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Intervista a Maria Rita Rossa, assessore alla Cultura e al Turismo della Provincia di Alessandria
Il Museo della battaglia di Marengo aprirà il 23 maggio 2009 negli spazi di Villa Delavo con l’inaugurazione della Piramide che ospiterà gli spazi di ingresso al percorso multimediale del museo. Quando siete partiti con la decisione di riaprire il museo? Quando avete cominciato a lavorare al progetto di riapertura e valorizzazione?
Abbiamo cominciato tre anni fa circa quando la Regione Piemonte ha stanziato i finanziamenti per il recupero ed il consolidamento statico della Villa Delavo nell’ambito dell’accordo di programma quadro. Il progetto è partito dalle attività di recupero edilizio, e nel momento in cui le risorse sono state certe, ci siamo posti il problema di rapportare i lavori di consolidamento edilizio con un progetto di valorizzazione culturale e di allestimento espositivo e museale. Questo è avvenuto un anno e mezzo fa circa, e da quel momento in poi abbiamo bruciato le tappe; abbiamo nominato una commissione tecnico-scientifica di alto livello con Giulio Massobrio, il più grande esperto storico napoleonico, e Alex Donadio architetto e scenografo, che aveva già curato la mostra del bicentenario e Daniele Lupo Jallà, responsabile dei Musei Torinesi, Roberta Martinelli, direttrice dei Musei Napoleonici dell’Isola d’Elba. Tra incarichi e affidamenti di studi di fattibilità e progettazione, di fatto, siamo stati molto celeri. Il progetto è riuscito a svilupparsi in modo così ravvicinato, poiché ha trovato la condivisione e l’entusiasmo di tutti, dei dipendenti, della politica, e ha contato sulla velocizzazione delle procedure.
Quanto alla parte di allestimento espositivo a che vi siete rivolti?
Ci siamo affidati allo studio di fattibilità di Alex Donadio. Allo stesso tempo abbiamo tenuto molto alto il livello della ricerca scientifica, giovandoci in questo approccio, del rapporto con le istituzioni napoleoniche, con i Musei Napoleonici e il Musée de l’Armée, e soprattutto con gli archivi; abbiamo infatti rinvenuto prima i disegni che Napoleone aveva commissionato per la sua Città delle Vittorie, che egli pensava di collocare a Marengo, impressionato dalla campagna d’Egitto, e successivamente, il decreto napoleonico con cui si dava avvio alla costruzione della piramide. Quindi abbiamo combinato l’esigenza di un aspetto funzionale e architettonico, cioè costruire spazi in più, con un aspetto legato ad un approccio filologico di recupero delle volontà di Napoleone.
Siamo partiti dall’esigenza di ampliare gli spazi di Villa Delavo e abbiamo pensato di non costruire un nuovo corpo in muratura ma una nuova struttura, da qui l’idea della costruzione della Piramide quale spazio per il primo momento espositivo. L’idea si basa sul principio legato alla storia della battaglia di Marengo che regge sulla relazione Berthier; essa era stata sin da subito modificata da Napoleone che voleva che Marengo diventasse la battaglia del proprio mito. La relazione è dunque una chiave di lettura del percorso espositivo che è stato allestito in modo interattivo ed interdisciplinare. Esso infatti coinvolgerà altre arti: dalla bozzettistica ai disegni di Caran d’Ache, alla scenografia. L’allestimento è stato curato da Alex Donadio che si è giovato della sua esperienza di scenografo.
I finanziamenti per le attività di valorizzazione del museo a quanto ammontano e da dove provengono?
Si tratta di finanziamenti pari a circa 4 milioni di euro. Per una parte sono regionali, ma in prevalenza si tratta di finanziamenti messi a disposizione dell’ente provinciale.
In che termini saranno impostate le attività di marketing e comunicazione?
Abbiamo già pubblicizzato l’apertura del museo sui giornali francesi e abbiamo contatti con i membri della nostra mailing list, che si sono iscritti per visitare il sito.
Ulteriori attività sono quelle di promozione all’estero: in questi giorni a Parigi, successivamente attraverso ulteriori rapporti con la Francia, ma anche con Olanda e Belgio. Abbiamo anche un accordo con Autozug, il servizio che consente ai turisti tedeschi che vengono in vacanza in Italia di viaggiare con l’auto al seguito. Si tratta di una promozione che ci consente di utilizzare una mailing list di quindicimila clienti. I contatti già intervenuti con quella realtà ci hanno consentito di promuovere Marengo anche attraverso la gastronomia.
Faremo un’azione di promozione ad Eataly – la grande mostra-mercato della gastronomia d’eccellenza del nostro paese – il 4 di aprile a Torino e porteremo all’attenzione del pubblico più vasto il dipanarsi di questo progetto. Adesso dovremo costruire il rapporto con le istituzioni culturali in Piemonte e in Italia, dove, peraltro, contiamo già sui rapporti con gli altri istituti napoleonici; infatti, come già detto, nella commissione scientifica era presente la direttrice dei musei napoleonici dell’Elba.
In che modo prevedete di relazionarvi con le altre istituzioni piemontesi?
Dovremo seguire dall’apertura in poi una serie attività che posizionino culturalmente e turisticamente il museo, con test e ulteriori aggiustamenti man mano. Chiederemo un tavolo di confronto con la Regione Piemonte per capire come interagire coi sistemi culturali regionali e provinciali, considerando il combinato disposto delle aperture di alcuni siti della provincia di Alessandria con altri quali Palazzo Madama e i Musei di Torino. Si tratta di sinergie che dovranno essere messe in campo e cercheremo di capire quale potrà essere la strada migliore. Infine, bisognerà capire quale forma di gestione utilizzare.
Quanto alla forma di gestione del museo ci sono già delle ipotesi?
C’è un vecchio studio elaborato in merito che risale a sette – otto anni fa. Stiamo mettendo a punto il rapporto con l’Ateneo di Alessandria, il quale si occuperà di comprendere quanto si possano accogliere le proposte del vecchio studio e in che modo esso dovrà essere aggiornato rispetto alle modifiche normative. La proposta iniziale era quello del modello della fondazione; adesso, però, prima di arrivare alla scelta definitiva bisognerà ponderare molto bene la decisione, e bisognerà misurarla con le opportunità normative e con gli strumenti che offrono la necessaria agilità gestionale.
Come è organizzata la struttura che gestisce attualmente il museo?
È un museo provinciale che fa capo totalmente all’ente. Per il momento si segue tutto attraverso gli uffici della Provincia sia dal punto di vista finanziario che della gestione. Il direttore del museo è stato individuato nella persona del dott. Poggio responsabile del servizio Cultura della Provincia, bisognerà individuare le persone che costituiscono l’apparato amministrativo e a chi affidare alcuni servizi culturali (guide turistiche, didattica ). Si tratterà di almeno 10-15 persone che per il momento faranno capo all’Ufficio Cultura.
L’occasione della firma dell’accordo di partenariato con la Fondation Napoléon concretamente come si configura?
Innanzitutto entriamo nel network dei musei napoleonici parigini, è un network che prevede un interscambio anche con gli altri musei napoleonici. Tramite questo rapporto intendiamo mettere in atto scambi di iniziative, di eventi culturali e di approfondimenti. Per esempio Marengo potrà essere location di congressi storici; si svilupperanno tutte le opportunità che porteranno a rapporti consolidati nel tempo. Siamo orgogliosi di aver cercato relazioni con gli altri musei napoleonici, per poter contare sul necessario rigore scientifico. Questi rapporti si sono evoluti, il progetto è stato ritenuto così credibile da aver sollecitato la stessa Fondation Napoléon a firmare questo accordo.
Per noi Marengo è un brand; si pensi che il piatto tipico “il pollo alla marengo” è rinvenibile anche in Cina. Il punto è che all’estero però sfugge il collegamento tra Marengo e la provincia di Alessandria. Il museo serve anche a questo, ad aprire ad una maggiore visibilità del territorio.