Intervista a Silvia Ragazzini – Responsabile marchio Imolarte

Museo-Centro di Documentazione storico-artistica G. Bucci

Quando è nato il Museo-Centro di Documentazione storico-artistica G. Bucci? Come è strutturato?
Il museo d’impresa G.Bucci è nato nel 1979 per volontà della cooperativa Imola Ceramica. Fin dalla sua fondazione il museo è diretto da Dante Passarelli che, non solo ne ha seguito l’allestimento, ma lo dirige ancora adesso.
Si suddivide in 3 sale: Sala delle decorazioni, Sala degli autori e l’ultima, completata durante gli anni ’80, Sala degli artisti contemporanei. La sala delle decorazioni racconta l’evoluzione del decoro attraverso l’esposizione della produzione seriale delle decorazioni prodotte dalla Sezione Artistica, dalla fondazione fino ad oggi. Raccoglie inoltre un’esposizione di 44 diplomi dalla fine dell’ottocento agli anni ’70, testimonianza delle partecipazioni e dei premi vinti in occasione delle più importanti fiere di ceramica artistica. Una parte della sala è dedicata ad una speciale raccolta di immagini sacre: fin dal Seicento infatti Imola si era distinta nella produzione di targhe devozionali, infatti tra quelle esposte al museo troviamo due esemplari risalenti al 1600-1700, mentre molte delle attuali riproduzioni sono state in realtà ereditate dalla ex-Fabbrica Bucci, prima che nel 1874 diventasse l’attuale Cooperativa Ceramica d’ Imola. Oggi la produzione conta ben 100 esemplari con iconografie tipiche del territorio locale, testimoniate nel catalogo “Madonne dei Pilastrini”. Insieme alla riproduzione di un presepe esposto di derivazione ottocentesca, queste maioliche testimoniano come la tradizione si sia tramandata inalterata nel tempo. Anche la produzione di carattere popolare è documentata con un’ampia raccolta di oggetti bianchi e con un’interessante serie di boccali dalle diverse forme.
La sala degli autori raccoglie i pezzi unici dell’Imola Ceramica, dal 1874, cioè dalla sua fondazione, fino ad oggi. Questa sala infatti testimonia nei documenti fotografici e d’archivio la nascita e lo sviluppo dell’azienda dal 1874 agli anni ’70. Grazie ad una serie di tavole con le marche, il visitatore può individuare, dal punto di vista cronologico, la produzione sia artistica che industriale dell’azienda. Oltre alle ceramiche frutto delle collaborazioni più recenti, nella sala sono rappresentati i ceramisti più significativi operanti presso l’azienda – Gaetano Lodi, primo direttore della Sezione Artistica dal 1883 al 1886, A. Sangiorgi, G. Baldini, M. Bandoli, U. Marfisi, A. Visani, S. Ghinassi, W. Martelli, T. Buscaroli, D. Minganti – che si sono succeduti dai primi del Novecento fino agli anni ’40-‘50. E’ interessante osservare come sulle opere degli anni ’50 e ’60 la presenza, come consulente, di Gio Ponti (documentata dalle lettere autografe raccolte nella pubblicazione “Cari Amici”) abbia influenzato la produzione artistica del tempo. Un settore della sala è dedicato alla produzione industriale con una speciale sezione storica dove sono raccolti i campioni delle prime piastrelle prodotte a partire dagli anni ’20, e i cataloghi dal 1931 al 1970. Ricordiamo che dal 1874 la Cooperativa ha prodotto solo stoviglie e ceramica artistica; è solo nel periodo dal 1913 al 1920 che viene introdotta la produzione delle piastrelle che ha rappresentato uno step fondamentale nella storia dell’azienda.
Da questo momento in poi infatti molti degli investimenti prima destinati unicamente alla Sezione Artistica, vengono dirottati alla ricerca nel campo delle piastrelle, determinando nel corso degli anni una crescita molto forte dal punto di vista economico. Oggi la Cooperativa Ceramica d’ Imola è un’azienda leader nella produzione e vendita di piastrelle in tutto il mondo, ma continua a mantenere in vita la Sezione Artistica, come fiore all’occhiello di un’azienda orgogliosa delle sue origini.
La Sala degli artistica contemporanei, realizzata ampliando l’area espositiva, è collocata all’ingresso del Museo e dà spazio all’esposizione di pezzi di arte contemporanea. Vi sono esposte opere realizzate negli anni ’80 da grandi artisti dei nostri tempi in collaborazione con la Sezione Artistica di Cooperativa Ceramica d’Imola. L’incontro tra questi due mondi è avvenuto grazie ad una rassegna chiamata “Artecotta”, organizzata in collaborazione con lo Studio Marconi di Milano, che in quegli anni collaborava con molti degli artisti che qui troviamo rappresentati.
L’operazione coinvolse in campo italiano Enrico Bay, Lucio Del Pezzo, Agenore Fabbri, Tullio Pericoli, Gianfranco Pardi, Arnaldo Pomodoro, Aldo Spoldi ed Emilio Tadini, ma anche artisti stranieri come Joe Tilson o Hsiao Chin; con molti di loro questa collaborazione si è protratta negli anni anche tramite la realizzazione in tirature limitate di lavori artistici importanti in vendita presso il Negozio all’interno dello Show Room. Questa esperienza si è rivelata molto positiva per un’azienda che fino ai primi anni 80 era ancora proiettata verso stereotipi artistici molto tradizionali: oltre ad aver permesso di proiettarsi verso un’arte più attenta al contemporaneo e ad un mondo sempre più “industrializzato”, ha inoltre dimostrato la capacità di saper miscelare settori differenti e generare un’”arte” sperimentale. In questa sala inoltre è possibile ammirare le prime opere in ceramica dell’architetto Ugo La Pietra, documentate negli ormai famosi Giardini Mediterranei, e presenze di artisti come Portoghesi, Dorazio, Mariani, Rontini, Merendi, Bertozzi, Casoni, Summa, Mitoraj e Sartelli.

Oltre alla costituzione del museo, Imola Ceramica ha deciso di mantenere in vita un laboratorio artistico…
Il museo e l’adiacente laboratorio artistico danno l’opportunità di farci conoscere attraverso un viaggio nella tradizione, grazie ad una sezione artistica che lavora come si faceva a fine Ottocento. La Sezione Artistica mantiene in vita la produzione dei pezzi più tipici riproponendo le targhe devozionali e tutti i pezzi che compongono i servizi tipici per la tavola; questi ultimi sono proposti nelle 5 decorazioni tipiche e cioè Giallo Fiore, Bianco Fiore, Mazzetto, Garofano Blu (realizzata su suggerimento di Giò Ponti negli anni ’40-’50)e Garofano Imola.

Che genere di esposizioni propone il museo? Collezioni permanenti, mostre temporanee, ecc..
Il museo ospita esclusivamente una collezione permanente ripartita nelle tre sale come ampiamente descritto, ma si è fatto anche promotore di altri eventi. Tra i più significativi si ricorda una ricca esposizione dei presepi storici e formelle presepiali nel 1995, allestite nella sala mostra con il titolo “Presepe, tradizione storia e immagini”.Tutte le mostre temporanee sono ospitate nella Sala Mostra al piano terra, che ci permette di poter usufruire di una vasta area espositiva, senza dover modificare nulla nel Museo che rimane al primo piano.

In quale location è stato allestito il museo?
La sede del museo si trova in Via Vittorio Veneto, nella sede principale dell’azienda e nella parte rimasta ancora originale di un vecchio stabilimento ottocentesco. In corrispondenza all’introduzione della produzione di piastrelle, per ovvie necessità di avere a disposizione aree più grandi, ci si è trasferiti nell’attuale location, all’epoca ex-vetreria andata in fallimento. Essendo la produzione ceramica molto simile come processi di cottura a quella del vetro, è stato possibile insediarsi con facilità e adattare le fornaci esistenti alla produzione della ceramica artistica e delle piastrelle. Durante gli anni lo stabilimento, tipica costruzione dell’Ottocento ha subito varie ricostruzioni dovute ai danni provacati dai bombardamenti durante le guerre, ma l’attuale Sala Mostra, Laboratorio Artistico e Museo Aziendale, si trovano nell’unica parte che ancora è rimasta intatta e contribuisce a proiettare il visitatore in un atmosfera che ancora sa di “storia”.

L’essere un museo di una cooperativa, e non di un’azienda, è un tratto distintivo del centro G.Bucci. Quando la fabbrica è diventata cooperativa? E cosa rappresenta per una realtà del genere un museo?
La cooperativa nasce nel 1874 da una vecchia fabbrica di stoviglierie di origine Settecentesca. Quest’ultima passò nel corso degli anni di mano in mano a ceramisti locali, fino ad arrivare a fine Ottocento alla famiglia faentina dei Bucci, che ne diresse le sorti fino a fine 800. Per problemi personali dovuti anche ad una salute piuttosto cagionevole, l’allora proprietario Giuseppe Bucci, non fu più in grado di gestire l’attività; invece di chiudere l’azienda decise di darla in mano a chi vi lavorava, dando vita alla prima forma di cooperativa sorta in Italia. Lo statuto della nascente Cooperativa Ceramica d’ Imola, datato 1874, è infatti il primo redatto su territorio nazionale. All’epoca questa scelta poteva sembra molto rischiosa, considerate le vicissitudini dell’unificazione ed essendo ancora il territorio prevalentemente agricolo, ma invece quella di Giuseppe Bucci si rivelò un’intuizione giusta, che determinò nell’animo dei nuovi soci la volontà di far crescere l’ attività e di mettere mano anche ai propri risparmi per far fronte ai momenti di crisi.
Una dimostrazione di un forte spirito cooperativo di cui ancora oggi i soci attuali sono ben consapevoli, sentendo pienamente la responsabilità di un’azienda che ha più di 130 anni di storia. Azienda che nel tempo ha cercato di progredire e adeguarsi ai tempi mantenendo vivo il legame con il passato, anche attraverso la creazione del museo. Il museo è infatti la testimonianza che l’azienda vuole mantenere viva una tradizione immutata nel tempo, conservando la produzione tradizionale, anche se oggi è più un biglietto da visita, che una fonte di guadagno. Infatti all’interno della Sezione Artistica non vi è nulla o quasi di meccanizzato. Al massimo c’è il tornio che è automatico, aerografi automatici e forni elettrici. Tutto il resto della produzione è manuale, dalla scelta prodotto, alla decorazione, alla smaltatura, foggiatura per colaggio con l’ausilio di stampi realizzati a mano. I costi oggi sono enormi ma la qualità ne è all’altezza.

Che genere di iniziative propone il museo?
Prevalentemente attività di sensibilizzazione verso le scuole. Negli ultimi tre anni abbiamo prediletto le visite guidate mettendoci a disposizione delle richieste delle scuole elementari, medie e superiori del circondario imolese, e non solo. È diventata una pratica comune per le scuole di Toscanella piuttosto che di Castel San Pietro. Le visite generalmente consistono in una indottrinata della storia della ceramica in azienda e in un giro in sezione artistica. Qui è offerta la possibilità di assistere all’intero processo lavorativo, che porta il semplice panetto di creta a diventare pezzo artistico. Se per i bambini delle scuole elementari la visita è una occasione per accostarsi alla materia, per le scuole medie e le superiori – in particolare per gli istituti tecnici di ceramica – è una sorta di orientamento. Consideri che a 20 km dal distretto imolese della ceramica c’è quello di Faenza che offre un proposta culturale molto ricca con il Mic Faenza – Museo Internazionale delle Ceramiche. Gli istituti superiori sono concentrati prettamente in quella zona. Sicuramente la realtà faentina è più conosciuta ma il nostro museo permette di approcciare sia alla realtà aziendale della ceramica che al reale lavoro di produzione artistica.

Qual è la percezione del museo sul territorio?
La realtà è strettamente locale anche se sono molto più numerose le visite extra-territoriali. I visitatori arrivano al museo soprattutto per opera di chi lavora nell’ambito delle piastrelle e dovendo presentare l’azienda a potenziali clienti, non può fare a meno di raccontare una storia che nessun altro tra i nostri concorrenti può vantare. Consideri che l’unica forma di promozione verso l’esterno è la proposta di visita guidata alle scuole. A breve, per cercare di accattivare un pubblico extra-scolastico, vorremmo mettere a punto una mostra dei pezzi storici. Le ultime risalgono a circa dieci anni fa, con quella sui presepi e quella dedicata ai pezzi di artisti contemporanei. È a queste iniziative che la popolazione locale partecipa, richiamata da una pubblicità adeguata. In ogni caso la percezione della cooperativa nell’imolese è radicata. Ci sono famiglie intere che lavorano nell’Imola Ceramica. Pensi che su 1450 dipendenti ci sono 170 soci.

Quali sono le chiavi di lettura che il museo propone?
Principalmente che l’azienda è consapevole ed orgogliosa del suo passato e lo testimonia mantenendo in vita una sezione artistica e il museo. Inoltre che l’azienda è proiettata al futuro, tramite la collaborazione con artisti contemporanei. Imola Ceramica è una realtà che 130 anni di storia non ha cambiato dal punto di vista artistico. Per noi il museo è una sorta di guida visiva per comprendere il percorso di una fabbrica di pochi lavoratori diventata un’azienda leader a livello internazionale. Una realtà che vuole proporsi sul territorio per come la conoscono gli imolesi e in generale gli altri clienti. Innovazione portata avanti nella tradizione.