Il pubblico della cultura tra bisogni, consumi e tendenze

l'arte dello spettatore

Il mondo della cultura pare essere cambiato. E non solo perché è mutato il ruolo giocato dagli aspetti culturali all’interno della società, ma anche perché si è modificato il rapporto che intercorre tra la cultura e il suo pubblico. Se da una parte è vero che la produzione ed il consumo di prodotti culturali hanno dimostrato di saper innescare circoli virtuosi all’interno dei meccanismi che sorreggono le moderne economie, grazie soprattutto all’accumulazione del capitale umano, dall’altra non si può fare a meno di constatare come i paradigmi in base ai quali si è soliti interpretare le modalità di interazione tra la cultura e i suoi interlocutori sembrino non tenere conto di questo tipo di implicazioni.
Il moltiplicarsi delle possibilità di accesso, messe a disposizione dalla crescente diffusione delle nuove tecnologie, ha portato ad un aumento dell’offerta culturale e, al contempo alla nascita di nuove modalità di fruizione, che impongono l’elaborazione di parametri di valutazione diversi da quelli utilizzati fin’ora per analizzare questo tipo di fenomeni.
La semplice rilevazione di un dato come il numero di libri letti in un anno, o il numero di musei visitati, restituisce un’immagine parziale, e forse non attuale, di un consumatore culturale che si trova ad essere continuamente esposto ad un flusso costante di stimoli ed informazioni.
Il sapere che, in questi ultimi anni, i consumi legati a prodotti e servizi di tipo culturale hanno conosciuto trend positivi di crescita, è un elemento che difficilmente porterà all’elaborazione di sapienti politiche culturali, se non sarà opportunamente supportato da una analisi qualitativa di quello stesso fenomeno. Questo perché “più cultura per tutti” non significa, in maniera automatica, che tutti gli individui siano dotati degli stessi strumenti, o posseggano le stesse capacità di scelta, tali da metterli nella condizione di poter distinguere un’esperienza realmente capacitante, secondo la nozione di capabilities introdotta dal premio Nobel per l’economia Amartya Sen, da una che ha solo la parvenza di esserlo.
Il volume “L’arte dello spettatore”, curato da Francesco De Biase – dirigente del Settore Arti Visive della Città di Torino -, raccoglie le riflessioni di alcuni professionisti che operano nei settori dell’arte, dell’informazione, della politica, dell’economia e della pianificazione urbana, intorno ai cambiamenti che hanno interessato il rapporto che lega domanda e offerta culturale, indagandone gli aspetti sia qualitativi che quantitativi.
Suddiviso in quattro parti, il libro restituisce una visione del pubblico culturale a 360 gradi, che partendo dall’analisi delle “trasformazioni dell’esperienza culturale”, attraversa le recenti modalità di “pensare” e “sentire” lo spettatore, per approdare, infine, ad alcuni interventi e strategie, politici e culturali, che hanno saputo “approcciare le nuove antropologie del consumo culturale”.

L’arte dello spettatore
Il pubblico della cultura tra bisogni, consumi e tendenze
a cura di Francesco De Biase
FrancoAngeli 2008 euro 32,00
ISBN 978-88-464-9858-8
www.francoangeli.it