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Intervista con Valentina Nastro – Direzione organizzativa Viaggiatori di Note
Viaggiatori di note è il primo evento in Italia , anche dal taglio internazionale, dedicato ai viaggi e alla musica. La manifestazione punta a valorizzare e promuovere il fenomeno del turismo musicale, una forma particolare di turismo culturale che coinvolge numeri consistenti e tipologie diverse di target. Ci spiega come è nata l’idea e le caratteristiche di questo evento?
Lo spunto ci è venuto da una buffa considerazione su una canzone di Daniele Silvestri, “La paranza”: ci siamo chiesti se questo avesse incrementato il turismo sull’isola di Ponza. Piano piano ci siamo resi conto che in quello che dicevamo poteva esserci in fondo una verità e abbiamo cominciato ad approfondire il fenomeno della musica come motivo di viaggio; è stato poi una conseguenza naturale scoprire come il turismo musicale sia un aspetto importante del turismo culturale. La musica e il turismo sono legati in maniera strettamente diretta: capita che si viaggi per visitare il luogo dove è nato, vissuto e persino sepolto il proprio idolo ma anche per concerti e grandi eventi, sempre più spesso legati alle tradizioni e al folclore locali. Quello musicale è probabilmente l’unico ambito del turismo dove l’offerta non riesce a soddisfare tutta la domanda.
L’evento Viaggiatori di note è stato articolato in quattro giorni che hanno visto sfilare ed esibirsi musicisti e scrittori, ma anche confrontarsi e riflettere chi il turismo lo fa e chi la musica la organizza. Sede della manifestazione è stato il vecchio carcere mandamenatale di Ischia Ponte
Nel primo workshop dedicato al turismo musicale, tenutosi all’interno di Viaggiatori di Note, si sono incontrati gli operatori turistici e i responsabili di associazioni culturali, festival e teatri. Lo scopo – si legge da comunicato – era l’individuazione di itinerari che portino i turisti verso le destinazioni musicali. Quali sono state le conclusioni? Si può azzardare a fare una previsione sugli sviluppi futuri del settore?
Music Tourism Workshop è partito come un esperimento a cui hanno partecipato realtà nazionali ed internazionali. In Italia, ad esempio, ci sono tantissimi territori il cui attrattore principale è proprio la musica: basti pensare a Torre del Lago di Puccini, a Busseto con tutti gli itinerari Verdiani, o anche a realtà come La notte della Taranta, durante la quale ogni anno nel piccolo paese della Grecìa salentina, Melpignano, si radunano circa centomila persone provenienti da ogni dove per scatenarsi nel ballo della tradizione salentina.
Sicuramente il turismo musicale è un settore in espansione e in Italia esistono già dei tour operator specializzati che si occupano solo ed esclusivamente di questo. Molti operatori ritengono che sia una occasione da non farsi sfuggire, un mercato giovane ancora tutto da esplorare. Per la prossima edizione del Music Tourism Worskshop, che si terrà a Ischia sabato 6 giugno 2009, punteremo anche alla partecipazione di rappresentanti d’oltreoceano interessati a “vendere” l’Italia musicale. Ci sarebbero da citare casi molto interessanti di collaborazione tra realtà diverse. Uno per tutti è l brand “Note in Viaggio”, a cura del tour operator Alderan e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, nato con lo scopo essenzialmente di far viaggiare il pubblico dell’Accademia accompagnato da studiosi ed esperti. Oltre agli enti locali e ai Tour operator, ad entrare in campo ci sono anche forme diverse di imprese, culturali e non: una buona scuola di musica od un conservatorio che nell’ambito di festival e rassegne propongono stage formativi importanti sono in grado di attirare numeri consistenti di musicisti.
A Liverpool, per esempio, hanno aperto un luxury hotel “Hard Day’s Night” ispirato interamente ai Beatles e alle loro canzoni; a Las Vegas esiste una “wedding chapel”, chiamata “Viva Las Vegas” dall’omonima canzone del mitico Elvis, dove ogni anno arrivano migliaia di persone per sposarsi con la benedizione del fantasma del compianto Presley; tantissimi turisti vanno a Buenos Aires solo per ballare almeno una volta in una delle tante storiche Milonghe, locali dove si balla il tango.
Quali tipologie di turismo musicale può annoverare? C’è quello legato ai luoghi o legato al genere musicale, ecc… Quale comparto del settore è più florido? Citi qualche esempio…
Sicuramente il comparto meglio strutturato è quello che riguarda la musica classica e lirica. Gli itinerari sono tantissimi e il turista musicale viaggia per seguire la rappresentazione, il cantante o il direttore d’orchestra preferiti..
E’ in relazione a questo comparto che è possibile avere maggiori stime sul fenomeno perché a raccogliere i dati sono i tour operator. Il concetto di turismo musicale è molto allargato, nel senso che è un ambito abbastanza vasto e ci sono esempi, come dire, nobili e “meno nobili”.
Come detto, c’è quello legato ai luoghi di musicisti e compositori – gli esempi sono tantissimi; per citarne alcuni la Dublino degli U2 o la Liverpool dei Beatles o la Salisburgo di Mozart -, quello legato al genere musicale- la Notte della Taranta già citata ne è un esempio-, dal reggae al rock al folk. E poi ci sono gli itinerari legati ad Elvis Presley, luoghi di vita e di morte.
Senza andare lontano ritornando all’idea buffa di Ponza e la Paranza, Daniele Silvestri, ospite alla prima edizione, ci ha raccontato che in effetti il sindaco dell’isola lo ha chiamato ringraziandolo e dicendogli che dopo la sua canzone il flusso turistico era aumentato.
Profilo del turista musicale tipo?
La cosa interessante è che turisti musicali attraversano un po’ tutti i target, dai giovani dei grandi raduni rock ai 30-40 anni appassionati Jazz per arrivare agli over 60 dei grandi festival lirici e classici. Tutti attratti dalla musica di qualsiasi genere e pronti, chi più chi meno, a incrementare un indotto economico di tutto rispetto.
Spesso il turismo musicale è legato al singolo evento – al concerto del cantante famoso che mobilita centinaia di migliaia di persone – e ai viaggi verso le città tappe del tour. Un “turismo” non sistematico…Ci piacerebbe analizzare quel turismo musicale che riesce a sortire effetti sia materiali che immateriali sulla location in cui si svolge. Cosa pensa dell’aspetto che vede legati musica e territorio?
Time in Jazz è un esempio virtuoso e Berchidda, il paesino dove si svolge, ha ormai la sua popolarità. E’ ovvio che per avere un tale successo ci vogliono ingredienti che funzionino e non ultima, in questo caso, la popolarità del suo direttore artistico Paolo Fresu.
Gli effetti di questa operazione sono ovviamente un indotto economico importante e la nascita di nuova occupazione. In tutto questo Berchidda ha acquisito un valore aggiunto, il valore percepito che la rende un posto da vedere ed un posto in cui esserci, per dirla impropriamente quasi una moda. Ma gli esempi sono tanti , piccoli o grandi non ha importanza.
Quello dei festival o dei grandi eventi rimane la soluzione ancora valida e vincente per il turismo musicale, o le prospettive guardano altrove?
Come si diceva, non ci sono solo i festival ed i grandi eventi, in alcuni casi basterebbe sfruttare promozionalmente la musica per attrarre turismo. Ci sono paesi in cui la musica rappresenta una parte importante dell’immaginario collettivo che andrebbe sviluppato e alimentato. Napoli ne è un esempio significativo perché per circa un secolo la sua immagine è stata indissolubilmente legata alla musica tradizionale napoletana conosciuta in tutto il mondo. A chi non sarebbe piaciuto andare a Napoli e assistere ad un concerto? Ma qui c’è qualcosa in più e lo dimostrano i fatti…esistevano all’inizio del 900 persino delle cartoline musicali dove venivano riprodotti, tanto per citare un caso, il Vesuvio e il mare sullo sfondo con davanti il pentagramma e le parole di “O’Sole mio”- canzone che ha portato la capitale partenopea ad essere nota dappertutto. Lo stesso fenomeno caratterizza Buenos Aires con il tango o a San Paolo con il samba o la bossanova.
“Nel settore del turismo culturale la musica rimane uno dei più forti attrattori culturali ed ha un immenso potere di promozione. È probabilmente anche quello più diffuso, più completo e appagante rispetto alle classiche tipologie di viaggio culturale” … Esistono ricerche specifiche in merito? Può consigliarci approfondimenti a riguardo?
Purtroppo non c’è quasi nulla in merito se non qualche dato rilevato dagli enti pubblici, anche per questo motivo abbiamo voluto creare un convegno all’interno di Viaggiatori di Note per iniziare il confronto e provare a mettere dei punti fermi sul fenomeno.
Inoltre ci stiamo adoperando per avviare una collaborazione con alcune Università per cercare di affrontare in maniera sistematica e scientifica le dinamiche del turismo musicale.
Speriamo di poter dire qualcosa in più nella prossima edizione di Viaggiatori di Note, sempre ad Ischia dal 4 al 7 giugno 2009.