Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
Partita IVA 03068171200 | Codice Fiscale/Numero iscrizione registro imprese di Roma 03068171200
CCIAA R.E.A. RM - 1367791 | Capitale sociale: €10.000 i.v.
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
Quali condizioni culturali, materiali, sociali, economiche hanno fatto di una donna un’artista? Cosa invece lo ha impedito? Quali rapporti di forza fra i generi erano favorevoli alla loro visibilità e quali la ostacolavano?
Questioni e domande che ritornano attuali, intrecciandosi nell’approfondito studio di Maria Antonietta Trasforini, docente di sociologia dei processi culturali presso l’Università di Ferrara. Un inedito excursus che tende a dimostrare come “fare arte” sia stato sempre socialmente determinato, ovvero frutto di costruzioni storiche del maschile e del femminile: in assonanza con Becker, gli effetti di genere nei mondi dell’arte sono molti, primo fra tutti quello di incidere su come una donna diventi artista, su cosa le artiste abbiano prodotto e producano, su come lo producano. Il libro è scandito da tematiche quali inclusione/esclusione nei mondi dell’arte, l’uscire/entrare dai canoni forti che li demarcano, lo spazio esteriore ed interiore, sfondo su cui la donna artista intende muoversi libera di esprimere il proprio talento senza impedimenti e legami. L’arco di tempo considerato copre un periodo piuttosto ampio, dalla seconda metà del XIX secolo agli anno ’20 e ’30 del XX, con incursioni in periodi precedenti e in epoche più recenti, in paesi e mercati dell’arte sia europei che americani. Una libertà che dalla seconda metà dell’800 le artiste cominciano a pretendere, sdoganando il loro ruolo di ospiti scomode e inquiete della società: la nascente cultura di massa promuove una donna nuova che si trova a dover competere con le più blasonate figure maschili della modernità, come Wilde o Baudelaire, che aspira a riaffermare il proprio talento al di sopra di ogni convenzione e discriminazione di genere.
Ad ergersi in difesa della creatività femminile vengono citate come esempio le Guerrilla Girls, un gruppo di artiste anonime che nel 1989 movimentarono le strade di New York con grandi manifesti di protesta per la scarsa rappresentatività delle donne nelle arti. L’ampia documentazione arriva a chiudere il cerchio con altri interrogativi circa la validità della definizione di genere dell’artista, dal momento che tante hanno guadagnato visibilità e fama nei mercati che contano: la risposta che l’autrice indica come accettabile è che l’artista, uomo o donna che sia, è prima di tutto un artista culturale. A dimostrazione del fatto che nonostante la disuguaglianza in cui sono vissute, le donne siano riuscite a raggiungere posizioni che hanno sempre rappresentato una prerogativa maschile nella scienza, nella politica e soprattutto nell’arte.
Nel segno delle artiste
Donne, professioni d’arte e modernità
A cura di Maria Antonietta Trasforini
Il Mulino 2007 euro 15
ISBN 978-88-15-11609-3