A metà  marzo sul sito della Società  Dante Alighieri è comparsa una sezione dedicata al progetto di un Museo della lingua italiana. Com’è nata l’idea?
Nel 2003 abbiamo avuto l’opportunità  di allestire una grande mostra sulla lingua italiana presso la Galleria degli Uffizi a Firenze: l’idea era ottima, ma non sapevamo come avrebbe reagito il pubblico. Il successo della mostra è andato invece molto oltre le nostre aspettative: sia la critica accademica, sia la stampa, sia i singoli visitatori ci hanno dato la conferma che la lingua italiana è un argomento che interessa, e che si può descrivere anche in un luogo fisico. Per i visitatori è stato molto emozionante vedere raccolti insieme documenti – alcuni dei quali finora mai esposti al pubblico – che di solito sono conservati in biblioteche e musei sparsi nel mondo. Tra le opere più importanti sono stati esposti i maggiori codici della nostra tradizione letteraria: il Placito di Capua, la principale raccolta di lirica duecentesca, la copia della Commedia di Dante donata da Boccaccio al Petrarca, autografi di Tasso, Leopardi, Morante e tanti altri. Nel 2005 la mostra è stata richiesta dal Cantone del Ticino per il museo Nazionale Svizzero a Zurigo, e anche lì è stata molto visitata. Una conferma dell’interesse per l’italiano anche da parte dei non madrelingua.

E’ il primo caso al mondo di museo dedicato ad una lingua?
No. Esiste un museo molto suggestivo aperto nel 2006 a San Paolo in Brasile, il Museu da Là­ngua Portuguesa – Estaà§à£o da Luz, e dedicato al portoghese, o alle lingue portoghesi, perché al museo si trovano il portoghese del Portogallo, del Brasile, dell’Angola, del Mozambico, della Guinea-Bissau, del Capo Verde, del Sà£o Tomé e Prà­ncipe, di Macao e del Timor Est. Un museo modernissimo costruito accanto ad una vecchia stazione ferroviaria, in una piazza in cui s’incontravano tutti gli immigranti e migranti che arrivavano a San Paolo.
E anche in Ungheria, proprio nei giorni scorsi, è stato inaugurato un museo della lingua ungherese.

Secondo le anticipazioni, il museo sarà  aperto al pubblico nel 2011, anno dei festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità  d’Italia. Avete già  idea di quale città  ospiterà  il museo, se avrà  una sede stabile? Roma, Firenze, Milano”¦
Stiamo lavorando all’idea di proporre un sistema integrato di manifestazioni sulla lingua italiana nelle tre capitali: Torino, Firenze e Roma. L’anniversario dell’Unità  è una data molto significativa per la storia della lingua italiana perché a partire dal 1861 si poterono avviare politiche concrete anche per l’unificazione linguistica.

L’allestimento potrebbe riprendere quello delle mostre di Firenze e Zurigo? Può anticiparci qualche particolare? Allestimenti permanenti, mostre temporanee, ecc…e chi sarà il curatore?
Il curatore scientifico sarà Luca Serianni, uno dei più autorevoli storici della lingua attivi oggi in Italia. Al progetto sta lavorando, sotto la sua direzione, la stessa squadra che ha predisposto le mostre di Firenze e Zurigo. Alcune linee guida potranno coincidere, ma l’impianto espositivo sarà diverso, perché, trattandosi di un museo, bisognerà pensare a postazioni stabili. Naturalmente, come in tutti i museo di nuova concezione, l’attenzione alla materia esposta sarà tenuta viva per mezzo di allestimenti temporanei tematici.

Che genere di pubblico pensate possa attrarre una simile iniziativa? Secondo voi si limita alle scuole o c’è una fetta di pubblico potenzialmente interessata da intercettare?
Come abbiamo verificato a Firenze e Zurigo, ma anche in occasione degli allestimenti di una versione ridotta della mostra, che ha girato per diverse città italiane e straniere, la lingua italiana è un argomento trasversale, che riguarda un po’ tutti coloro che la parlano come prima lingua o la studiano come seconda. La difficoltà sarà piuttosto quella di rivolgersi a un pubblico molto diversificato, che andrà accontentato per mezzo di proposte a differenti livelli. 

Nelle mostre precedenti avete dato molto peso all’interattività. Dalla comunicazione intrapresa per il lancio del progetto si presuppone che terrete in alta considerazione l’aspetto tecnologico, non solo a livello comunicativo ma anche nelle modalità di fruizione offerte…
Sicuramente l’aspetto tecnologico sarà funzionale a tutto l’impianto espositivo. Sarà il mezzo attraverso il quale fare passare i messaggi, ma anche l’oggetto di riflessioni sugli effetti e sui che sta avendo sulla lingua italiana. Non pensiamo solo a SMS, chat e blog, ma anche proprio al condizionamento su attività come la visita di un museo: quasi nessuno ormai vorrebbe visitare una mostra o entrare in un museo senza poter interagire con quanto viene presentato, essere coinvolto emotivamente, riportare a casa il ricordo di un’esperienza speciale.