Negli ultimi anni, in Italia il modello festival si è prestato ad una proliferazione inarrestabile di modalità e di interpretazioni, con un’offerta di chiavi di lettura dei fenomeni della cultura e della società post-moderna, i più disparati: letteratura, economia, creatività , filosofia. I festival dell’età moderna, quelli che appartengono alla nostra esperienza immediata, nascono come figli del primo festival del dopoguerra, il festival di Edimburgo. Ideato come risposta alle pressanti esigenze di rigenerazione, alle speranze di costruzione di un mondo nuovo sulle macerie del secondo conflitto mondiale, si basa sulla semplice formula di una serie di eventi concentrati nel tempo e nello spazio, aperti a tutti.
Una delle caratteristiche distintive connaturate a questi eventi è il fortissimo legame che intrattengono con il territorio che li ospita, un legame di scambio bi-direzionale, poiché se il festival si giova del luogo, teatro dell’evento, i territori risultano avere, nella gran parte dei casi, una connotazione distintiva derivante proprio dall’evento di successo che ospitano.
L’evento culturale festival, nella sua forma più complessa e multiforme, assume rilevanti significati nello sviluppo territoriale “culture-driven”, e funge da magnifico catalizzatore di risorse e strumento per imprimere effetti di rigenerazione territoriale e di rinnovamento urbano. I festival hanno cominciato, infatti, ad assolvere ad una funzione “politica” di facilitazione di dinamiche di sviluppo; un ruolo che permette di appianare rapporti conflittuali sul territorio e creare le condizioni per un’”economia di partecipazione” da parte di amministrazioni locali, urbane ed extraurbane.
Il successo dei festival si inserisce nel quadro di una più ampia logica in cui il fenomeno di festivalisation è sempre più connaturato al vivere ed al relazionarsi reciproco, per cui l’evento diventa, in qualche modo, luogo deputato al “risultato dell’esistere, del fare, del muoversi di tante, diverse comunità culturali attorno a linguaggi, mondi di sapere, sistemi di valori e, più in sintesi modelli di identità ”.
In questo senso la comprensione di quali sono i motivi alla base della partecipazione agli eventi di tipo culturale, ed in particolare ai festival, permette di comprendere l’evoluzione ed i costanti cambiamenti socio-culturali che ne sono alla base. Il successo della formula festival sembra basarsi su un’ affluenza costante di pubblico e su motivazioni che tendono a differenziarsi rispetto alle motivazioni che spingono verso altri tipi di consumi culturali.
Dai dati che emergono dalle indagini sul pubblico, a livello sia nazionale che internazionale, è evidente quanto il livello di istruzione, inteso come grado di scolarizzazione, sia solo una variabile tra tante che spingono alla partecipazione agli eventi festivalieri. Chi è in possesso di un elevato grado di scolarità , infatti, ed è al contempo un forte consumatore culturale (lettura, musei, film) non sempre è interessato alla partecipazione agli eventi dal vivo, mentre, al contrario, chi vi partecipa, pur in possesso di un titolo di studio non elevato, può esprimere un forte interesse in quanto artista egli stesso a livello amatoriale, oppure in possesso di un background socio-culturale o di un iter che gli hanno permesso di “amare” questa tipologia di offerta culturale. Un’evidente funzione che assolvono i festival è proprio quella di avvicinare nuovi segmenti di pubblico agli spettacoli culturali. Esploso in Italia solo negli ultimi anni, il fenomeno in Europa è molto più radicato ed in alcuni casi – i casi di successo – ha permesso di legare ad un luogo, ad una città , un brand che funziona magnificamente per attrarre un flusso crescente di visitatori. Il caso di Edimburgo e’, in questo senso, una pratica di notevole interesse. Ricca di cospicue risorse culturali ed artistiche, e caratterizzata da un’effervescente vita culturale, Edimburgo ha saputo giocarsi in modo molto intelligente il proprio ruolo di luogo deputato ai festival puntando su un’attenta calendarizzazione di eventi lungo il corso dell’intero anno. L’identita’ stessa della citta’ e’ ormai strettamente legata ai festival che ospita e si basa su una precisa e ben pianificata strategia, la Edinburgh Festival Strategy.
Uno studio sull’impatto economico dei Festival di Edimburgo, sulla base di un monitoraggio durato un anno (da Agosto 2004 a Luglio 2005), che ha preso in esame tutti i festival, dai festival estivi, fino agli eventi Hogmanay e di Natale, e i festival primaverili ed autunnali, ha rilevato un ammontare di presenze pari a 3.1 milioni (dei quali il solo Festival “Edinburgh Fringe” ne attrae circa la meta’). Il dato piu’ rilevante e’, pero’, rappresentato dal numero di persone che, a partire dal festival, prolungano la loro visita nell’intero territorio scozzese: poco meno della meta’ dei partecipanti alle rappresentazioni culturali, conferma di aver visitato la Scozia in occasione della partecipazione al festival. Se si pensa che, rispetto alla rilevazione effettuata nel 1997 da un analogo studio di impatto, l’incremento totale dei visitatori e’ stato pari al 65%, si comprende l’effetto della politica mirata di sviluppo “culture-based” avviata dalle amministrazioni locali.
Quanto agli impatti piu’ propriamente economici, intesi come effetti su economia, reddito e occupazione (2) nel periodo 2004-2005 si stima che i Festival di Edimburgo abbiano generato 135 milioni di sterline a beneficio dell’economia scozzese, di cui 127 milioni a beneficio della sola capitale; significativo, infatti, e’ stato l’impatto economico che i festival estivi, con ben 2,6 milioni di visitatori, hanno prodotto anche fuori dalla citta’ che li ospitava, con circa il 15% di turisti che ha scelto Glasgow, le Highlands ed altre zone della Scozia come contorno del proprio viaggio (SQW Limited, 2005).
Se indubbio e’ il valore dei festival sulla vita di un territorio e sull’economia locale, nello stesso modo la formula sembra essere troppo spesso una panacea che salva l’economia di un territorio da tutti i mali. La proliferazione dei festival in ogni punto d’Italia e d’Europa, corre il rischio di produrre effetti collaterali di saturazione.. I festival sono spesso vetrine per gli amministratori locali che, in alcuni casi, non sono all’altezza di offerte di qualita’ o originalita’, e non sempre premiano proposte innovative, tendendo piuttosto a preferire i nomi di maggior spicco, mortificando artisti giovani. La festivalizzazione della cultura, come si diceva, rischia di cannibalizzare il settore culturale e di enfatizzare troppo effetti, ed anche aspettative, rispetto all’impatto su un’economia, mettendo in ombra, invece, il valore di progetti culturali non legati alla dimensione evento – sicuramente piu’ comunicativa e visibile – ma ugualmente importanti per impatti di rigenerazione territoriale.
Il valore dei progetti culturali, del resto, non puo’ prescindere dagli altri effetti che puo’ produrre in termini di accrescimento della diversita’ culturale, della promozione urbana, dell’inclusione sociale e della qualita’ della vita dei residenti. Obiettivi piu’ difficilmente misurabili, ma non secondari, se si mantiene fede all’anima della cultura, che e’ incontro, “agora’”, luogo in cui si stabilisce la centralita’ della relazione con il pubblico e gli abitanti di un territorio, e luogo dell’immaginazione “partecipativa”.
Il festival e’, in effetti, in grado di ospitare quella dimensione immaginifica, specifica dell’arte, del mito e del rituale, negli ultimi tempi divenuta parte del lavoro mentale quotidiano della gente comune in molte societa’ e della vita ordinaria delle persone. Il simbolico e l’immaginario nei processi culturali globali possono, in questo senso, diventare pratica sociale: non solo fantasia, fuga o passatempo elitario, ma forma di azione che coinvolge la societa’ in modo diretto e ricco di interazioni proficue. Un festival, un evento, altro non e’ che, in piccolo ed in modo forse ingenuamente ma sinceramente idealistico, lo strumento attraverso cui l’immaginazione puo’ esprimere idee di comunita’ e di vicinato; una “comunita’ di sentimento” per immaginare e sentire cose collettivamente.

1) Argano, L., Bollo, A., Dalla Sega, P., Vivalda, C., (2005), Gli eventi culturali, Milano, Franco Angeli.
2) Le cifre sono da considerarsi rappresentative della differenza che fanno gli eventi, nel senso che escludono l’attivita’ che avrebbe ugualmente luogo senza i festival suddetti

Bibliografia
Appadurai, A., (2001), Modernita’ in polvere, Roma, Biblioteca Meltemi
Argano, L., Bollo, A., Dalla Sega, P., Vivalda, C., (2005), Gli eventi culturali, Milano, Franco Angeli.
SQW Limited, TNS Travel and Tourism, (2005), Edinburgh’sYear Round Festivals 2004-05, Economic Impact Study, Edinburgh.
Graham Devlin Associates, (2001), Festivals and the City, The Edinburgh Festivals Strategy, Edinburgh.