Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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I 24 distretti tecnologici presenti nel territorio italiano rappresentano una realtà ormai consolidata, localizzati in aree strategiche grazie ad una azione congiunta tra regione e governo: al MIUR spetta l’approvazione del progetto, valutandone la fattibilità e la potenzialità , in particolare per la sua capacità di attrarre futuri investimenti. La loro creazione è determinata da alcune caratteristiche fondamentali del territorio, quali la presenza di università e centri di ricerca autorevoli, una diffusa imprenditorialità e risorse umane altamente qualificate. Se si passano in rassegna i settori coinvolti, emerge una spiccata prevalenza dell’ICT applicata ai settori trainanti dell’industria italiana, come trasporti, comunicazioni e meccanica avanzata, potendo contare sulle grandi opportunità di crescita e competitività tecnologica, condizioni di base del territorio regionale che li ospita.
Negli ultimi anni anche il settore dei beni culturali è stato al centro di programmazioni nazionali e regionali, nonché argomento di recenti convegni; in particolare esso è stato considerato nell’ottica delle sue forti potenzialità di traino e di sviluppo della competitività di un territorio. Analizzando più da vicino il settore, già dal 2006 la regione Lazio ha sviluppato, e in seguito integrato, accordi di programma quadro nella direzione della ricerca e dell’innovazione tecnologica (APQ6), attribuendo priorità alla creazione di “poli di attrazione culturale regionale”. Questa misura è volta soprattutto ad aggregare insieme le imprese maggiormente orientate all’innovazione intorno a progetti applicativi specifici nel settore dei beni ed attività culturali. Anche la programmazione operativa regionale (POR 2007-2013) è orientata verso la creazione di modelli innovativi di gestione e promozione per migliorare l’attrattività e la valorizzazione dell’offerta complessiva locale in un’ottica integrata. E’ il territorio laziale ad essere soggetto principale, con potenzialità indiscusse nel campo del sistema della ricerca (vanta 1300 specialisti pubblici di comparti sia umanistici che scientifici e la più alta produzione nazionale di laureati nelle discipline interessate) e dei beni culturali (il turismo culturale ha un’alta incidenza nel complesso delle attività economiche, registrando nel solo anno 2007 il maggiore incremento a livello nazionale del numero di imprese con attività legate a tale settore). In questo contesto favorevole si inserisce appieno il DTC – Distretto Tecnologico per i beni e le attività culturali – finalizzato ad aumentare la sinergia tra mondo accademico e imprenditoriale, stimolando lo sviluppo di imprese innovative che utilizzino i beni culturali come volano dell’economia locale. L’obiettivo principale è potenziare le capacità di generare “innovazioni” mirate e specifiche di settore, attraverso il cofinanziamento di progetti di sviluppo, ammodernamento e/o acquisizione di impianti e dispositivi da parte di Università e enti di ricerca regionali, permettendo di ampliare l’offerta di turismo culturale con formule innovative di fruizione virtuale e multimediale (es. Virtual Heritage Centers, progettazione e allestimento di porte di accesso tematiche). L’operazione interministeriale nasce in forma di APQ tra ministeri dell’Università e Ricerca, dello Sviluppo Economico e dei Beni e Attività Culturali e la Regione Lazio (Assessorato Sviluppo Economico, Ricerca, Innovazione e Turismo): quest’ultima ha individuato nella Filas lo strumento attuativo e operativo principale, potendo utilizzare un investimento pubblico di 40 milioni di euro (periodo 2008-2010) cofinanziato da ulteriori fondi del Ministero dell’Università e della Ricerca e investimenti privati per circa 30 milioni di euro. Ad essa spetta il compito fondamentale di costituire un network stabile tra il mondo della ricerca e dell’impresa attraverso la gestione dei bandi per conto della Regione Lazio, favorendo piani di intervento per lo sviluppo di distretti mirati ad avere ricadute positive per il territorio stesso, sia in termini economici che sociali: aumentare la competitività delle aziende nei vari settori tecnologici, crescita dell’occupazione, formazione di sistemi di ricerca qualificati. Tra le 1800 aziende laziali che operano nel settore, quelle che decideranno di partecipare dovranno predisporre anche una quota di cofinanziamento pari al 30% della spesa. Com’è possibile tradurre il DTC laziale in un attivo strumento generatore d’innovazione? L’elemento di forte criticità risiede nell’operatività effettiva di questo progetto che, almeno sulla carta, dovrebbe eludere l’ipotesi di essere mero contenitore finanziario passivo, carente nei contenuti. Nelle linee guida predisposte permane la prevalenza di misure più orientate alla pura conservazione del patrimonio che ad una vera e propria azione di ritorno di risorse in termini economici. Dal contesto si evince chiaramente quanto le aspettative in merito alle forti potenzialità insite nel DTC siano consolidate nelle menti degli attori promotori: investito del delicato compito di far compiere il salto di qualità alla filiera dell’ICT applicata ai beni culturali regionali e nazionali, resta ancora aperta la difficile sfida della competizione internazionale soprattutto in settori veramente “innovativi”, come in quello audiovisivo, in cui l’Italia si qualifica troppo spesso come fanalino di coda.
Riferimenti:
www.ricercaitaliana.it
www.dps.tesoro.it
www.regione.lazio.it