roc1Un’opera d’arte piace o non piace, comunica oppure no. Il valore della creatività artistica è evidente ed immediatamente riconoscibile. Ma quello della creatività d’idee? Innanzitutto spieghiamo cos’è questa creatività d’idee.
Sappiamo tutti che esistono diversi tipi di intelligenze (logica, linguistica, musicale, emotiva, fisica, ecc). Possiamo quindi affermare che esistono anche diversi tipi di creatività. Quella dell’immaginazione ad esempio, quella dell’arte, ma anche quelle della filosofia e della scienza. Infine il processo della produzione di idee, denominato appunto creatività d’idee, un processo creativo molto concreto che genera idee, soluzioni, risolve problemi.
E’ possibile allora misurare il valore generato dalla creatività d’idee? Le tecniche creative funzionano davvero?
La domanda ritorna frequentemente e, anche quando non viene posta apertamente, di sicuro rimbalza nella mente del nostro interlocutore. Siamo infatti abituati a valutare un servizio in funzione della sua utilità, del valore che aggiunge: e dev’essere così anche per la creatività.
Gli indici di bilancio aziendali costituiscono da tempo uno strumento efficace per valutare la salute e la redditività di un’azienda o di un settore economico. Chi ha confidenza con tali indici sa che nascono come rapporto tra più grandezze. Il ROI, Return on Investment, misura la redditività della gestione aziendale, il ROE, Return on Equity, misura la convenienza ad effettuare investimenti in quella azienda, eccetera.
Senza scomodare questi importanti e autorevoli indici abbiamo pensato di costruirne uno nuovo, sicuramente più aleatorio dei precedenti, ma utile al nostro scopo: misurare l’efficienza del metodo creativo utilizzato durante la produzione di idee.
Abbiamo chiamato questo indice ROC, Return on Creativity e l’abbiamo presentato, per la prima volta, nel recente volume “Creatività per l’innovazione”. Con questo indice misuriamo solo l’efficienza del processo creativo, la sua efficacia non può essere infatti misurata poiché dipende da fattori esterni e incontrollabili. Infatti, una volta generata l’idea e giunti alla soluzione, il gruppo creativo che l’ha prodotta cessa di esistere. L’idea, da quel punto in avanti, passa di mano, è nella responsabilità di altre persone, capi progetto, manager, direzione aziendale che decidono se, come e quando svilupparla.
Non possiamo quindi che misurare la creatività là dove essa viene generata, nel gruppo creativo. La misura più ovvia è il rapporto tra le risorse impiegate e il risultato ottenuto, un rapporto tra due grandezze è infatti neutro e confrontabile. Quali sono le risorse utilizzate? Le unità di tempo impiegate dal gruppo creativo per produrre le idee. Quali sono i risultati ottenuti? Il numero di idee prodotte dal gruppo.
Il rapporto tra queste due grandezze è un indice che ci consente, ad esempio, di confrontare la produttività creativa di gruppi di lavoro di reparti e di progetti diversi, di facilitatori diversi, ecc…
Ma noi sappiamo che le idee generate dopo una sessione creativa non sono tutte uguali.
Alcune sono già belle e pronte da realizzare anche se necessitano di qualche approfondimento, altre hanno bisogno di tempo e risorse per essere sviluppate e perfezionate, altre ancora potranno essere realizzate solo in futuro poiché sono ancora indefinite e un pò vaghe.
In genere le prime sono idee di miglioramento, concrete, semplici da realizzare e poco innovative.
Le seconde sono idee molto innovative, di rottura, richiedono investimenti e un pò di coraggio per essere tradotte in realtà; spesso sono quelle che faranno la differenza sul mercato.
Le ultime sono idee visionarie, utopiche, impossibili. Non di rado anticipano la tecnologia, sembrano irrealizzabili. Spesso sono idee che possono cambiare il mondo. Il lavoro di un gruppo include sempre tutte queste tre categorie di idee: migliorative, innovative, visionarie. Naturalmente per l’azienda non hanno tutte la medesima importanza. Come fare allora a distinguerle? Utilizziamo i colori.
Attribuiamo il colore Cyan (blu) alle idee migliorative, quelle semplici e concrete; l’Orange (arancione) a quelle più originali e innovative, il Red (rosso) a quelle belle e impossibili, le idee visionarie.
Un gruppo quindi può aver prodotto tante idee Cyan e poche Orange, mentre un altro può aver prodotto solo una grande quantità di idee Red, ma noi ora conosciamo la differenza qualitativa tra questi tipi di idee e possiamo valutare l’efficacia del processo creativo che le ha generate.
Assegniamo un colore alle nostre idee in funzione del loro livello di realizzabilità/novità e disegniamo un quadrato (il quadrato naturalmente rappresenta il 100% delle idee prodotte dal gruppo).
Riportiamo al suo interno in percentuale le idee generate suddivise per colore, Cyan, Orange, Red.
figura2rocA colpo d’occhio emerge la composizione qualitativa delle idee prodotte. Sono più numerose quelle Cyan, quelle Orange o quelle Red? E in quale proporzione? E cosi via.
La rappresentazione grafica è molto utile non solo quando vogliamo analizzare la produzione qualitativa del nostro gruppo di lavoro, ma soprattutto quando vogliamo confrontare la produzione di gruppi diversi o di progetti diversi (anche in questo caso assumiamo che il tempo impiegato dai gruppi creativi sia pressoché il medesimo, come peraltro spesso accade).
Naturalmente questo indice, come tutti gli indici, va interpretato. Cosa esprime un gruppo creativo che genera più idee Cyan che Red?
Se l’obiettivo della ricerca creativa era il miglioramento di un prodotto esistente e della sua funzionalità l’aver generato molte idee Cyan è un ottimo segnale. Se avesse prodotto molte idee Red, anche strabilianti, forse non avrebbe raggiunto pienamente il suo scopo.
Viceversa un gruppo chiamato a lavorare su nuovi prodotti, su bisogni emergenti, sul futuro dell’azienda, probabilmente non avrebbe raggiunto il suo obiettivo se avesse prodotto solo una grande quantità di idee Cyan. Il ROC quindi va utilizzato con cautela. Non deve diventare uno strumento di valutazione delle persone coinvolte nel gruppo creativo (una tentazione molto forte in azienda), ma solo una valutazione della bontà del processo creativo utilizzato. Abbiamo utilizzato il metodo migliore? Le tecniche appropriate? I criteri di valutazione corretti? Un facilitatore esperto? Un gruppo di lavoro adeguato? Le idee colorate finalmente possono rivelarcelo.

Bibliografia:
Aznar, G. 2005. Idées. Editions d’organisation, Paris.
Clocchiatti, G. 2008. Creatività per l’innovazione. Franco Angeli, Milano.
De Bono, E. 1998. Essere creativi. Il Sole 24 ore, Milano.
Fuster, M. Fuster, B. 2006. Exercices de créativité à l’usage du formateur. Editions d’organisation, Paris.
Isaksen, S. Dorval, B. Treffinger, D. 2000. Creative approaches to problem solving. The Creative Problem Solving Group Buffalo, New York.

Nota: La versione integrale di questo articolo è pubblicata in www.ticonzero.info