La Lombardia rappresenta un caso esemplare di sperimentazione di forme di collaborazione tra musei sul territorio. Si tratta di una regione dove il dibattito sui beni culturali degli anni Settanta e Ottanta che ha portato altre amministrazioni a sperimentare reti e sistemi già negli anni Novanta, non ha prodotto risultati degni di nota, ad eccezione dell’impegno per dotarsi di un adeguato apparato normativo ed organizzativo, in particolare per provvedere i musei degli enti locali di personale qualificato. Tuttavia, nei primi anni del nuovo secolo, in seguito alla constatazione di una difficoltà nel reperimento delle risorse per i beni e le attività culturali ed anche alla emanazione di leggi che attribuivano il potere legislativo alle regioni in materia di “valorizzazione” (ad esempio le modifiche del 2001 al Titolo V della Costituzione) o che trattavano dei requisiti minimi degli istituti museali (Atto di Indirizzo sugli standard del 2001), la Regione Lombardia ha dato avvio ad un percorso che le ha fatto conquistare una posizione di prestigio ed efficacia nell’ambito della gestione dei beni e dei servizi culturali, con specifico riferimento a quelli museali.
Tale percorso si è svolto, essenzialmente, secondo due direttive: da un lato l’applicazione del principio di sussidiarietà verticale scaturito, in particolare, a seguito della emanazione del decreto legislativo 112 del 1998 e della conseguente norma regionale, la legge numero 1 del 2000, che trasferiva alle province il compito di organizzare sistemi museali; dall’altro l’esigenza di migliorare la qualità dei servizi museali, a seguito soprattutto delle linee guida stabilite dall’atto di indirizzo sugli standard, che ha innescato un meccanismo innovativo, quello del riconoscimento o accreditamento dei musei locali regionali sulla base dei requisiti minimi in loro possesso.
La legge 1/2000 già citata ha consentito alle province di acquisire un ruolo fondamentale nella creazione e istituzione di forme di collaborazione tra musei che erano già state sperimentate nell’ambito delle biblioteche. Non si trattava, di conseguenza, di un argomento completamente nuovo per le amministrazioni locali che trovavano, proprio nella sperimentazione dei sistemi bibliotecari, un esempio concreto ed efficace di applicazione. Contemporaneamente, la Regione si svincolava dall’azione diretta in questo ambito per svolgere attività maggiormente indirizzate al coordinamento e all’accompagnamento, attraverso percorsi di formazione e di condivisione, delle iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale, anche nella convinzione che, laddove il centro diminuisca la propria autorità , i livelli periferici acquistino maggiore consapevolezza e si rafforzino. Nel frattempo il sistema museale lombardo veniva attraversato da un animato confronto che si svolgeva in occasione di assemblee organizzate da Province e Regione durante le quali si discuteva su come gestire il riconoscimento dei musei e su come sviluppare i sistemi museali locali, nascevano le prime proposte, i primi studi di fattibilità che nel 2003 vennero trasmessi alla Regione. I sistemi museali istituiti in seguito al percorso intrapreso nei primi anni del nuovo secolo risultano fortemente caratterizzanti il territorio regionale, essendo ripartiti omogeneamente tra le 11 province. In particolare, si è scelto di privilegiare la collaborazione tra musei della stessa tipologia perché possano predisporre progetti condivisi di ricerca e di valorizzazione di grande qualità , come mostrano le reti delle case-museo, degli orti botanici, dei musei archeologici, dei musei dell’Ottocento lombardo, di quelli etnografici e di quelli scientifico-naturalistici.
Le reti, distinte dai sistemi museali nella organizzazione regionale, si fondano sul carattere tematico delle raccolte in un processo di valorizzazione reciproca tra musei appartenenti alla stessa rete. E’ necessario, però, riflettere sull’opportunità di uno sviluppo delle reti e dei sistemi in tale direzione, che potrebbe non costituire l’unica possibilità per offrire una visione più ampia del museo e qui mi riferisco, in particolare, alla eventualità che reti e sistemi seguano un modello a geometria variabile dove, cioè, ogni singolo museo possa scegliere di condividere alcune attività o servizi con musei appartenenti ad un altro sistema creando, di conseguenza, sottosistemi funzionali. Inoltre, tale modello consentirebbe di raggiungere in modo più adeguato l’obiettivo finale che la Regione Lombardia si propone e cioè l’integrazione del patrimonio culturale del territorio e il miglioramento della qualità della vita delle comunità locali.

Per approndire leggi l’intervista a Pietro Petraroia, Direttore Generale di Culture, Identità e Autonomie della Lombardia