Intervista a Filippo Guarini
Museo tessuto PratoQuando è nato il Museo del Tessuto di Prato? Quali sono le tappe salienti della sua storia?
Il museo nasce nel 1975 presso l’Istituto Tecnico Industriale “Tullio Buzzi”, che da oltre un secolo forma i tecnici del tessuto, che poi costituiscono l’anima delle aziende tessili del distretto. Nasce con una vocazione didattica di supporto alla formazione del settore, come per tanti altri musei europei. Abbiamo scoperto che anche il museo del tessuto di Roubaix – con la Piscine – che ha sviluppato la sua prima collezione di tessuti con le stesse modalità e motivazioni.
Nel corso degli ani il museo è cresciuto in dimensioni, per quantità dei materiali e per importanza della collezione, e il rapporto con la scuola è diventato quasi “conflittuale” a livello dimensionale. Se da una collezione di reperti il museo si struttura in una collezione vera e propria l’esigenza di spazi adibiti ad hoc diventa imperante. Le due funzioni non potevano più essere conciliate. Nei primi anni ‘90 l’amministrazione comunale di Prato si accorse dell’importanza crescente che questa struttura stava assumendo e decise, insieme all’Unione Industriale Pratese, di creare un’associazione con la funzione di traghettare il museo a nuova destinazione. L’idea era quella di collocarla in sede prestigiosa, al momento non disponibile. Si pensò all’edificio di archeologia industriale – la cimatoria Leopoldo Campolmi – come ad un polo di attrazione culturale in cui inserire anche il museo.
Nel 1993 il processo era in fieri ma si decise di aprire una sede temporanea nelle strutture comunali per affrontare la fase intermedia. Si pensò di avviare il passaggio dalla collezione ad una realtà museale, anche se piccola – iniziando dall’apertura ad orario fisso-, in attesa della ristrutturazione della Campolmi. Una fase, durata dalla fine del 1997 al maggio 2003, in cui il museo è stato collocato in 250metriquadri come in una specie di vetrina. Il momento di passaggio ha permesso di strutturare il museo, con sezione didattica, piccola sezione per la conservazione, per la curatela e il restauro, la struttura che gestiva i servizi commerciali. In sintesi, un museo in miniatura, una sorta di prova generale durata 5 anni, che ha posto le basi per il museo vero e proprio.
Nel novembre 2003, per la gestione del museo è stata creata una fondazione, la Fondazione Museo del Tessuto di Prato, con una compagine sociale più allargata partecipata da Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Prato, Comune e Provincia di Prato, Unione Industriale Pratese. Le attività della Fondazione sono inoltre sostenute da Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e Cariprato.
Da allora il Museo del Tessuto occupa gli ambienti restaurati dell’ex cimatoria Campolmi, gioiello di archeologia industriale del XIX secolo situato all’interno della cerchia muraria medievale della città.

Che tipo di iniziative promuove il museo?
Come detto, il museo nasce a supporto della struttura didattica. Nel suo sviluppo ha cercato in parte di mantenere questa vocazione, ampliando le attività, ma anche differenziando le iniziative. Non si dialoga solo con le scuole secondarie di settore ma con tutte le classi, addirittura dalla scuola per l’infanzia fino all’università, anche dall’estero. Il successo del nostro museo risiede nella sua unicità: non molti musei del tessuto, per esempio, hanno una sezione contemporanea, in cui vengono esposti tessuti mentre sono ancora in produzione, in via di sperimentazione. Da circa un mese, per esempio, ospitiamo una temporanea sui tessuti dello sport: Superhuman Performance – L’evoluzione del tessuto per lo sport. È questo uno dei modi per valorizzare i prodotti del distretto del tessuto pratese. Una delle nostre funzioni, e di conseguenza leit motiv delle nostre attività, è quella di far emergere dal punto di vista culturale la produzione del distretto. La realizzazione di tessuto per abbigliamento sportivo è una di queste nicchie. La mostra sarà focalizzata sull’evoluzione dell’abbigliamento sportivo e mostrerà tutti i materiali che nell’ultimo secolo, dagli anni 20 in poi.
Per la didattica abbiamo da 5 anni Edumusei, progetto regionale che la regione Toscana ha affidato al Museo del Tessuto, riconosciuto come centro d’eccellenza per la didattica museale regionale. In sostanza questo progetto consiste in un database, reperibile al sito web www.edumusei.it, che censisce ogni anno, per conto dell’assessorato alla cultura regionale l’offerta educativa di tutti i musei della rete toscana. Su circa 530 musei 280 sono i censiti; per ogni museo una scheda in cui sono inserite le caratteristiche della struttura e le attività didattiche all’interno organizzate. Uno strumento utile sia per il monitoraggio che per favorire l’interazione tra mondo della scuola e mondo museale in Toscana.

Che legame sussiste tra il museo e il territorio? È un promotore attivo e interfaccia culturale del territorio? E come è percepito dalla popolazione locale?
Farei una differenziazione all’interno della popolazione locale. Il cittadino comune lo percepisce come una testimonianza, una realtà che testimonia la tradizione tessile di Prato con un ovvio collegamento al distretto tessile che è il più grande a livello europeo, per volumi di esportazione, numero di addetti, volumi di produzione. Il distretto tessile di Prato, infatti, è un’area impegnata nella produzione tessile da oltre 800 anni, che oggi conta 40.000 addetti e circa 8000 aziende ed esporta in tutto il mondo filati, tessuti e macchinari altamente innovativi.
L’aspetto prevalente è comunque quello storico.
D’altra parte, le aziende, dopo tanti anni di lavoro, cominciano a percepirci come una interfaccia culturale del distretto, uno specchio delle attività. Stiamo assistendo a piccole sinergie con aziende, a collaborazioni a progetto, sponsorizzazioni, iniziative per valorizzare archivi di azienda, ecc. Il museo è quindi percepito come uno dei tanti strumenti per valorizzare il distretto e l’eccellenza tessile contemporanea. Sta effettivamente nascendo una sensibilità rispetto al tema della cultura d’impresa; il limite, però, è legato alla natura delle aziende di Prato che sono produttrici di semilavorati e non hanno alcun interesse alla comunicazione diretta verso il consumatore finale. L’interesse non è individuale ma di gruppo. Apprezzano il museo come veicolo di promozione del tessile e del territorio, fattore che non incide chiaramente sul fatturato o sulle attività aziendali singole, ma su attenzione e visibilità del settore produttivo.

Come è allestito il museo e quali chiavi di lettura vuole fornire al visitatore?
Il museo è articolato in varie sezioni molto diverse l’una dall’altra, sia fisicamente che per la percezione del visitatore. La sequenza non è cronologica e rigida, ma il percorso è pensato come una alternanza di differenti esperienze di fruizione. Il museo conserva un patrimonio cospicuo e molto eterogeneo, esposto in sei aree tematiche.
Il criterio espositivo scelto, inoltre, per quasi tutte le sezioni del Museo prevede una rotazione periodica degli oggetti. Questa particolarità, oltre ad offrire un museo che rinnova continuamente i suoi contenuti , trae origine da un lato dalle particolari esigenze conservative dei reperti tessili antichi, dall’altro dall’aggiornamento continuo a cui è sottoposta la sezione contemporanea.
Le sei aree sono: area di familiarizzazione, sala storica, antica caldaia, sala Prato Città Tessile, sala dei tessuti contemporanei, sala delle mostre temporanee.
L’approccio al museo avviene per il visitatore con l’area che abbiamo definito di “familiarizzazione”, dove ci sono pannelli, oggetti e un percorso tattile dove il visitatore sprovvisto di qualsiasi informazione sul tessuto viene introdotto alla visita. La sezione successiva è quella dei tessuti antichi – sala storica -, che offre un’atmosfera totalmente diversa, che gioca sulla suggestione generata dagli oggetti esposti e dalla luce ricreata all’interno dell’ambiente appositamente oscurato, accompagnata da videoproiezioni e poche informazioni. L’obiettivo è la valorizzazione intrinseca dei frammenti di tessuto.
Altra sezione è quella dedicata a Prato città tessile, che è di natura informativa, raccontando la storia del distretto attraverso le testimonianze, scarse fino alla metà dell’800, poi più consistenti nella fase successiva.
La sala dei tessuti contemporanei ancora una volta cambia registro per far prevalere la logica dell’impatto visivo su quella meramente informativa. Riprende la comunicazione e il linguaggio della moda, con esposizione di palette di colori e tessuti in produzione nel distretto nella stagione più recente.

Che genere di pubblico visita il museo? Qualche idea dei flussi di visitatori?
A parte le visite scolastiche come detto ampiamente in precedenza, i visitatori sono in parte gli stessi Pratesi, specialmente nel pomeriggio della domenica in cui l’ingresso è gratuito.
Poi abbiamo i turisti, sia di quelli che vengono in visita esclusivamente a Prato, o di quelli di passaggio in città negli spostamenti da Firenze al Pistoiese e al Lucchese. E anche una buona fetta di turismo d’affari: ci sono tante persone che vengono a Prato appunto per ordinare tessuti e vengono a visitare il museo incuriositi dalle iniziative che promuoviamo.