La necessità di una ingerenza del sistema delle imprese nel settore dei Beni culturali – per una sua rivitalizzazione e revisione di sistema – è un dato di fatto che agli addetti ai lavori non rivela novità di rilievo. D’altra parte occorre dar merito al ministro Bondi di aver preso coscienza delle potenzialità del sistema dei beni culturali italiano e delle attuali inadeguatezze a livello di fruizione e gestione. A testimonianza della volontà del Ministero di agevolare l’investimento delle imprese, alla fine della scorsa settimana, proprio con il benestare del suddetto Ministero, è andato in scena il primo capitolo di una successione di coalizioni tra importanti player del settore. Civita Servizi e la Gebart del Gruppo Abete hanno stretto un’alleanza attraverso partecipazioni azionarie incrociate. Questo sarà il primo di una serie di accordi a livello nazionale che si delineeranno nei prossimi mesi. Nel dettaglio Civita Servizi acquisirà una quota del 29% del capitale, mentre il Gruppo Gebart, attraverso l’Editoriale Servizi del gruppo Abete, acquisterà il 15% del capitale di Civita.
L’appoggio del ministero a queste alleanze è solo una naturale risposta alle forti pressioni del capitale privato che intende investire nel settore dei beni culturali, e, soprattutto, all’aumento di richieste per rendere competitiva l’offerta dei servizi museali. Il reale nodo da sciogliere, non tanto da parte del ministero quanto da parte del governo, sarà quello di porsi a garante della titolarità della pubblica amministrazione della quale, oggi, si percepisce un forte ridimensionamento nelle funzione gestionali e di controllo.
Spetterà al governo trovare una soluzione sia per far convivere pubblico e privato – l’appoggio degli investimenti privati è imprescindibile – ma ancor di più per impostare normative che dovranno essere condivise, al fine di evitare, da gennaio 2009, una gestione delle grandi gare sui servizi aggiuntivi senza direttive precise.
Uno stato dei fatti che potrebbe condurre a situazioni rischiose e incresciose, come nel caso della gara in Campania o per quella della Lombardia (Cenacolo e Accademia di Brera) che hanno rappresentato un grande insuccesso sull’applicazione delle regole predisposte dal Ministero sull’affidamento dei servizi aggiuntivi.
I riflettori sono, ora, puntati sul governo, e non esclusivamente sul ministero presieduto da Bondi, perché una sana gestione dei Beni culturali potrebbe riguardare in maniera trasversale anche la rinascita del ministero del turismo.
E’ auspicabile, quindi, che il settore dei Beni culturali viva e goda di un ruolo autonomo e di prestigio. Se, in una fase successiva, i benefici di tale autonomia riusciranno a produrre effetti positivi anche su altri comparti tangenti alla cultura, quali il turismo, vorrà dire che si sarà fatto un buon lavoro.