La proiezione digitale è entrata in una nuova fase, grazie all’introduzione della nuova tecnologia nel primo circuito in Europa (il gruppo francese del CGR Cinémas). E’ però una strategia che incontra ancora molti dissensi e perplessità in Francia, tanto all’interno del gruppo UGC, quanto nelle piccole sale, sollevando questioni irrisolte a proposito del finanziamento, che divide esercenti e distributori, e che lascia aperto il problema della scarsa quantità dei film in digitale.

Un decollo imminente
Secondo le statistiche, nel mondo si utilizzano 6000 schermi digitali (a fronte dei 2000 registrati alla fine del 2006), di cui solo il 15% in Europa. Nonostante questo aumento, incoraggiato soprattutto dall’America del Nord, si registrano ancora dei rallentamenti dovuti ai negoziati di nuovi accordi di Virtual Print Fee (sistema di terzi investitori). L’Asia incominica a passare al digitale da soli 6 mesi. Nel Vecchio Continente, l’Inghilterra è in testa con 300 schermi (tra questi, 240 sono stati installati grazie al programma Digital Screen Network sostenuto dall’UK Film Council); segue la Germania, che rappresenta uno dei mercati in più rapido sviluppo con i suoi 130 schermi, il Belgio con 60 e la Francia con circa 50 schermi. Non sono da meno l’Irlanda e la Norvegia che si dimostrano tra i paesi europei più dinamici in ambito di proiezione digitale. In Portogallo, Grecia, Paesi Bassi, Ungheria e Paesi Baltici invece, nonostante qualche timido tentativo, la nuova tecnologia non riesce ad affermarsi. Si tratta di differenze basate esclusivamente sulle diverse caratteristiche dei settori di mercato europei: nonostante tutti i settori abbiano in comune problemi di natura tecnica, nessun modello economico può essere considerato applicabile in ogni settore. In Francia però i tempi sembrano essere maturi grazie alla decisione dei cinema CGR di passare almeno 390 schermi in digitale prima della fine del 2009 e alla confermata apertura a Lione del Pathé Vaise che prevede l’installazione di 8 delle 14 sale di schermi digitali che serviranno come campione per il gruppo Europalaces. Non bisogna dimenticare, inoltre, l’accordo firmato dal Centro Nazionale della Cinematografia (CNC) e dai tedeschi del FFA riguardo ai criteri tecnici che segnano il passaggio definitivo alla proiezione digitale. Durante l’IDIFF, gli operatori che già utilizzano la proiezione digitale, hanno sottolineato che gli eventuali problemi tecnici non sarebbero minori rispetto a quelli riscontrati con una ripresa da 35 mm. Questo è quanto afferma Eric Meyniel di Kinepolis, gruppo che conta in totale 105 schermi digitali (72 in Belgio, 19 in Francia e 14 in Spagna) sui 307 del quadro europeo, dichiarando inoltre che “il digitale non è un’idra a 12 teste!”. Affermazioni rassicuranti confermate anche da Olivier Aubry che dispone di una monosala con attrezzature digitali, e da Paul Corcoran che è a capo delle due sale inglesi di Kino Cinemas. E tale ottimismo è condiviso anche dai rappresentanti delle industrie tecniche come la LTV, impegnata nella fabbricazione di master digitali, copie KDM e chiavi, e che ha fornito a Spagna e Francia le copie digitali di Asterix ai Giochi Olimpici. In altre zone, le prime proiezioni lasciano prevedere eccellenti risvolti economici. Eric Meyniel conferma che quando agli spettatori veniva data la possibilità di scegliere tra una proiezione digitale 3D e una in 35 mm (situazione sperimentata con la proiezione di Boewulf), la maggioranza sceglieva la prima opzione nonostante costasse loro un euro in più rispetto alla seconda.

Delle barriere ancora presenti
Nonostante i progressi mondiali della proiezione digitale, la situazione generale in Europa e, soprattutto in Francia, è solo all’inizio di un lento sviluppo.
La questione dei costi dovuti a questo cambiamento resta ancora un nodo che né la distribuzione né i gestori si affrettano a sbrogliare. Altrove, il gruppo UGC ha annunciato che sarà l’ultimo a passare alla proiezione digitale, riconoscendo che per ora i vantaggi andrebbero solo alle majors americane.
La FNCF (Federazione francese del cinema francese) che si è espressa all’IDIFF per voce del suo presidente Jean Labbé, non si sbilancia. L’obiettivo principale è quello di portare il digitale in tutte le sale francesi e non solo in quelle dei grandi gruppi. La FNCF chiede un supporto finanziario al governo francese e sottolinea che il governo tedesco ha già investito a questo proposito circa 180 milioni di euro, come ribadiscono anche Victor Hadida, presidente della Federazione Nazionale della distribuzione cinematografica, e Carole Scotta, vice presidente del DIRE (Distributori Europei Riuniti). Tra i differenti settori sembra dunque in atto una trattativa per diminuire le rispettive spese future. Renaud Davy della Wild Bunch Distribution, ha dichiarato che la distribuzione non può finanziare i due terzi dei dispositivi delle sale (cosa che lascia intendere che gli investitori terzi del modello Virtual Print Fee abbiano chiesto quasta cifra). Carole Scotta ha invece posto un limite un po’ più basso, del 40% circa.
I gestori non hanno intenzione di pagare il conto e gli investitori terzi presenti (Arts Alliance, Ymagis, XDC) non hanno perso occasione di ribadire che “lo stallo in atto in America e dovuta ad un momento di trattativa ed indecisione, è un segnale del fatto che l’uso del digitale e l’adeguamento dei gestori siano bloccati dalla mancanza di contributi e agevolazioni finanziarie da parte dei distributori”.
In sintesi, nulla è scontato per questo settore i giochi non sono ancora stati fatti e la tentazione di aumentare i prezzi correnti per ammortizzare i finanziamenti non ottiene il consenso unanime tra i gestori che temono che questo possa influenzare negativamente la frequentazione delle sale.
Tra le altre questioni delicate che sono state affrontate vi è anche la limitatezza delle cabine di proiezione di piccola gestione che non potranno effettuare il passaggio a queste due apparecchiature (il digitale e il 35 mm). Secondo Agnès Berger, la direttrice della post-produzione di EuropaCorp, (una delle strutture francesi d’avanguardia) vi è inoltre il problema che il digitale non sembra prestarsi a tutti i tipi di immagine in quanto aggiungerebbe una “freddezza” nociva alla fotografia del film (dall’altra, risulta più efficace e reale per il cinema d’animazione). Anche la sicurezza delle fonti è un aspetto da tener in considerazione con molta attenzione, indispensabile visto l’ambiente altamente concorrenziale più aperto al 35 mm (EuropaCorp ha realizzato la scansione digitale per il film Arthur e il Popolo dei Minimei in Inghilterra). A questo proposito, Claude Dupuy (LTV) ha affermato che “fare un master digitale in una condizione diversa da quella della post-produzione potrebbe essere rischioso, mentre è ancora da discutere tutto ciò che riguarda la duplicazione e la gestione delle chiavi”. Cruciale è l’aspetto della disponibilità del film in digitale che risulta essere ancora troppo debole nonostante i miglioramenti del 2007 (si veda il sito di DIFIM- Mercato del Film Digitale- che elenca, con l’appoggio del programma MEDIA, i lungometraggi europei che possono direttamente o indirettamente avere accesso alla proiezione digitale in sala).
Infine, vi è un’altra questione spinosa che riguarda l’intervento di una legislazione a proposito dell’uso delle sale europee attrezzate del digitale nella proiezione di concerti o programmi sportivi, il noleggio di strutture per le proiezione su maxi schermi utili alla proiezione di eventi sportivi per i tifosi. A questo proposito qualche tentativo è stato fatto in occasione della Coppa del Mondo di calcio 2006, della trasmissione di concerti come quello di David Bowie al Kinepolis Lomme, e per altri eventi organizzati a Bruges che hanno spinto i tifosi a prenotarsi un posticino facendo una coda di mezz’ora.
Vi è ancora una grande quantità di aspetti (che vede però tra i sostenitori i membri del CNC come tiene a precisare Eric Meyniel) destinata a restare ancora di natura incerta vista la debole penetrazione di attrezzatura in Francia. Questo non toglie però che non possa diventare un soggetto bollente in un futuro più o meno vicino: quello di un’era digitale ineluttabile il cui arrivo in territorio francese rischia di essere più lungo di quanto si era previsto. Il percorso pare quindi essere ancora tortuoso, soprattutto vista la debole penetrazione di attrezzatura in Francia, e ciò, nonostante il pieno sostegno del CNC, confermato in particolare da Eric Meyniel. Resta a vedere in quali tempi e con quali mezzi la Francia riuscirà a stare al passo con un fenomeno oramai ineluttabile e che rischia di essere più lento di quanto previsto.