tlcIl 13 novembre 2007 la Commissione Europea ha presentato le sue proposte di riforma nel settore della comunicazione elettronica. Una delle prime modifiche suggerite riguardava la legislativa conosciuta come Direttiva Quadro (Direttiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica), la Direttiva Autorizzazione (Direttiva 2002/20/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione) nonchè la Direttiva Accesso (Direttiva 2202/19/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa all’accesso alle reti di comunicazione elettronica, alle risorse correlate e all’interconnessione delle medesime). Inoltre si sono proposte modifiche alla Direttiva 2002/22/CE, relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, alla Direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e al Regolamento (CE) 2006/2004 sulla cooperazione in materia di protezione dei consumatori. Tutto questo è stato supportato da una richiesta di regolazione del Parlamento Europeo e del Consiglio in merito all’apertura dell’ente EECMA (Autorità europea dei mercati di comunicazioni elettroniche). Inoltre, una seconda versione della Raccomandazione è stata adottata dalla Commissione in merito ai mercati rilevanti dei prodotti e dei servizi che riduce da 18 a 7 il numero dei mercati che possono essere soggetti al regolamento ex ante.

Dopo aver superato la revisione della Commissione e del Consiglio, il Pacchetto Telecomunicazioni è passato in esame al Parlamento il 2 settembre. I comitati responsabili (Industria, Mercato Interno e Libertà Civili) hanno introdotto inoltre vari emendamenti volti al rafforzamento dei diritti degli utenti. Gli stessi, hanno cambiato l’Autorità Europea in un nuovo organismo, l’organismo europeo di regolamentazione per le telecomunicazioni (BERT).

A prima vista la riforma sembra positiva, anche grazie alle nuove proposte come la gestione efficiente dello spettro radioelettrico (in particolare il suo spegnimento analogico) e lo sviluppo della competenza in materia delle reti e dei servizi nelle comunicazioni elettroniche. Ecco alcune tra le previsioni più concrete: la facilitazione nell’accesso al mercato che risulti soddisfacente per il consumatore, l’ampliamento nella distribuzione della connessione a banda larga (zone rurali comprese) che permetterà l’installazione della televisione mobile, la possibilità di cambiare il proprio operatore telefonico in 24 ore conservando il proprio numero di telefono, l’eliminazione di barriere per utenti con discapacità, il miglioramento dei servizi di emergenza europea attraverso l’uso del numero unico 112, una protezione speciale dei dati personali e un uso sicuro della rete Basics.

Considerati i punti forza del programma, non resta che definire anche le zone d’ombra.
Molti settori hanno espresso il loro disaccordo contro la proposta di modifica delle leggi a riguardo della proprietà intellettuale (a discapito degli utenti nelle comunicazioni elettroniche). Il suddetto argomento è già stato materia di discussione a gennaio 2008, e una Comunicazione è stata emessa della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e sociale Europeo e al Comitato delle Regioni per la definizione dei contenuti creativi emessi nel mercato unico.

Questi punti d’ombra non sono poi cosi lontani dalla realtà: da tempo circolano diverse discussioni sulla neutralità di internet, delle reti generali e delle libertà-diritto degli utenti. Tali libertà saranno supportate dalla possibilità di eseguire operazioni e applicazioni senza problemi di interoperatività e libero accesso e distribuzione dei contenuti digitali come film o qualsiasi altra opera audiovisiva che non sia protetta o sulla quale non sia stata applicata alcune licenza. E’ difendibile, senza ombra di dubbio, la garanzia dei diritti di proprietà intellettuale. Ciò che sembra discutibile è che grazie alla riforma, gli operatori stessi delle comunicazioni elettroniche o le entità di gestione dei suoi diritti, potranno controllare i download effettuati dagli utenti, e tutto il traffico internet in virtù delle norme che regolano la suddetta rete, dovrà essere neutrale.

Dai risultati emersi in sessione plenaria del Parlamento Europeo, avvenuta il 24 settembre, si evince una certa ambiguità nelle soluzioni proposte. Sono stati infatti confermati degli emendamenti di compromesso del rapporto di M. Harbour che forniscono informazioni sui copyright nei contratti con gli utenti e sono state confermate anche delle altre forme di cooperazione per la promozione della liceità dei contenuti. Dall’altra parte sono state respinte le due proposte che la FERA ha avanzato relative a una maggiore forma di cooperazione e a un equilibrio tra la protezione della privacy e la protezione dei diritti di proprietà intellettuali. Inoltre è stato respinto anche uno dei provvedimenti della Commissione riguardante il rispetto delle direttive sul copyright da parte degli operatori delle telecomunicazioni. Infine è stato adottato un emendamento in negativo, il cui scopo è impedire alla Francia di proseguire con il suo meccanismo di risposta graduata. A dispetto di una debole base legale, questo emendamento viene usato dai media, specialmente dalla Rete, per contrastare qualsiasi meccanismo che si adoperi contro la pirateria online, in quanto tali provvedimenti sono accusati di limitare libertà fondamentali. Tra la Commissione, il Parlamento e il Consiglio sono incominciate le negoziazioni per preparare l’adozione di una posizione comune da parte del Consiglio il 27 novembre, in modo da ultimare il processo di adozione del pacchetto prima delle elezioni nel giugno 2009.