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Intervista con Debora Pietrobono – Direzione organizzativa Punta Corsara
Punta Corsara è un progetto triennale di impresa culturale e formazione che parte dal teatro, realizzato a partire dal quartiere napoletano di Scampia. Quali sono le tappe salienti del suo percorso e come è stato pensato e messo in atto?
Punta Corsara è un progetto di impresa culturale, sostenuto all’interno del Patto per le Attività Culturali di Spettacolo dal MIBAC e dalla Regione Campania e gestito dalla Fondazione Campania dei Festival presieduta da Rachele Furfaro. Il progetto segue l’esperienza meravigliosa di Arrevuoto del Teatro Mercadante, con la regia di Marco Martinelli.
Tre sono le linee guida fondamentali:
– La formazione ai mestieri del teatro – sono state assegnate delle borse di studio triennali per un totale di 20, a 10 attori, 5 tecnici, 5 danzatori e 5 organizzatori.
– Il lavoro sul territorio a partire dalla ristrutturazione dell’Auditorium di Scampia – entro la fine del 2008 dovrebbero partire i lavori la cui consegna è prevista per febbraio 2009 – con la programmazione teatrale nel 2009.
– I progetti che sono rivolti direttamente al territorio.
Il progetto Punta Corsara è infatti una sorta di matrioska che contiene diversi contenuti: corsi di formazione, stagione teatrale e rassegna itinerante, laboratori e progetti sul territorio e, per ultima ma non meno importante, una inchiesta sociale nel Casertano. Ogni azione porta con sé una serie di funzioni. Per esempio, la rassegna itinerante fa parte della programmazione di spettacoli ma, nello stesso tempo, agisce sul territorio e permette di creare un pubblico dove non c’è in realtà.
Punta Corsara ha attivato un processo che va dalla città al teatro, dal teatro alla città. Come detto, il fulcro fisico del progetto è l’Auditorium di Scampia per andare a lavorare su un immaginario collettivo, decostruirlo e fare in modo che Scampia non sia solo legata alle idee di camorra ma anche alla cultura. L’obiettivo è quello di rendere l’Auditorium un teatro della città di Napoli in cui andare ad assistere ad uno spettacolo di Danio Manfredini o Scimone e Sframeli, così come al Mercadante e al Nuovo.
Perché il nome Punta Corsara?
Marco Martinelli, il direttore artistico del progetto, lo ha definito un nome parlante. Punta Corsara fa riferimento al concetto di approdo, nonché di una punta che si va a incuneare. E poi corsara perché è anche lo spirito del progetto, dà l’immagine di un movimento che va a rompere, un arrembaggio che va a spezzare gli equilibri, anche sociali e culturali, rendendo possibili attraverso l’arte nuove pratiche e nuove azioni, lì dove non erano mai esistite, se non in maniera discontinua. L’Auditorium di Scampia, ora, ha questa funzione, inserendosi nel progetto come centro di una nuova topografia immaginaria, un riferimento territoriale ben preciso a partire dal quale molti altri luoghi possono diventare riconoscibili, anche solo sul piano della mera comunicazione.
Essendo un progetto triennale presenta numerose e variegate attività, ognuna delle quali con obiettivi di medio periodo. Quali sono quelli principali per cui è nata l’idea?
Due sono gli obiettivi principali: il primo è trasformare l’Auditorium di Scampia in un centro di formazione e produzione riconoscibile in tutto il quartiere, naturalmente mediante lo strumento teatro e i progetti pedagogici in programma; il secondo è la costituzione di una cooperativa che possa continuare a gestire lo spazio Auditorium in maniera autonoma a fine progetto, dicembre 2009.
Per quanto riguarda la cooperativa, saranno i componenti dello staff, a parte me (Debora Pietrobono) e Marco Martinelli, a gestire l’Auditorium. Una cooperativa che sarà alla base del centro di produzione. Il primo tentativo di attività gestionale per il gruppo di lavoro saranno le produzioni di fine progetto che vedono il coinvolgimento dei nostri attori, tecnici e organizzatori. Quando parliamo di formazione tengo a precisare che non facciamo riferimento solo ai venti borsisti ma a tutta una serie di laboratori come quello di break dance, hip hop o teatro o disegno, aperti al pubblico e gratuiti, dislocati in varie zone del quartiere e pubblicizzati mediante attività di volantinaggio o una mailing list, o una comunicazione porta a porta.
I “corsari”, vale a dire, i venti corsisti assegnatari di borse di studio per i mestieri dello spettacolo, hanno quindi un ruolo determinante per il buon esito di Punta Corsara. Come sono stati selezionati e in che consiste il loro percorso formativo?
È dal bacino dell’esperienza di Arrevuoto che abbiamo attinto per la selezione dei corsisti. I borsisti sono impegnati in una formazione molto strutturata e impegnativa, di circa due anni, differenziata a seconda dell’indirizzo: attori e danzatori, tecnici e organizzatori. Il percorso formativo si articola in workshop, lezioni e laboratori, visioni di spettacoli didattica e stage in strutture esterne.
Ad esempio, gli attori hanno appena finito il laboratorio con Julia Varley e Lorenzo Gleijeses; a breve incontreranno Enzo Moscato, Arturo Cirillo, Davide Iodice, Marina Rippa e Mimmo Borrelli. I tecnici sono appena tornati da Ravenna, dove hanno avuto modo di seguire l’allestimento, prove e debutto dello spettacolo Stranieri con la regia di Marco Martinelli e dal Festival Vie a Modena. Mentre gli organizzatori sono a Ravenna al Teatro Rasi, a Modena e a Bologna per il concerto di Claudio Abbado e Roberto Benigni.
Sono numerose le professionalità e i soggetti coinvolti nel progetto: dallo staff, cuore pulsante di Punta Corsara, a registi e tecnici esterni, fino ai referenti sul territorio…
Il gruppo di lavoro di Punta Corsara è meticcio. Riunisce esperienze e competenze diverse che provengono dal mondo del teatro e della pedagogia.
Nello scambio e nel continuo adattamento alle esigenze di un progetto complesso, l’obiettivo del gruppo di lavoro è quello di definire ogni volta le forme possibili dell’espressione e della formazione culturale, nel loro senso più ampio.
E ogni azione prevede il coinvolgimento di operatori locali e non. Parliamo di progetti che vanno curati nel dettaglio anche per le questioni logistiche. I soggetti del territorio sono l’interfaccia con la popolazione e con gli spazi fisici.
Ad esempio il regista e attore ravennate Maurizio Lupinelli, che ha curato il progetto Crociati, ha lavorato con un gruppo che vedeva il coinvolgimento dello scrittore e giornalista napoletano, Maurizio Braucci, Andrea Saggiomo, regista che lavora a Napoli, l’operatore Maurizio Gallo, associazioni ecc. ..
Come anche Piccoli e corti realizzato dall’associazione Casa dei conigli, coinvolge tre scuole elementari di Scampia in un percorso legato al disegno, per farne dei cartoni animati e alla costruzione della colonna sonora insieme al gruppo musicale Nuove Tribù Zulu.
A proposito di territorio, tra le attività di Punta Corsara c’è anche l’inchiesta sociale, realizzata ai confini della provincia di Napoli con quella di Caserta. È stata pensata come una modalità “alternativa” di esplorare il territorio?
Abbiamo pensato Punta Corsara con l’idea che l’inchiesta sociale, e reportage fotografico annesso, fosse uno strumento conoscitivo, per capire il territorio e le persone che ci lavorano, ma anche per individuare potenziali interlocutori con cui intraprendere altri progetti. Ad esempio a Villa Literno, grazie anche all’inchiesta, porteremo avanti un laboratorio in collaborazione con l’associazione Villa Literno Ensemble, nello spazio di Villa Splendore dove loro lavorano. Si tratta di un progetto curato da Gigi Gherzi, che da Milano viene a Napoli, e da Anita Mosca, regista e operatrice di Napoli.
Possiamo azzardare ad un bilancio di metà progetto? Quale è stato il riscontro in termini di partecipazione locale e istituzionale?
Un riscontro positivo è venuto principalmente dalla partecipazione e dall’apprezzamento del pubblico per ciò che abbiamo proposto. Si è creato un pubblico teatrale eterogeneo formato dagli abitanti di Scampia – di tutte le età -, così come da quelli del centro di Napoli, di estrazione sociale e culturale totalmente differente.
Anche la rassegna itinerante ha avuto un grande seguito. La soddisfazione maggiore è stato riscontrare la curiosità dei bambini che attendevano di vedere l’“oggetto” teatro e prendervi parte. Inoltre la credibilità del progetto ci ha permesso di proporre i borsisti corsari in stage anche in strutture fuori Napoli.
Punta Corsara è la dimostrazione che un buon risultato di un “teatro di cintura” passa principalmente per la relazione con le persone, e non mediante la costruzione dell’infrastruttura, rendendo il territorio consapevole del suo valore mediante azioni visibili e riconoscibili.
Altre iniziative pensando al futuro di Punta Corsara?
I progetti futuri di Punta Corsara saranno improntati alla collaborazione con i teatri cittadini con i quali stiamo cercando di creare una rete reale. Al Mercadante Teatro Stabile di Napoli e al Teatro Area Nord, si aggiungeranno Galleria Toledo con il Progetto X della compagnia Motus e il Nuovo Teatro Nuovo con i progetti legati alla ricerca teatrale contemporanea.