dottor-arteL’arte, intesa nella sua funzione di produzione di senso e di produzione di effetti positivi sulla vita degli individui, quando si concretizza in una dimensione esperienziale, permette di raggiungere un forte appagamento personale ed anche di sviluppare il proprio potenziale. Essa, poi, attraverso la fruizione estetica ed il benessere ad esso associata, permette un alleggerimento anche di condizioni di disagio. Su queste basi poggiano gli interventi che incrociano arte e risoluzione delle condizioni di difficoltà – sia che si tratti di salute, che di condizioni di esclusione sociale. Basta pensare ai diversi progetti che coinvolgono gli ospedali, interventi che riguardano l’arte come attiva sulle strutture fisiche oppure attraverso il coinvolgimento dei degenti.
Tra i diversi casi, particolarmente felice è l’esperienza dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Una lunga tradizione in questa direzione ha portato l’ospedale ad essere premiato, in una delle precedenti edizioni, con il premio Impresa e Cultura. L’ospedale, nel corso degli ultimi anni, ha dato vita al progetto Meyer cultura – che raccoglie tutti gli interventi in campo culturale effettuati sotto l’egida dell’ospedale. Attraverso la Fondazione Meyer, si è data vita a diversi progetti – MeyerArt, sotto il coordinamento artistico di Andrea Rauch, coinvolge gli artisti che si rivolgono al mondo dei bambini;  Meyer Musica, interessa gruppi di musicisti che si esibiscono nei reparti; Meyer Teatro, prevede la realizzazione all’interno dell’ospedale di spettacoli teatrali per i ricoverati e per il pubblico esterno – che hanno come obiettivo fondamentale l’utilizzo dei diversi linguaggi artistici per migliorare le condizioni dei piccoli pazienti, rivolgendosi allo stesso tempo, al pubblico proveniente dal territorio circostante, in modo da “aprire” verso l’esterno, un luogo percepito come di disagio, permettendo uno scambio in ambo le direzioni.
Un progetto analogo, sebbene diretto più specificamente alle strutture fisiche dell’ospedale, è il progetto “Arteinattesa” del policlinico di Modena. Attraverso esso, e fino al 2010, l’ospedale diventa una galleria d’arte permanente tramite l’intervento di giovani artisti, i quali esporranno le loro opere negli spazi dell’ospedale aperti al pubblico, in modo da rendere più gradevole, anche meno doloroso il passaggio in un luogo altrimenti poco confortevole.
Stessa matrice, arte ed intervento sociale, caratterizza l’iniziativa “Musei per tutti”, che prevede un accesso facilitato ad anziani e disabili presso i Musei Civici del Comune di Roma. Frutto di un protocollo di intesa tra Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma e Zetema Progetto Cultura, l’iniziativa prevede visita gratuita il mercoledì presso i musei e la possibilità di usufruire di mezzi di trasporto attrezzati.
L’arte ed il disagio psichico sono alla base del progetto Superfici Sconnesse, promosso dalla Compagnia di San Paolo e dall’Associazione Il Bandolo Onlus di Torino.
Un progetto, nato nel 2006, costruito sulla base del rapporto creativo che si instaura tra artisti e persone con patologie psichiatriche: laboratori che hanno prodotto ventidue opere e che hanno costituito occasione di riflessione sul tema della follia e sui pregiudizi nei confronti di essa.
I progetti suddetti testimoniano dell’attenzione sempre maggiore assunta in Italia dal rapporto tra cultura ed interventi sociali, laddove in altri paesi essa aveva assunto già da tempo un ruolo rilevante nelle agende politiche; essi si basano sull’assunto che il pieno accesso alla cultura favorisca l’integrazione dei cittadini alla società di appartenenza e che, come tale, essa sia in grado di tamponare l’esclusione sociale, intesa come difficoltà a partecipare alle attività sociali che un individuo manifesta. Si tratta, quindi, di iniziative che si inseriscono a pieno titolo nel filone di intervento che prevede di allargare l’accesso, la partecipazione e la fruizione alla cultura quale accrescimento dell’identità culturale di una società.
Non è ovviamente facile stabilire l’efficacia di queste iniziative, come complicato è individuare una definizione univoca di inclusione sociale e di modalità che la favoriscano, e che possibilmente evitino l’atteggiamento da “missionari” di chi impone interventi a categorie che potrebbero non ricavarne vantaggi o non recepirne il significato. Ciò che, però, colpisce di questi progetti è che essi sono connotati dall’incrocio di sensibilità analoghe: sia gli operatori sociali e sanitari che gli operatori artistici esercitano la loro attività professionale in uno spazio in cui la relazione con l’altro risulta preponderante.
L’arte ha probabilmente il merito di proporre una visione di maggior respiro, permette di innalzarsi e di guardare in avanti senza temere, lavora sulla misura della progettualità e del futuro da parte di chi, affetto da malattie o disagi di altro tipo, è chiuso in un presente asfittico.

Riferimenti:
www.fondazione.meyer.it
www.comune.roma.it
www.nbmodena.org/2008/05/07/arte-in-attesa