eccezione-culturaleLa Commissione Europea vuole prolungare, fino alla fine del 2012, i criteri delle sovvenzioni statali stabiliti nel 2001 dalla Comunicazione sul Cinema. Per questo motivo è stata lanciata una consultazione pubblica per dare modo alle associazioni, ai gruppi di interesse e ai cittadini di esprimere la propria opinione. La Comunicazione promuove l’aiuto statale nella produzione di film “culturali” che rispettino sia  il Trattato CE  che le leggi riguardanti il territorio e gli aiuti dallo Stato. La Comunicazione era già stata sottoposta due volte al rinnovo, la prima volta nel 2004 e la seconda nel 2007 rendendo disponibile in Europa, a livello nazionale, regionale e locale, ben 1.5 bilioni.
La Commissione spera, a questo proposito, di ricevere ulteriori commenti all’indirizzo stateaidgreffe@eu.europa.eu

Cos’è l’“eccezione culturale”?
L’“eccezione culturale” nel campo del cinema non è un concetto del tutto nuovo nella vecchia Europa. Il termine risale all’epoca in cui Charles de Gaulle governava la Francia, tempi in cui lo sceneggiatore André Malraux era il Ministro della Cultura francese. Il termine faceva parte di un meccanismo politico ideato per lottare contro il monopolio statunitense in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, senza che venissero infrante le leggi sul commercio internazionale del GATT (Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio) del 1949. L’”eccezione culturale” nacque con l’esigenza di proteggere il cinema francese dall’uniformità e dall’americanizzazione, sfruttando la clausola della protezione delle industrie emergenti. Dal momento che il sistema utilizzato sembrò funzionare, molti altri Stati iniziarono a sviluppare politiche simili creando così un’industria “privilegiata” del cinema europeo.
Successivamente, la politica della diversità culturale e dell’eccezione culturale venne introdotta nell’edizione successiva degli accordi GATT. Questo permise ai beni culturali di avere un trattamento diverso, autorizzando i governi delle nazioni di creare alcune barriere e quote in modo da proteggere il mercato culturale. Il concetto venne poi rafforzato nel 2005 quando l’UNESCO adottò la Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali.

L’eccezione che conferma l’esenzione
Il Trattato che fonda la Comunità Europea presenta questo concetto nell’articolo 87.3 (d) all’interno del Titolo IV: Norme comuni sulla concorrenza, sulla fiscalità e sul ravvicinamento delle legislazioni, Sezione 2: Aiuti concessi dagli Stati. Questo trattato ha permesso agli Stati Membri di fornire “gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse”. La Comunicazione fa riferimento a questo articolo per giustificare gli aiuti nazionali forniti all’industria cinematografica e contiene i criteri utili ai membri dell’UE su come conferire fondi pubblici.
Il Trattato stabilisce che un produttore deve essere libero di investire fino al 20% del budget del film senza che questo debba ridurre i fondi nazionali a lui destinati. Limita inoltre la quota di fondi pubblici al 50%, ad eccezione delle produzioni in difficoltà o con un budget molto limitato. Il Commissario per la Società dell’Informazione, Viviane Reading, ha parlato della diversità culturale definendola “un valore aggiunto in un modello sociale che rende speciale l’Europa nel mondo”, consigliando l’estensione della Comunicazione fino al 31 dicembre 2012. La Commissione ha tenuto in considerazione il recente Studio sulla Territorializzazione che analizza l’impatto culturale ed economico, soprattutto nelle coproduzioni riguardo alla territorializzazione e al supporto nazionale per le produzioni audiovisive.
La Dichiarazione Comune di Viviane Reading e del Commissario Europeo per la Concorrenza, Neelie Kroes, dello scorso maggio, fu in contrapposizione con lo studio citato precedentemente, cosa che aiutò entrambi a prolungare le leggi in merito agli aiuti statali per la produzione cinematografica. Nonostante lo studio non fosse considerato attendibile rispetto all’impatto reale sul territorio sull’obbligo di spesa degli schemi di sovvenzionamento alla produzione, la Commissione ha proposto “un’ulteriore riflessione prima di modificare le attuali leggi a riguardo dei finanziamenti statali e i criteri della Comunicazione circa le obbligazioni nell’emissione di aiuti statali che devono essere compatibili con i principi del Trattato”. La Comunicazione prevede anche la possibilità di considerare nuove realtà, come il crescente supporto per la produzione regionale o la competenza tra gli Stati Membri per attrarre nuovi capitali, specialmente dagli Stati Uniti. Tutti i membri della Commissione hanno cosi concluso affermando che “è necessario dedicare maggior tempo per permettere alle parti interessate di essere totalmente coinvolte” e conclude che la Comunicazione sul Cinema esistente “sembra essere totalmente accettata all’interno del settore cinematografico e permette alla  Commissione di controllare i finanziamenti che possono  distorcere la concorrenza o avere effetti sul commercio tra Stati Membri”. Per questo motivo quindi, potrebbe essere prolungata di altri 3 anni.
Due grandi opinioni sono state messe al centro della discussione: esenzione culturale e il libero scambio. Dal punto di vista europeo questo significa diversità culturale e competitività. Sembra che Bruxelles continuerà a proteggere gli Stati Membri e le loro industrie cinematografiche, nonostante non sia apprezzato dalle nazioni transatlantiche. Ben due politiche regolarizzeranno quest’ambito: una maggiore protezione dall’esterno e una maggiore competitività all’interno.

Nota: Traduzione a cura della redazione di Tafter