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“Dare nuova vita al centro storico” è il motto di questi ultimi anni a Brescia. La Notte Bianca dell’Arte si inserisce infatti in un calendario di progetti ed eventi che l’amministrazione comunale ha avviato da alcuni anni. Primo fra tutti il Progetto Carmine: intervento molto discusso, anche attraverso operazione artistiche, che ha visto il quartiere Carmine oggetto di un lungo lavoro di recupero sia a livello architettonico che commerciale. Fa parte del Progetto Carmine l’apertura del Nuovo Cinema Eden: un moderno polo culturale nato nel cuore del centro storico, un ufficio cinema chiamato a ideare una programmazione di qualità, ad ospitare rassegne e festival cinematografici nazionali ed internazionali, eventi di musica, letteratura, arte.
Si è chiuso invece nella serata della Notte Bianca il progetto pilota Station is Destination: un programma di rilancio e di animazione che ha acceso le serate del piazzale della Stazione dei Treni di Brescia durante i fine settimana del mese di settembre. La riqualificazione urbana dell’area degradata della stazione è stata accompagnata da appuntamenti musicali e teatrali con l’obiettivo di trasformare un luogo anonimo in uno spazio destinato alla cultura e al divertimento in tutta sicurezza.
La Notte Bianca dell’Arte, voluta dall’Associazione Gallerie di Brescia, e patrocinata dal Comune di Brescia, ha un duplice obiettivo: quello di invitare il pubblico, anche quello più giovane, a frequentare il mondo dell’arte, e quello di sottolineare la mancanza di un Museo d’Arte Contemporanea.
Fabio Paris, proprietario della galleria che porta il suo nome, parla a nome dell’Associazione Gallerie di Brescia.
Innanzitutto, quando è nata l’Associazione Gallerie di Brescia?
L’Associazione è nata ufficialmente con l’organizzazione di questo evento.
In modo informale invece è nata due anni fa in occasione di un evento simile. La Galleria delle Battaglie aveva infatti proposto un’idea da sviluppare tutti insieme. E’ stata quindi realizzata una manifestazione nel mese di dicembre 2006, autogestita e autofinanziata pensata come test sul territorio. Un test per capire il feed back e le reazioni da parte del pubblico. Un’iniziativa che ebbe, grazie al passa parola tra amici, un discreto successo ma che non ha avuto i risultati di questa prima Notte Bianca dell’Arte.
Come siete passati quindi da un test autogestito ad una manifestazione di successo come questa appena conclusa?
Fu Massimo Minini che lo scorso fine giugno mi interpellò per valutare la possibilità di ripetere l’evento alla riapertura della stagione autunno/inverno delle gallerie. Coinvolgemmo i colleghi galleristi discutendo le modalità dell’operazione.
Una precisazione: l’iniziativa è stata fatta coinvolgendo solo le gallerie regolarmente iscritte.
Strada facendo siamo riusciti ad avvicinare la nuova amministrazione comunale, per l’esattezza l’Assessore alla Cultura Andrea Arcai, che ha sposato il progetto allargandolo all’apertura gratuita dei musei della città sino a mezzanotte e un servizio di bus navetta gratuito che, attraverso un percorso ad anello, copriva tutti i punti cardinali dell’evento.
Quindi il Comune ha sposato la volontà di promuovere l’arte contemporanea in Brescia?
Preciso, arte moderna e contemporanea; perché le quattordici gallerie che hanno partecipato si occupano sia di moderno che di contemporaneo. In particolare il Comune ha sposato l’idea che la Notte Bianca dell’Arte fosse un connubio tra pubblico e privato.
Qual è stato l’obiettivo principale della Notte Bianca dell’Arte? Invitare il pubblico a frequentare il mondo dell’arte o sottolineare, nuovamente, la mancanza di un Museo d’Arte Contemporanea?
Sono due cose diverse.
Sappiamo che esiste questa mancanza, ormai storica, di un museo di arte moderna e contemporanea. Insisto su arte moderna e contemporanea perché un visitatore che viene da fuori attualmente trova, nei musei della città, arte fino all’ottocento. Dopo c’è tabula rasa. Ritengo, e credo sia condivisibile, che un pezzo di storia del novecento a Brescia ci sia stato, nel bene o nel male e con artisti più o meno famosi. E’ quindi giusto che le generazioni future sappiano anche cosa è stato il Novecento nella sua interezza, dato che solo l’ultimo trentennio è legato ai linguaggi contemporanei.
Per quanto mi riguarda, sento la mancanza a Brescia di due spazi museali: uno spazio per l’arte del Novecento ed uno per l’arte contemporanea. Trovo difficile far convivere assieme queste due realtà.
Senza dover eccedere nelle citazioni, ma il caso londinese della Tate (Tate Britain per l’arte inglese dell’Otto/Novecento e Tate Modern per l’arte contemporanea), ridimensionato in piccolo alla nostra città può essere un buon esempio.
L’altro obiettivo era far conoscere le nostre realtà e sostenere chi, più o meno per propria propensione, ha, sino ad ora, sopperito ad una mancanza culturale da parte del settore pubblico.
Sono diversi gli obiettivi della Notte Bianca dell’Arte di Brescia rispetto a quelli delle altre città?
Io penso che fondamentalmente i punti chiave siano gli stessi ossia organizzare un notturno speciale e offrire al pubblico qualcosa di diverso, un percorso artistico culturale unico nel suo genere.
Secondo te la Notte Bianca dell’Arte è più vicina ad un Festival, e penso ai festival contemporanei che vogliono far vivere le città, o è più vicina alle pratiche contemporanee che vedono artisti lavorare in contesti e spazi collettivi?
Non lo so, né l’uno né l’altro…la necessità qui era di farsi conoscere prendendosi per mano. Non è un festival perché generalmente un festival ha un regista/coordinatore; nel nostro caso è stato proprio un prendersi per mano, ognuno ha organizzato la propria mostra ma invece di inaugurare separatamente si è creato un network per stimolare la gente ad uscire di casa e vedere quello che succede.
“Uno stimolo in più per vivere la città” avete detto nel comunicato stampa. Affermazione che trovo in linea con una serie di iniziative che il Comune sta sostenendo da più anni. Ricordiamo il Progetto Carmine, l’apertura del Cinema Nuovo Eden, il recente progetto Station is Destination. Ci sarà spazio quindi per l’arte contemporanea?
Ce lo auguriamo! I segnali sembrano andare in quella direzione, pensiamo solo al fatto che l’attuale amministrazione ha sostenuto questa iniziativa aprendo un dialogo con gallerie private. Cosa non da poco se pensiamo ad un passato grigio in questo senso. Posso dire che ‘il ghiaccio si è rotto’ auspicandoci che questa prima Notte Bianca sia un buon punto di partenza per futuri progetti di collaborazione artistico/culturale tra pubblico e privato. A quel punto diventerebbe davvero uno “stimolo in più per vivere la città”.
Da tempo è oggetto di dibattito in campi diversi, dalla ricerca scientifica alla promozione culturale, il rapporto tra pubblico e privato. Anche in questo caso il privato è stato ideatore e promotore di un’iniziativa che riguarda un bene pubblico. Come vedi questa possibile partnership di progetto, e non solo economica, tra pubblico e privato?
Il privato può conferire nel pubblico le proprie esperienze, il proprio know-how, al fine di rafforzare la proposta culturale sul territorio.
Puoi anticiparci qualche evento che avete in programma come Associazione?
Non posso anticipare per una questione di correttezza. Ci sono delle idee ma ci siamo dati appuntamento dopo la Notte Bianca per tirare le somme e mettere sul piatto delle proposte. Da qui a concretizzarle bisogna lavorare, ragionare e metabolizzare e soprattutto confrontarsi col pubblico per trovare sinergie comuni tese a diffondere la cultura dell’arte sul territorio.
Per un progetto a lungo termine comunque, sarà sempre più necessario trovare anche sostegno economico dalle imprese attraverso una campagna complessa di fundraising culturale.
Il panorama delle nostre imprese è caratterizzato dal settore medio-piccolo. La maggior parte delle imprese non ha un ufficio comunicazione e men che meno di CSR – Corporate Social Responsability. Il territorio bresciano è pronto per un impegno culturale?
Brescia è la seconda città della Lombardia dopo Milano e ha un Pil pro-capite da urlo. E’ secondo me inevitabile che il territorio bresciano si scontri con la cultura d’impresa e la comunicazione culturale.
Ci auguriamo che le imprese si facciano promotrici di progetti importanti. E per fare questo devono essere sviluppate campagne di fundraising a lungo termine per dare alle imprese la possibilità di investire, non a spot e in modo frammentato, ma con continuità e responsabilità.
In Italia abbiamo ottimi esempi. Pensiamo alla Diesel con il progetto Diesel Wall che da Milano si è esteso su tutto il territorio europeo. Oppure la Teseco e la sua collaborazione con la Galleria Continua in Toscana. Aziende lungimiranti che ora hanno collezioni d’arte invidiabili.
Grazie a Fabio Paris per la sua disponibilità e per gli interessanti spunti che ci ha dato e guardiamo con prospettive di crescita il territorio bresciano. Sarà necessaria una forte collaborazione tra la pubblica amministrazione, le imprese, le associazioni di categoria e le istituzioni culturali pubbliche e private per creare un progetto a lungo termine e sensibilizzare non solo una sponsorizzazione, ma la co-partecipazione e la co-progettazione nel lungo periodo.
Questa prima edizione della Notte Bianca dell’Arte ne ha dimostrato la fattibilità ma ricordiamo che essa è stata soprattutto un successo di pubblico dimostrando che l’arte e la cultura sono anche a Brescia collanti di vita pubblica.