oltre la marginalita

Il secondo rapporto sullo stato del disagio insediativo in Italia, commissionato da Confcommercio e Legambiente, analizza la situazione del paese nel corso di un intero decennio – dal 1996 al 2005 – mettendo in evidenza una non uniformità a livello nazionale, dovuta all’esistenza di realtà territoriali, caratterizzate da diverse velocità di sviluppo e miglioramento.
A territori cosiddetti “lepre”, capaci di capitalizzare le risorse locali e di utilizzarle per velocizzare il proprio sviluppo endogeno, si affiancano territori definiti “cicala”, “formica” e “tartaruga” dove, al di là dell’esplicito riferimento alle favole di Esopo, si registra o un uso eccessivo delle risorse, o una lungimiranza di medio-lungo periodo, oppure una lentezza strutturale, che sovente degenera in ulteriori rallentamenti e riduzioni del benessere.
Oltrepassando le classiche distinzioni tra un Nord leader e un Sud follower, le tipologie individuate accolgono sia regioni meridionali che settentrionali, restituendo l’immagine di un’Italia fortemente frammentata, dove chi corre non sempre si preoccupa di chi rallenta, o nella peggiore delle ipotesi, di chi ormai esausto si ferma.
La Finanziaria 2007, attraverso l’istituzione delle Zone Franche Urbane (ZFU), ha introdotto una misura appositamente pensata per i quartieri e le aree urbane contrassegnate da un elevato disagio economico, sociale e occupazionale, con potenzialità di sviluppo inespresse.
Rimasto incompiuto nel corso del 2007, lo strumento delle ZFU è stato ripreso dalla Finanziaria 2008, per approdare proprio in questi giorni ai primi risultati. La manovra che mette a disposizione dei comuni con almeno 25mila abitanti e con un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale, 50 milioni di euro per il 2008 e altri 50 milioni per il 2009, ha richiamato l’attenzione di 70 Comuni, appartenenti non solo a regioni “deboli” come la Puglia, la Sicilia e la Calabria, ma anche a regioni “forti” come il Piemonte e la Toscana.
Il numero non trascurabile di candidature presentate – delle quali solo 18 diventeranno effettive, dopo aver superato il vaglio finale di Bruxelles – può essere visto come un ulteriore stimolo per l’avvio di un processo di rinnovamento delle politiche urbane, che abbandonando la tradizionale dicotomia tra centro e periferia, si dimostri capace di trasformare “quel terrain vague sospeso tra sacche di indeterminazione e aree di residualità”, in zone ad alta velocità.