Intervista a Mariella Braccialini – Presidente di Sintesi Europa

closedQual è la percezione del cinema italiano in Belgio? Registra dei mutamenti nell’atteggiamento di operatori e pubblico negli ultimi anni nei confronti del Festival del Cinema italiano in Belgio?
Il cinema italiano viene ancora percepito, in Belgio come altrove, come il continuatore e l’erede del grande cinema che negli anni sessanta, settanta e anche ottanta del secolo scorso era largamente riconosciuto come almeno il primus inter pares tra le cinematografie europee. Nell’Europa di quegli anni il cinefilo preferiva, a priori, il film italiano: se ne attendeva di più, sul piano del divertimento – la gloria della commedia italiana – dell’innovazione artistica e dell’impegno sociale: Fellini, Scola, Antonioni, Visconti, De Sica, Germi, Pasolini, Bertolucci, Rosi, Risi, Monicelli, Leone, Zampa, Comencini, Olmi, Brusati, Lizzani, Wertmuller, e tutti gli altri.
Si può dire che il cinema italiano goda ancora di una certa rendita di quel grande capitale: una rendita che tuttavia si concentra in un’attesa speranzosa, che negli anni più recenti è stata troppo spesso delusa.
Ne consegue che negli ultimi dieci/venti anni, operatori e pubblico belgi hanno gradualmente ridotto le loro aspettative, e quindi la loro disponibilità di accoglimento e di attenziome per i film italiani.
L’azione di Sintesi Europa, a partire dalla prima Biennale (1984), poi attraverso quelle che si sono succedute fino al 2000, e dalle retrospettive tematiche negli anni intermedi, fino agli “Appuntamenti” mensili del cinema italiano dal 1999, ha concretamente agito per contrastare il trend negativo: tra il 2000 e il 2008 sono sati distribuiti in Belgio 67 film italiani, menre negli ultimi due decenni del secolo scorso il totale era stato di circa 80 film.
Crediamo sia lecito affermare che tale incremento della distribuzione commerciale sia in una certa misura promosso dalla regolare presentazione ad un pubblico avvertito di Bruxelles – composto in una proporzione 50-50 da italiani e non italiani – della produzione italiana recente.

Accanto ai tradizionali mercati di sbocco (Francia, Svizzera), quali sono a suo avviso le aree europee ed extraeuropee potenzialmente più interessanti per il cinema italiano sulle quali investire nei prossimi anni, rafforzando la presenza ai festival e organizzando iniziative ad hoc?
L’interesse per il cinema italiano è largamente diffuso in Europa. Oltre a Francia e Svizzera, la Gran Bretagna, la Germania, e anche la Spagna sono paesi in cui il grande cinema del passato è stato largamente accolto e applaudito, sia dalla critica che dal pubblico: e non c’è dubbio che la buona accoglienza potrebbe essere rinnovata. I mezzi a disposizione per ottenerla sono ben noti: certo una rafforzata partecipazione ai festival, ma sempre accompagnata dall’arsenale mediatico è indispensabile: la presenza di autori e attori, conferenze stampa ben preparate, la scelta di film adatti per l’organizzazione di presentazioni straordinarie, eccetera. Si tratta, come ben si sa, di un arsenale costoso, che dovrebbe essere considerato come un eccellente investimento nel futuro dell’industria cinematografica.

Che peso attribuisce alle barriere linguistiche quale fattore critico per una più ampia circolazione dei nostri film all’estero?
La lingua non costituisce un ostacolo grave alla diffusione del cinema italiano all’estero. Sintesi Europa ha sempre presentato i suoi film in edizione sottotitolata in francese, con ottima accoglienza da parte di un pubblico abituato al sistema. In ogni paese europeo i film in lingua straniera vengono offerti secondo la tradizione locale, doppiaggio o sottotitolaggio, senza particolare difficoltà. Un discorso diverso riguarda naturalmente gli Stati Uniti, dove il doppiaggio è rifiutato e il sottotitolaggio è usato generalmente solo in circuiti specializzati: universitari o di canali televisivi riservati ad un pubblico di iniziati. Il mercato americano, come ben noto, è accessibile solo da prodotti esteri accompagnati da un lancio mediatico eccezionale (personaggi carismatici, star internazionali, Premi Oscar, e cose del genere): è la conseguenza di una situazione che vede quel mercato occupato per il 99% dalla produzione di film in lingua inglese. 

Quali misure ed interventi andrebbero adottati nel breve, medio e lungo periodo per migliorare l’efficacia della promozione del cinema italiano all’estero?
La risposta è implicita in quanto detto sopra in materia di mezzi per rafforzare la presenza e la visibilità del cinema italiano, con il ricorso ai mezzi mediatici di propaganda. Per quanto riguarda in particolare Sintesi Europa, noi riteniamo che, soprattutto nel medio e nel lungo periodo – non ci si deve realisticamente attendere folgoranti progressi a breve – sarebbe auspicabile disporre dei mezzi necessari a continuare, e possibilmente rafforzare, tutte le iniziative miranti a creare e sostenere in un pubblico più ampio possibile l’attesa, l’interesse e la curiosità per quanto di nuovo produce il cinema italiano: ciò si può ottenere soprattutto con una sistematica, ben preparata e ben reclamizzata presentazione dei film a cadenze regolari. La nostra azione passata, condotta con limitatissimi mezzi, ha già dato, come abbiamo detto, buoni risultati. Un’attesa del genere che si crea in una porzione di pubblico si trasmette al pubblico più vasto, e incoraggia le scelte degli importatori e dei distributori commerciali.

La presenza ai mercati e ai festival rappresenta tutt’ora il veicolo più importante per far conoscere il cinema italiano all’estero e sviluppare opportunità di business. Come potrebbe evolvere il ruolo di questo strumento nei prossimi anni, tenendo conto del processo di trasformazione del mondo dell’informazione e della comunicazione?
Con ogni probabilità, festival e mercati saranno sempre più largamente accompagnati dalla diffusione della pubblicità e della propaganda nella comunicazione elettronica, Internet eccetera. Impossibile valutare l’importanza futura relativa dei diversi canali, sia per l’informazione che per l’effettiva esecuzione delle transazioni commerciali, degli accordi di coproduzione e di distribuzione commerciale. Sarà necessario monitorare costantemente l’evolversi dei comportamenti e dei loro effetti, e cercare di approfittare tempestivamente di ogni nuovo sviluppo. 

 

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