Arturo Martini Dormiente

Lunedì 10 novembre il ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi, ha annunciato di voler mettere a capo di tutti i musei statali italiani un unico manager, proseguendo nei suoi lavori di modifica del dicastero ereditato da Francesco Rutelli, attraverso la revisione del Dpr del 21 novembre 2007 volto alla riorganizzazione dello stesso ministero. Da allora la proposta di affidare ad un solo direttore il coordinamento generale di circa 400 strutture statali, tra musei, gallerie, siti archeologici e ville storiche, è rimbalzata sulle pagine dei maggiori quotidiani nazionali, suscitando un accesso dibattito tra gli esperti del settore destinato a durare ancora a lungo.
Nel pomeriggio di martedì 18 novembre, il Consiglio Superiore dei Beni Culturali si è riunito per esprimere il proprio parere a riguardo, manifestando un’unanime disapprovazione nei confronti della figura del nuovo super – direttore principalmente per due ordini di motivi. Da un lato l’organo consultivo – formato da un pool di specialisti e presieduto da Salvatore Settis, archeologo e preside della Normale di Pisa – teme una sovrapposizione di ruoli e compiti tra coloro che attualmente ricoprono posizioni dirigenziali nel comparto dei beni e delle attività culturali ed il futuro manager unico. Sono molteplici, infatti, le funzioni che spetterebbero al direttore generale, che rendono difficile l’attuazione nella pratica quotidiana di quanto previsto dall’articolo 8 del testo di modifica presentato dal ministro Bondi, secondo cui la Direzione dei musei “svolge le funzioni e i compiti, non attribuiti alle direzioni regionali e ai sopraintendenti…relativi alla tutela e alla valorizzazione delle raccolte”.
Dall’altro viene contestata la scelta di Mario Resca come direttore generale, per la non chiara ed immediata attinenza che può legare l’ex amministratore delegato di McDonald’s Italia alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale italiano.
Pur restando innegabile la compresenza di un aspetto economico all’interno della cultura e di un aspetto culturale all’interno dell’economia, la necessità di risollevare un settore che in Italia soffre di un deficit cronico di risorse finanziarie, non deve portare al propendere per un aspetto piuttosto che per l’altro. Credere che il direttore unico dei musei possa contribuire ad una migliore gestione dei beni e delle attività culturali garantendo una maggiore economicità, pur essendo una tra le più importanti innovazioni proposte dall’attuale ministro per i Beni culturali, rischia forse – così come è – di far passare in secondo piano la rilevanza delle competenze artistiche, culturali e professionali che un comparto problematico e complesso come quello dei beni culturali, ineluttabilmente richiede.