Psicodinamica di una nuova tendenza compulsiva

graffitoIl graffiti-writing è un fenomeno apparentemente molto recente che in realtà affonda le sue radici nel bisogno preistorico dell’uomo di segnare con incisioni, disegni e ogni sorta di simbolo ermetico la propria presenza negli spazi abitativi al fine di autoriconoscersi. È da questo presupposto che Roberto Pani e Samanta Sagliaschi  analizzano nel loro ultimo volume dal titolo “Dal graffito artistico al graffito vandalico”, la psicodinamica celata tra le viscere della cosiddetta street art, superficialmente considerata esclusivamente una forma di ribellione in veste grafica che sottende però una vera e propria mania compulsiva, pari a quella presente nell’eccitazione e nell’illusione di dominio insita nei giochi d’azzardo.
Nata negli anni Settanta a New York, la graffiti art si insinua tra le periferie degradate degli Stati Uniti come risposta ad un bisogno di espressione in quegli anni non consentito alle masse disagiate. Da quel momento storico gli autori ne ripercorrono dettagliatamente il percorso che l’ha vista approdare nelle grandi capitali europee, nelle periferie delle metropoli fino a giungere su muri, monumenti e mezzi di trasporto centralissimi e visibilissimi. Nonostante i messaggi siano cambiati, ciò che spinge, a livello psicologico, l’autore del graffito a imprimere su di un muro la sua firma o la sua opera, sembra invece non essere mutato: via di scarico per frustrazioni in cui domina la noia, il graffitaro contemporaneo appaga il suo egocentrismo con l’eccitazione proveniente soprattutto dalla consapevolezza di un agire che sconfina nell’illegalità. Illegalità che lo spaventa molto meno dell’anonimato e gli permette di controllare una parte di territorio che in quel momento vede dittatorialmente sua.
Dopo un’attenta analisi riguardante il rapporto di queste pratiche con la legge, con la società e conseguentemente con i media e la globalizzazione, il volume entra nel cuore del caso scandagliando soprattutto ciò che viene definito “graffitismo sporco” o “compulsione da bomboletta facile”, termini che, nella letteratura medico-psichiatrica, si riferiscono a quelle che vengono denominate le nuove dipendenze, in cui l’alterazione percettiva è data non da sostanze stupefacenti bensì da azioni che reiteriamo e senza le quali non riusciamo a relazionarci.
Tenendo come punto fermo il fatto che il giovane abbia bisogno di trasgredire per affermare il proprio Sé, la conclusione a cui giungono gli autori vede sempre più centrale il ruolo di insegnanti, genitori, nonché legislatori, che si impegnino, non alla repressione bensì all’individuazione di un limite accettabile che accolga le frustrazioni dei giovani, mantenute però all’interno di un circoscritto campo d’azione in cui regna la comprensione e al contempo viene garantita la dignità sociale e combattuto il deterioramento collettivo.

Dal graffito artistico al graffito vandalico
Psicodinamica di una nuova tendenza compulsiva
Roberto Pani, Samanta Sagliaschi
Utet 2008, euro 12
ISBN 978-88-6008-225-1