Qual è l’ambito politico-culturale all’interno del quale è nata e si è sviluppata l’idea di dare vita alle reti e ai sistemi museali in Lombardia?
L’idea di realizzare in Lombardia i sistemi museali si è sviluppata nel corso di un periodo abbastanza lungo che ha precisamente preceduto la emanazione del decreto ministeriale relativo all’atto di indirizzo per la gestione dei musei nel maggio 2001. Questa idea è dipesa, in realtà, dall’incontrarsi di volontà politiche, di persone, e anche di situazioni di contesto. Mi riferisco soprattutto ad una generalizzata diminuzione delle risorse disponibili e ad una esigenza comunque avvertita dagli operatori sia a livello di responsabili politici che di operatori tecnici di unire soggetti diversi per dare vita a qualcosa di condiviso indirizzato all’incremento e alla qualificazione dell’offerta. In Lombardia l’idea di sistema aveva un precedente nell’ambito delle biblioteche, infatti già con la legge regionale n. 81 del 1985, era stata prevista la costituzione dei sistemi bibliotecari.
Nel caso della Lombardia le province hanno avuto un ruolo in questa tematica che è stato poi rilanciato in maniera formale nell’anno 2000 quando con l’emanazione della legge regionale numero 1, si è provveduto a dare attuazione a quanto disposto dal decreto legislativo 112 del 1998 in materia di trasferimento di funzioni amministrative secondo una logica di sussidiarietà verticale. Nella L. R. 1/2000 si è stabilito di far carico alle province di una funzione significativa cioè quella di organizzare sistemi subprovinciali per rilanciare i servizi museali. Ecco, da allora in poi, è iniziato un percorso di progressivo arricchimento del quadro delle competenze a livello locale. Questo percorso cadeva nel bel mezzo di un lavoro che la Conferenza delle Regioni, attraverso il coordinamento tecnico interregionale dei beni culturali, aveva avviato nel 1998 e che si sarebbe concluso appunto con il citato decreto sull’atto di indirizzo della gestione dei musei del 2001, quello cioè di arrivare a dotare di norme tecniche condivise il sistema complessivo di gestione dei musei. Contemporaneamente, si stava diffondendo, a partire dalla catalogazione, la percezione che il patrimonio culturale potesse essere meglio conosciuto e fruito attraverso passaggi che mettessero a frutto le cosiddette nuove tecnologie. Questo ha creato per un certo tempo una forte ambiguità soprattutto nella parola “rete”: in alcuni casi mettere in rete i musei è parso a taluni possibile e riconducibile essenzialmente a metterli in rete infotelematica.
Non c’è dubbio che l’esperienza sviluppata da Massimo Montella in Umbria abbia dato una forte spinta a mettere in rilievo gli aspetti di contenuto gestionale operativo dell’essere in rete e questo ha facilitato lo sviluppo di una ricerca non organica all’interno del Paese su quale potesse essere la differenza fra un approccio a rete e un approccio a sistema. Sulla questione si sono incentrati alcuni studi che sono arrivati alla conclusione che la rete debba essere considerata una realtà nella quale i diversi soggetti che compongono i nodi – immaginando poi che il collegamento dei nodi evidenzi metaforicamente le transazioni organizzative e lo scambio di informazioni – si caratterizzino per una sorta di pariteticità complessiva, per cui la ricchezza della rete è alimentata da ciascuno alle stesse condizioni e con gli stessi diritti e doveri degli altri. E individuando invece nel sistema una realtà più gerarchizzata nella quale non sono negate le possibilità di interazione caratteristiche di un sistema a rete ma è prevista una funzione di coordinamento e in qualche modo una funzione sovraordinata che può essere assunta anche da un nodo rispetto agli altri.
Piuttosto complesso è stato il passaggio da una situazione di non sistema a una situazione di sistema, cioè, definite le linee generali, ci si è chiesti come si potesse passare concretamente da una situazione nella quale l’elemento della individualità, della specificità di ogni museo è piuttosto forte, ad una situazione che la renda compatibile con la gestione a sistema. Come Regione Lombardia abbiamo promosso e sviluppato insieme all’Istituto Regionale di Ricerche (IRER) e l’università di Castellanza una ricerca che si è sviluppata credo in tre anni, per mettere a fuoco proprio questo processo con il quale si è andato a costituire il sistema.

Qual è stato e qual è il ruolo della Regione Lombardia nella istituzione  e nello sviluppo delle reti museali?
Questo approccio pragmatico di cui le parlavo ha, come dicevo, almeno un altro assunto di riferimento, che è un approccio di governo scelto dalla Lombardia ormai da una decina di anni, che è quello della sussidiarietà. Partendo da questa prospettiva la Lombardia rifugge dall’idea che i sistemi museali siano predefiniti da un ente locale e incoraggia una azione di start up che sia dovuta all’iniziativa di quanti concretamente trovano in questo approccio una concreta soluzione ai loro problemi. Per poter lavorare in questo modo a noi è sembrato assolutamente indispensabile fare un percorso articolato in due tappe, che si è peraltro concluso. Come prima tappa abbiamo puntato a condividere con gli operatori dei musei le idee fondamentali del processo, riguardante da un lato il  percorso di qualificazione dei servizi museali in armonia con gli standard definiti a livello nazionale e dall’altro l’individuazione delle prospettive di cooperazione con colleghi di altri musei. Queste due linee di lavoro non potevano non prendere corpo se non attraverso un percorso che noi abbiamo chiamato di “Formazione – Accompagnamento”, vale a dire l’individuazione di un gruppo di esponenti della professione della gestione dei musei lombardi, che affiancato da esperti di altra provenienza nazionale e da funzionari della Regione, cominciasse a costituire il nucleo di una sorta di comunità professionale in apprendimento permanente, capace di darsi anzitutto un vocabolario comune( ed è la seconda tappa). Questo lavoro ha generato sostanzialmente la costruzione partecipata della deliberazione della Giunta regionale che ha promosso il percorso di accertamento dei musei, il primo passaggio di accreditamento.

Quali ritiene possano essere le prospettive per il futuro?
In linee generali queste sono state le fasi del percorso che abbiamo fatto fino a questo punto. Cosa c’è che può andare oltre questo? Lo vedremo nel concreto attraverso questo processo di verifica di tenuta degli standard e allo stesso tempo di eventuale accreditamento di nuovi musei. C’è qualcosa che è avvenuto parallelamente: è diventata più concreta e più forte la percezione che si debba prestare grande attenzione alla integrazione fra i servizi culturali e non culturali, cioè ai cosiddetti sistemi integrati. L’idea di sistema culturale integrato è stata richiamata dalla provincia di Milano come il brand  della nuova politica culturale. Non abbiamo intenzione di fare questioni di nominalismo tra sistema integrato e distretto culturale, quello che ci interessa è che ci sia questa capacità a livello territoriale di aggregarsi tenendo presente il percorso degli standard di qualità. Per fare un ottimo lavoro è necessario che queste chiavi gestionali siano affiancate dal cuore delle popolazioni, cioè far sentire queste realtà come appartenenti, identificanti il proprio territorio.

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