Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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La crisi economica comincia a sortire i suoi effetti anche sull’economia dei beni culturali. Da una parta la riduzione delle risorse finanziarie stanziate dall’attuale governo non lascia sperare in una facile ripresa di un settore già da tempo in difficoltà. Dall’altra la risposta del consumatore culturale ha confermato la negatività della situazione. Secondo i dati Siae – resi pubblici in questi giorni – la spesa degli italiani per le attività di spettacolo si è ridotta del 4,8% nel primo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2007. Tra tutti i settori dello spettacolo dal vivo, fanno registrare una crescita quelli sportivi e musicali. Contrassegnati dal peggiore andamento al botteghino sono cinema e teatro, insieme a mostre ed esposizioni. Il presidente della Siae, Giorgio Assumma, ha commentato affermando che la situazione è “meno grave di quel che si poteva temere. Gli italiani continuano a percepire lo spettacolo come un genere di prima necessità. Nei momenti di crisi è normale scegliere gli spettacoli più ‘leggeri’”. Che si tratti o meno di scelte di “leggerezza” – non certo calviniana –, risulta urgente un approccio che, senza tralasciare la valenza culturale e artistica dell’offerta, si orienti verso l’uso di strategie attente alla fruizione. In Italia si registra, infatti, l’assenza di strategie integrate di comunicazione e marketing: dall’uso di strumenti relativi alla segmentazione del pubblico, alla differenziazione dell’offerta, ad una comunicazione mirata ed efficace.
Se per il settore cinematografico il discorso si fa molto complesso – l’incremento della pirateria on line e del file-sharing ha un forte peso sulla fruizione cinematografica nei cinema-, per il teatro e i musei-centri espositivi, la questione riporta direttamente all’incapacità di operare cercando di attrarre pubblici diversi da quelli dei fedeli, e alla difficoltà di offrire un’esperienza culturale sostitutiva rispetto a quelle più “leggere”. E le poche esperienze che si muovono in questa direzione sono aspramente criticate.
L’ultimo caso è quello del Museo Madre a Napoli, in cui gli eventi culturali del giovedì sera, chiamati Madrenalina, sono diventati oggetto di un fascicolo inviato alla Procura partenopea. La disputa riguarda l’uso indebito a “discoteca”della struttura museale, finanziata da cospicue risorse regionali destinate ad attività culturali. Il direttore Edoardo Cicelyn ha confermato che “Madrenalina” è un progetto simile a tanti altri in giro per il mondo. Molti musei d’arte contemporanea aprono le loro strutture di sera ai ragazzi. Così il museo diventa un luogo d’incontro culturale, d’aggregazione, un momento per divertirsi stando a stretto contatto con l’arte”. Ma evidentemente, in Italia, non si può fare.