estensione territoriale, l’importanza dei contesti e, dunque, il rapporto fra musei e territorio, il valore culturale degli oggetti come documenti di storia a tutto tondo.

Quali sono, attualmente, le prospettive del Sistema Museale Umbro?
Il lavoro sviluppato fin ora è parziale. I risultati ottenuti non solo dovrebbero essere incrementati, ma, anche soltanto per essere mantenuti, impongono che le soluzioni organizzative e gestionali e i servizi erogati finora vengano costantemente accresciuti e migliorati, a cominciare dalla qualità del personale addetto, dall’impiego di figure con funzioni direttive, dal rafforzamento degli assetti reticolari, dalla produzione di materiali informativi innovativi rispetto alle usuali guide per la visita dei musei, delle città e dei luoghi circostanti, dall’attivazione di una stabile e affidabile attività di manutenzione ordinaria. La consapevolezza di ciò, invece, non è adeguatamente forte. Si tende, anzi, a ritenersi soddisfatti di quanto già realizzato e a credere che lo si possa conservare per forza di inerzia. Si avvertono, difatti, preoccupanti scricchiolii.

Come ritiene si possa intervenire, in generale, per migliorare la situazione?
Il problema dell’uso inefficiente delle risorse, per altro scarse, è strettamente legato alla complessità istituzionale. Inoltre risulta alquanto difficoltosa una programmazione di lungo periodo a fronte dei periodici mutamenti dei pubblici amministratori. Manca, altresì, una legislazione e, soprattutto, una normativa tecnica adeguata e condivisa in materia di musei. I questa stagione della sussidiarietà, per se stessa assolutamente opportuna, solo un incremento della trasparenza dei comportamenti della pubblica amministrazione e, pertanto, la possibilità di un maggior controllo da parte dei cittadini possono conseguire gli obiettivi necessari.

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