teatro alla scala

E’ passato più di un mese da quando i sovrintendenti delle 13 fondazioni liriche italiane e i sindaci delle città che le ospitano sono stati convocati dal ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, per discutere la riforma del settore da lui stesso predisposta. La scottante questione dei tagli al Fondo Unico dello Spettacolo (Fus), che il prossimo anno subirà una riduzione delle risorse finanziarie messe a disposizione dallo Stato pari al 30% del suo ammontare complessivo, ha fatto precipitare in un allarmante stato di crisi un settore che è si è sempre retto sui fondi pubblici, con contributi annui pari a 200 milioni di euro.
La gestione degli enti lirici italiani si preannuncia alquanto complessa e spigolosa, lasciando intravedere uno scontro tra fondazioni liriche e Ministero per i Beni culturali, di non facile risoluzione. Le prime avvisaglie di dissenso si sono manifestate già nei giorni scorsi con la decisione di rassegnare le dimissioni dall’Anfols – l’associazione che raduna le 14 fondazioni liriche italiane – espressa dal suo presidente Walter Vergnano, e da Francesco Giambrone e Francesco Ernani, rispettivamente sovrintendenti del Maggio Fiorentino e dell’Opera di Roma.
Un equilibrio precario che viene ulteriormente minato dalla decisione di nominare quale sostituto del Maestro Ennio Morricone, come consigliere della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma designato dal Ministero per i Beni e le attività culturali, il giornalista televisivo Bruno Vespa. Una nomina resa pubblica lunedì 22 dicembre dal ministro Sandro Bondi, che ha riacceso le molteplici polemiche che gravitano attorno al mondo dei teatri lirici italiani.
Stupisce, dopo la designazione di Mario Resca come supermanager del patrimonio culturale italiano, quella di un’altra figura apparentemente estranea rispetto al settore che dovrebbe rappresentare.
Il prossimo 13 gennaio i sovrintendenti delle fondazioni liriche saranno nuovamente chiamati a confrontarsi con il ministro Bondi. In mancanza di una visione comune, e di una linea strategica unanimemente condivisa dai rappresentanti dell’Anfols, le possibilità di riuscire ad approdare ad un piano d’azione capace di soddisfare le esigenze dei piccoli come dei grandi teatri, si diradano ineluttabilmente.