Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Negli ultimi anni alcuni grandi musei hanno modificato la loro immagine facendosi più attraenti e sociali e offrendo una molteplicità differenziata di modi d’uso. Hanno cercato di costituirsi come dei luoghi in cui tornare. In particolare, Londra si è accorta da tempo delle potenzialità attrattive dei propri grandi musei e ha adottato un approccio innovativo. Lo illustriamo attraverso il caso emblematico del British Museum.
L’immaginario tradizionale dei grandi musei non è, o non è stato, quello di luoghi aperti, in stretta relazione con la vita della città, né di luoghi che predispongano una fruizione facile e leggera. Come se la loro funzione di offrire capolavori basti per richiedere al visitatore di essere ossequioso e paziente verso questi luoghi. Sicché il loro percorso si configura spesso come un continuum artistico senza indulgenze, di sala in sala, a volte senza “rifugi” visivi dalle opere, senza intervalli ricreativi.
Tuttavia, non è proprio così al British Museum di Londra, che pare invece piegarsi al visitatore e accoglierlo in tutta la sua natura di essere colto e intellettivo, ma anche umanamente bisognoso di gioco e di socialità.
Prendiamo questo caso significativo di grande museo: il British Museum di Londra ospita una delle più vaste e preziose collezioni di storia dell’arte e delle culture di tutto il mondo, con gallerie dedicate all’Egitto, all’Asia occidentale, alla Grecia, all’Oriente, all’Africa, all’Inghilterra preistorica e romana e alle antichità medievali. È uno dei più antichi musei del mondo (istituito nel 1749) e conta oggi sette milioni di pezzi, tra i quali noti capolavori come la stele di Rosetta, i marmi del Partenone, le sculture indiane di Amaravati.
In realtà, vedere una tale densità e importanza di oggetti e storie richiede un sovraccarico di fatica e concentrazione. Il British Museum pare capirlo e predisporre delle modalità di fruizione affinché la visita sia il più possibile un momento di piacere e di tempo libero. È il museo che fa tutto con lo scopo di stabilire un contatto forte e soprattutto continuativo con il pubblico, per fare in modo che diventi un luogo delle sue mete o un luogo dei suoi ricordi. Insomma: un luogo, oltre che un ricettacolo di tesori di storia e di arte.
Innanzitutto, va subito svelato il primo segreto. Ciò che lo rende un luogo in cui si può (permettersi di) tornare è la sua accessibilità: l’ingresso, non solo del British ma generalmente dei musei londinesi, è libero. Con questa politica di ingresso libero i musei londinesi sono diventati dei luoghi sempre affollati, in cui si ha la possibilità di godersi le opere esposte, visitandoli gradualmente, in cui gli stessi londinesi possono andarci più volte nell’arco della vita, portando figli, nipoti, amici, o semplicemente concentrandosi su qualche ala o tema particolare del museo. Questo è tanto più efficace in un museo come il British, la cui vastità lo rende difficilmente godibile e visitabile in una volta sola. L’ingresso gratuito predispone all’arrivederci invece che all’addio.
In secondo luogo, esso si configura come un luogo ricreativo e sociale, predisponendo panchine, angoli di sosta, spazi per i bambini. Quello che più di tutto rende il British Museum un luogo pubblico e sociale è la presenza dello spazio pubblico coperto più grande d’Europa: la Great Court. Si tratta di un cortile interno che è stato coperto da un tetto di vetro e acciaio progettato da Norman Foster e riconvertito in un grande e luminoso spazio circolare che accoglie il visitatore all’ingresso della sua visita e offre aree informative, panchine e tavoli per la sosta, una libreria, un negozio di souvenir e un bar, e al centro una sala cilindrica nella quale sono ospitate le mostre temporanee a pagamento. Questa corte si configura come uno spazio pubblico per eccellenza, tanto più che la cupola in vetro le dà una grande luminosità e crea una forte relazione tra interno ed esterno. Anzi questo ci fa ritenere questo spazio un sostituto della piazza. Offre una funzione che le piazze di Londra, nota per il clima poco accogliente, non possono offrire rispetto ad altre piazze mediterranee. Inoltre contiene ed espone, in modo più informale, alcune opere della collezione, che così vengono a essere rifunzionalizzate da oggetto della visita ad accessori ed elementi di decoro del luogo, alleggerite nelle loro pretese di attenzione verso il pubblico. Poi ciascun utente potrà leggerle come vuole, quindi con la possibilità di una doppia fruizione dello spazio. È il museo stesso ad “alleggerirsi”, a proporsi come luogo pubblico del tempo libero e della socialità, senza una necessaria devozione verso i suoi oggetti. Questo si contrappone alla struttura rigida e formale dei grandi musei tradizionali, in cui le opere d’arte costituiscono i punti di focalizzazione dello spazio e predispongono un fisso e prestabilito percorso di fruizione del museo.
Altro elemento che ne amplia le funzioni e lo configura come un luogo pubblico e accogliente è la “late opening”. Alcuni giorni alla settimana, nel caso del British Museum il fine settimana, il museo posticipa la chiusura di alcune aree, tra le quali la Great Court che rimane aperta fino alle 23.
Inoltre offre la possibilità di “Hands On”: l’allestimento di occasioni quotidiane in aree del museo in cui è possibile toccare una serie scelta di opere in presenza del personale. Gli oggetti del museo si possono tenere in mano: viene bandita quella tradizionale prestabilita distanza tra opera e utente del museo. Al di là delle esigenze conservative, essa indica anche una modalità di fruizione centrata sulla visione e sul ruolo passivo del visitatore. Qui invece viene infranta questa distanza. Pur nella staticità e nella longevità delle proprie opere, il museo ha saputo costruire delle pratiche interattive per il visitatore, che producono un maggiore coinvolgimento e scardinano quell’immaginario austero, fisso, statico del museo tradizionale, in favore di un luogo più libero, coinvolgente, vivace.
Tutto questo è arricchito dal fitto calendario di eventi che rende il museo un luogo attivo e dinamico. La collezione è permanente ma la sua offerta segue i mutamenti del tempo, cosicché il visitatore troverà sempre qualcosa di nuovo, di diverso, potrà sempre fare qualcosa che non ha fatto prima: una conferenza, un seminario, un dibattito, una mostra, come quella da poco conclusasi “The First Emperator, China’s Terracotta Army”, sull’esercito di terracotta del primo imperatore Qin Shihuangdi. Inoltre offre giornalmente tour gratuiti su alcuni temi o aree del museo. Il museo allora dà la possibilità di coltivare interessi e curiosità e di approfondire la visita, predisponendo così la possibilità di “ritornare”.
È anche questo che rende il British Museum uno dei musei più visitati e amati dal pubblico e che compone quest’ultimo non solo di turisti ma anche di londinesi. È questo che rende ancora più attrattiva Londra, proprio per la sua capacità di essere sempre contemporanea, viva, mai già vista.