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Intervista all’architetto Dario Di Camillo – Responsabile del progetto Officina dell’Innovazione
Officina Innovazione si presenta come un progetto che riecheggia la mission della Agenzia di Sviluppo della Provincia di Roma (ASP): promuovere nuovi modelli per la crescita e lo sviluppo socio-economico del territorio provinciale, stabilendo un più costante rapporto collaborativo con gli attori pubblici e privati. In che termini vi differenziate dalla citata Società Consortile? Quali obiettivi strategici orientano le attività in programmazione e che strumenti utilizzate in fase di realizzazione? Quali sono i punti di forza del progetto e le sue maggiori criticità?
Rispetto ad altre istituzioni come quella già citata, l’Officina dell’Innovazione si differenzia per una sua specificità operativa, nel senso che questa nuova struttura ha come obiettivo principale quello di voler essere uno Studio di Progettazione per l’Innovazione al servizio delle PMI della provincia di Roma. L’aspetto più importante è che questo servizio è completamente gratuito, rappresentando quindi un aiuto concreto e immediato, un sostegno che la Provincia offre alle aziende in un periodo di grande difficoltà economica e di carenza delle strutture.
Nodo centrale dell’attività di progettazione è la Provincia di Roma, che immette le risorse e gestisce direttamente il progetto. Nello specifico, con quali assessorati collaborate in fase di programmazione e che tipo di finanziamenti pubblici ricevete? Che ruolo ricoprite in concreto, orientato più ad uno strumento di progettazione o di individuazione degli strumenti finanziari da utilizzare?
Per il momento siamo collegati con gli Assessorati che si occupano dello Sviluppo Economico e delle Attività produttive e delle Politiche del Lavoro e Formazione: il primo perché si occupa ovviamente delle aziende e della gestione organizzativa e di sostegno economico dell’Officina Innovazione, il secondo perché ci fornirà gli strumenti e le risorse economiche per poter sostenere la progettazione: saranno loro che, attraverso le formule di finanziamento alla formazione (POR), offriranno la possibilità ai giovani laureati di iniziare ad interagire con il mondo produttivo, attraverso un’esperienza formativa, di progettazione diretta con le aziende. I neolaureati saranno le reali risorse di innovazione, che produrranno gli studi per le PMI, naturalmente, coordinati e assistiti da Officina Innovazione.Vorremmo poter realizzare una specie di ‘coro’ progettuale interdisciplinare, tra le varie specializzazioni nei diversi settori produttivi. Come ben sappiamo questa non è una nuova formula ma solitamente funziona, soprattutto nel mondo della Ricerca e dell’Innovazione.
La provincia di Roma è un contesto particolare, che sconta una frammentazione tra le diverse realtà locali, adombrate dall’imponente presenza della vicina capitale. Che percezione ha raccolto delle realtà locali coinvolte, in particolare il Consorzio Sistema Bibliotecario Castelli Romani, il Parco Regionale Castelli Romani, la Comunità Montana e i vari attrattori culturali presenti? Che modello di governance territoriale si sta sviluppando?
Francamente non conosciamo ancora totalmente tutte le realtà locali, vogliamo sicuramente poter interagire con loro, non per “cortesia di relazione” ma per opportunità di collaborazioni effettive e concrete. Per quanto riguarda la governance territoriale credo sia evidente quanto il Presidente Zingaretti punti molto sul tema dell’innovazione e quindi, indirettamente, anche sull’Officina stessa e sulle altre strutture che producono innovazione, con le quali abbiamo intenzione di avere scambi in futuro. Per il rilevamento dei fabbisogni delle PMI siamo in una fase di raccolta e di ascolto: abbiamo inaugurato la sede in tempi molto recenti, esattamente il 27 ottobre 2008. In questo senso, non abbiamo ancora dei risultati per consentirci di poter tracciare un elenco di necessità innovative: quello che emerge è una loro discreta incredulità positiva, nell’apprendere che esiste una struttura di progettazione innovativa gratuita al loro servizio.
Riferendoci alle parole del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, l’integrazione viene considerata come un fattore fondamentale per lo sviluppo economico e la crescita del territorio. Che significato attribuite voi in concreto a concetti così astratti come innovazione e creatività?
Sicuramente fare sinergia è un’operazione economicamente necessaria per la crescita del territorio; nutro qualche dubbio per quanto riguarda la creatività e l’innovazione ridotte in termini astratti, nel senso che questi due termini, se esercitati nelle giuste proporzioni di risorse, impegno economico e risultati, non sono poi parole vuote, ma dipendono strettamente da chi le esercita (per esempio, anche un bambino può essere creativo e innovatore, dipende dalle nostre aspettative e dal giusto senso del rapporto tra costi e benefici).
Il progetto anticipa la tematica che sarà al centro delle politiche culturali europee del 2009, anno europeo della creatività e dell’innovazione.; nello specifico, le linee europee saranno indirizzate a sostenere gli sforzi degli Stati membri per promuovere la creatività attraverso l’apprendimento permanente in quanto motore primario dell’innovazione. In quali direzioni si sta muovendo l’attività di formazione che attivate e verso quali destinatari è rivolta?
Questa domanda dovrebbe prevedere una risposta ampia e articolata: cercherò quindi di fare una breve sintesi. Le nostre università offrono una buona formazione, sicuramente e doverosamente ‘migliorabile’: la formazione non è solo nei campus, ma anche nel tessuto produttivo (parlo per esperienza diretta quale architetto che da trenta anni lavora nel settore del car design). In quest’ottica cercheremo quindi di coniugare formazione e lavoro con esperienze dirette, sul genere di “Art and Craft”: saranno i neo laureati a produrre i progetti, coordinati dalla Officina Innovazione, ma strettamente in relazione con le PMI. Credo che questo continuo rapporto di Arte e Mestieri possa rappresentare una buona piattaforma per l’innovazione, perché finalmente le creatività specifiche, sia dell’imprenditore che del progettista, possano contaminarsi e dare dei buoni risultati. Per mia esperienza, l’innovazione può partire da una buona idea progettuale ma può venire spesso arricchita, modificata, rigenerata da chi si occupa di produrla. Questo porta a intuire che la creatività non può essere delegata solo ai centri di formazione, proprietari intellettuali dell’idea. Occorre stabilire una diversa connessione tra innovazione formativa ed innovazione produttiva, concetti innestati in un “coro” polivalente per quanto riguarda le differenti formazioni e specializzazioni che saranno presenti all’interno della nostra struttura.
La localizzazione nell’area di Frascati è in sé un contesto favorevole, considerato uno dei più grandi Centri Europei della Ricerca Scientifica, sia per numero di ricercatori che per vastità tipologica delle ricerche scientifiche. In che misura questa realtà è stata determinante per il progetto e in che termini coinvolgete i vari laboratori e centri di ricerca nell’attività di progettazione?
Impiantare l’Officina Innovazione a Frascati è stato un atto estremamente coerente, anche se non rappresenta l’unico fattore determinante: coerenza e sinergia che dovremo comunque verificare sul campo, nel senso che noi ci occuperemo di una ricerca ed innovazione molto più vicina ai bisogni immediati di redditività delle PMI, mentre i Centri di Ricerca presenti a Frascati lavorano a progetti proiettati in un futuro più ampio e con obiettivi ad altissimo contenuto tecnologico: molto probabilmente, con il loro aiuto, riusciremo ad applicare parte delle loro ricerche, declinandole per innovazioni più vicine al mondo delle PMI.
Quali saranno i prossimi obiettivi previsti e se ci sono a quali modelli italiani o europei fate riferimento?
I primissimi obiettivi sono i due bandi pubblicati online presente sul nostro sito www.officinainnovazione.it: Promotori Tecnologici e Second Life. Vi sono poi molti modelli vicini a noi ma sinceramente Officina Innovazione è cresciuta in modo autonomo e senza cercare altri riferimenti: questo non per un eccesso di presunzione, ma per un’analisi molto vicina alle esigenze delle imprese e dei giovani laureati, che sono due mondi preziosi ma distanti. Credo che un altro piccolo tentativo sia possibile, soprattutto per le ovvie e ripetute ragioni elencate dai media in questi ultimi tempi.
Ci può descrivere com’è strutturato il vostro organigramma interno e che funzioni e competenze specifiche spettano ad ogni soggetto?
La nostra struttura, che preciso essere in una fase di start-up, tenderà ad avere un organico di circa 10 ricercatori- progettisti, con un coordinamento attuale di 4 responsabili di settore che diventeranno 6 nel prossimo futuro (in previsione di un incremento di ricercatori). Un nostro desiderio è quello di saturare la struttura che può ospitare un organico complessivo di 30 addetti. L’organigramma attuale prevede la mia presenza come responsabile, di un ingegnere (dott. Franco) che si occupa del coordinamento tecnico scientifico, di un architetto (dott.sa Vergine) che cura il coordinamento design e di un’assistente segreteria (sig.ra Chiatti). È da tenere presente il fatto che l’Officina Innovazione non è una struttura solitaria: un grande supporto tecnico strategico e coordinamento finanziario proviene da Provincia Attiva, con il suo direttore Dott. Maurizio Apicella, con la responsabile della progettazione finanziata, Dott.sa Raffaella Fomini ed il responsabile della comunicazione Dott. Pietro Giliberti. L’Officina è inserita all’interno della struttura economica e gestionale di Provincia Attiva e quindi può contare anche sul suo supporto operativo .