Intervista ad Alessandra Ferraro – Curatrice ed organizzatrice di Attraversamenti Multipli

tonycliftoncircusAttraversamenti Multipli è un festival a cura di Margine Operativo che si interroga sui linguaggi artistici contemporanei attraverso degli eventi in spazi urbani inseriti in un tessuto metropolitano quale quello della città di Roma. Come pensi che si ottenga una piena consapevolezza dello spazio urbano e una valorizzazione del territorio attraverso l’arte pubblica?
Attraversamenti Multipli è giunto quest’anno alla sua ottava edizione. Nato nel 2001, abbiamo sempre cercato di rispettare questa cadenza annuale e di inserire all’interno del festival eventi artistici che si manifestassero in spazi urbani: essendo un progetto nomade, ogni volta si è cercato di prediligere luoghi di passaggio quali stazioni ferroviarie o della metropolitana che sono, secondo noi, i veri nodi della metropoli, quelli che più di ogni altro luogo possono permettere installazioni di arte pubblica, espressione della società moderna.
Proprio per incontrare il maggior numero di passeggeri possibile, ed avere così un ricambio continuo di pubblico, ogni evento ha una durata molto lunga (circa 7 ore) e avviene nelle ore pomeridiane.
L’idea di fondo di Attraversamenti Multipli è quella di un movimento concreto dell’arte verso i luoghi di vita in cui l’elemento della casualità, dell’incontro fortuito e dell’interazione con il pubblico si incontra con le reazioni dei singoli individui, con lo stupore che li coglie in un spazio che generalmente è utilizzato per altri scopi e non è investito dall’arte: non avendo una situazione tradizionale quale quella che può stabilirsi in un teatro, ad esempio, in cui il pubblico è lì intenzionalmente, in spazi urbani aperti siamo in qualche modo soggetti al “rischio” dell’imprevedibilità della reazione alla performance, che può essere seguita o meno dallo spettatore.

Attraversamenti Multipli si è avvalso del contributo di moltissimi artisti e performer provenienti da diversi campi d’azione: designer, danzatori, artisti, fumettisti, attori, musicisti: ognuno con delle radici artistiche differenti ma tutti chiamati ad esprimere la loro arte in maniera libera e incondizionata. Qual è il messaggio comune che unisce personalità artistiche così diverse in un unico grande evento?
Ogni anno Attraversamenti Multipli cerca di prediligere artisti molto diversi fra loro che creano o modellano degli spettacoli in base al luogo e allo spazio scelto. Orientandoci verso degli spettacoli multidisciplinari, cerchiamo di coinvolgere danzatori, attori teatrali, esponenti di arte visiva e street art in modo da tutelare ciò che ci sta più a cuore: quella varietà di generi e di forme artistiche, appunto, che ricrea le diverse sfaccettature del contemporaneo, coinvolgendo degli ambiti diversi fra loro che trovano poi, di volta in volta, dei punti di contatto. Ciò che interessa quindi è la molteplicità, che comunica con molta più forza il  messaggio all’interno della società, quale quella odierna, che è molto stratificata al suo interno. Il collante di tutti questi generi è rappresentato dallo stesso spazio fisico in cui le performance si svolgono, poiché ogni artista chiamato ad esibirsi in un luogo pubblico deve obbligatoriamente confrontarsi con un flusso di persone che sono sempre diverse e sempre in movimento.

Per l’edizione 2008, si sono svolte due giornate dense di avvenimenti artistici e culturali in due luoghi molto particolari della città di Roma che sono nel primo caso la stazione ferroviaria di Monterotondo e nel secondo quella della metropolitana Anagnina. Già in precedenza erano state scelte altre fermate della metropolitana capitolina.
Qual è stata la risposta della popolazione romana a questo evento inusuale portato a stravolgere la loro quotidianità?
In questi anni abbiamo sempre notato la piena disponibilità delle persone all’interazione con la scena. Attraversamenti Multipli, per come è stato concepito, non è di sua natura invasivo, lasciando allo spettatore la totale libertà di fruizione della performance.
C’è generalmente un alto grado di attenzione e di curiosità nei confronti dello spettacolo che va in scena in quel momento, ma ciò che abbiamo notato negli ultimi due anni è stato un cambiamento delle reazioni da parte del pubblico, dovuto probabilmente al timore che i media fanno percepire riguardo alla pericolosità delle città e dei territori in generale. Abbiamo infatti notato una maggiore distanza, una paura al contatto mai riscontrata prima. Si tratta di una testimonianza tangibile della trasformazione nel rapporto spazio metropolitano/cittadini che è importante analizzare ed approfondire. L’immagine di spazio pubblico che noi vogliamo far filtrare attraverso il nostro lavoro è quella di un luogo pulsante, che vive con e grazie alle persone che lo affollano ogni giorno. Essendo poi ogni luogo abitato da persone completamente differenti si sono registrate delle reazioni molto diverse a seconda del luogo.
Un luogo che si è rivelato molto significativo in questo senso e all’interno del quale abbiamo potuto registrare feedback anche inconsueti è stata la stazione della metropolitana Anagnina di Roma, un luogo molto particolare poiché essendo un capolinea molto transitato, rappresenta per molti sia la fine di un tragitto in metro, che per alcuni, l’inizio di un percorso con altri mezzi che si allunga fino ai Castelli Romani e verso la periferia. È la stazione che rappresenta meglio l’idea di una cerniera tra la metropoli vera e propria e quella che viene definita la “città diffusa”.
Diversa è stata la reazione registrata alla fermata della metropolitana “Basilica di S.Paolo”: essendo una zona di giovani universitari, i ragazzi si sono manifestati molto partecipi e incuriositi dalle nostre performance riuscendo così a centrare l’obiettivo e gli scopi dell’iniziativa per intero. Luoghi invece come la stazione di Monterotondo, in cui la maggioranza delle persone è costituita da pendolari e da lavoratori il cui tempo è scandito dagli orari delle coincidenze dei treni e delle navette, hanno incontrato più difficoltà di interazione perché la gente era meno propensa a fermarsi.
Grazie alla diversità di queste reazioni, quindi, si portano a galla quelle che sono le diverse anime della città.

Attraversamenti Multipli, quindi, sembra prediligere di anno in anno dei luoghi che rappresentino la “città diffusa”, simboli di un territorio che va ampliandosi e che abbatte le distanze tra il centro e la periferia. Nei vostri interventi vi è dunque un segno riconoscibile che testimoni l’ingerenza dell’arte nel territorio?
Gli spazi in cui organizziamo le nostre performance vengono scelti di anno in anno con molta attenzione in quanto il territorio è parte fondamentale e imprescindibile del progetto: non a caso abbiamo scelto quest’anno Officine Marconi, un luogo al di fuori del raccordo anulare, relativamente grande, su più livelli, che ben si presta al coinvolgimento del pubblico. Avevamo già realizzato degli spettacoli alle Officine Marconi (Notte Bianca del 2003), prima che il sito venisse restaurato e il replicare lì alcuni eventi è stato come un ritornare in un luogo che nel frattempo era però mutato radicalmente, mantenendo, nonostante tutto, un importante significato, tipico di un luogo che da sito industriale diventa poi spazio culturale.
La stessa valenza hanno avuto ad esempio i laboratori per studenti organizzati a Tor Vergata, anche quella una zona di confine, un aspetto della città diffusa.
Il segno riconoscibile della nostro progetto itinerante vi è dunque nelle modalità con cui si va ridefinendo il rapporto tra cittadino e spazio pubblico che viene nella mente di ognuno ricalibrato in base a delle funzioni nuove, culturali, di cui prima non si era consapevoli.

In ambito territoriale, qual è stata la risposta delle amministrazioni locali all’avvenimento?
Gli enti locali (Comune, Provincia, regione) sono consapevoli del successo di Attraversamenti Multipli e questo viene dimostrato dal fatto che per otto anni siamo riusciti, nonostante le difficoltà tipiche di questo ambito, ad organizzare l’avvenimento e a progettarlo grazie ai finanziamenti ottenuti dai bandi.
Questo perché attraverso l’arte e lo spettacolo sul suolo pubblico siamo riusciti ad individuare dei catalizzatori di un incontro e dialogo tra le culture, le identità e le persone.
I risultati ottenuti hanno contribuito a far leggere “Attraversamenti Multipli” come un vero e proprio strumento che mira a “ridisegnare” uno spazio che i cittadini attraversano e usano per andare a lavoro, per recarsi a casa, per il tempo libero, in uno spazio che valorizza il suolo pubblico interpretato come un caleidoscopio di iniziative culturali, artistiche, sociali messe in moto da persone che si scambiano saperi, visioni, memorie.
È pur vero che vivendo nella costante precarietà e insicurezza legata ai bandi annuali, ogni volta dobbiamo ripartire da zero. Il fatto che però siamo riusciti ad ottenere dei risultati positivi sia a livello di partecipazione del pubblico che a livello metropolitano in tutti questi anni, ci fa ben sperare e permette l’evoluzione dell’intera manifestazione che, anno dopo anno, ha fatto tesoro delle reazioni ottenute dalla cittadinanza, permettendo una crescita a livello progettuale e ambizioni sempre più ampie.

teleradiometropoliMargine Operativo, che è l’organizzatore dell’evento, più volte ha proposto eventi multidisciplinari che legano teatro, arti visive, performance, street art, video arte e musica. Quali sono i vostri progetti futuri e in che modalità pensate di intervenire nuovamente sul suolo urbano?
Per la prossima edizione di Attraversamenti Multipli l’idea è quella di uscire dagli spazi coinvolti  finora, proponendo un percorso che dalla metropoli conduce fino al mare.
Prevediamo di organizzare un grande evento notturno sulla spiaggia che avrà al suo interno performance molto diverse fra loro. Questo naturalmente se ci saranno i fondi e se le nostre proposte verranno accolte dai vari enti locali.
Vorremmo inoltre riprendere ed ampliare “Città spettacolo per corpi randagi”, un viaggio visivo e sonoro attraverso le viscere della metropoli, un itinerario dove la città si racconta e viene raccontata da parole rappate in continua tensione. Le immagini e i suoni delineano l’identikit di una neo-metropoli, realizzato da chi la città la vede cambiare sulla propria pelle.
Altro esperimento che portiamo avanti e amiamo moltissimo è quello di Teleradio Metropoli: già in Attraversamenti Multipli esso rappresentava il punto di snodo di tutte le azioni performative, una televisione con un palinsesto definito in precedenza che interagisce con performance live commentate da conduttori e modulate da dj che di volta in volta sono chiamati a fondere immagini, musica, teatro e real time creando programmi e intrattenimento puro con una base artistica cospicua.

Arte e comunicazione quindi. Secondo te possono essere considerate 2 facce della stessa medaglia?
Teleradio Metropoli ha una sua autonomia ma è comunque l’interfaccia di Attraversamenti Multipli, diventando il mezzo con il quale vengono presentate le performance degli artisti, le compagnie, i lavori e i progetti. Tutto questo viene realizzato con una tecnica molto particolare che è appunto quella della visione artistica, creativa, che fonde diversi linguaggi per poi riproporli al pubblico sotto forma di qualcosa che a noi è assolutamente familiare quale il linguaggio mediatico televisivo. Per questo arte e comunicazione diventano complementari, andando a riempire l’uno gli spazi vuoti dell’altro.

Ha senso, secondo te oggi parlare di valore dello spazio pubblico?
Lo spazio pubblico, soprattutto in questo periodo ha un valore che mai aveva conosciuto prima. In un momento in cui abbiamo timore e addirittura siamo affetti da una sorta di paranoia sicuritaria, rafforzare gli spazi pubblici valorizzando il loro significato attraverso l’interazione credo sia un passo fondamentale che tutti noi, in quanto cittadini, dobbiamo compiere. Per questo oggi più che mai è importante ravvivare spazi quali piazze, centri e laboratori rendendoli agibili ad ognuno e utilizzabili per manifestare le proprie attitudini creative, la propria fantasia e la voglia di interazione con la società.  Attraversamenti Multipli, nel suo piccolo, cerca di fare proprio questo.

Foto di Eleonora Calvelli