Intervista con Daniel Noviello – Responsabile nazionale Protezione civile Legambiente

legambiente-patrimonio-culturaleI danni prodotti dal terremoto in Abruzzo ai beni architettonici, artistici e storici si prevedono innumerevoli, tra crolli e  lesioni al patrimonio della città capoluogo e del territorio circostante.  Tra i più rilevanti il Palazzo Della Prefettura, Santa Maria di Collemaggio, Chiesa di Sant’Agostino, la Fortezza Spagnola, il Museo Nazionale d’Abruzzo. E con la scossa di ieri sera delle 19.48 la cupola della Chiesa delle Due Anime, attaccata al Duomo, ha subito delle “ferite” molto probabilmente irreversibili. La città è ricchissima di opere di grande valore storico-artistico:  basti pensare che Santa Maria di Collemaggio è la più grandiosa chiesa romanica della città. Apparentemente l’unica chiesa che sembra non aver subito danni è il Duomo, anche se la pavimentazione in porfido dell’omonima piazza è completamente divelta. Gravi danni si registrano anche a Fossa, in provincia, dove è crollato il campanile della chiesa di Santa Maria Assunta ed è pericolante la piccola chiesa di Santa Maria ad Cryptas.
Già nella giornata di ieri, 7 aprile, il segretario generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Giuseppe Proietti, ha  iniziato le attività coordinamento del monitoraggio di musei, monumenti e siti archeologici in sintonia con le operazioni di soccorso, ma il bilancio dei danni sembra essere lontano dalla definizione. Facile prevedere che il lavoro di recupero e ricostruzione sarà lungo e complesso.

La prima associazione volontaria ad essere arrivata sul campo a supporto delle attività di tutela dei beni culturali in emergenza è Legambiente, con gruppi di volontari specializzati nella tutela dei beni culturali in emergenza e nell’intervento legato ai rischi sismici.  Il Gruppo di Protezione civile dei beni culturali dei volontari di Legambiente si prepara a portare in salvo tutto quello che il devastante terremoto dell’Aquila non ha polverizzato: quadri, sculture, manoscritti e volumi semisepolti.
Tafter ha intervistato Daniel Noviello, responsabile nazionale Protezione civile dell’associazione ambientalista, per tentare di capire come le attività saranno organizzate e indagare sullo stato attuale dell’emergenza per il patrimonio artistico…

Sappiamo che Legambiente è in prima linea per l’emergenza terremoto Abruzzo. Le squadre di volontari, coordinate dal settore protezione civile di Legambiente, sotto la sua direzione, stanno partendo da tutta Italia per raggiungere la zona dell’Aquila duramente colpita dal sisma per portare assistenza e solidarietà alla popolazione. Che genere di attività sono previste? E quale sarà orientativamente il piano d’azione dei volontari Legambiente?
Siamo arrivati a L’Aquila ieri mattina e abbiamo preso visione della situazione. Su coordinamento del Dipartimento generale Protezione Civile, per i primi 2-3 giorni, i nostri volontari supporteranno le attività richieste, dal trasporto di coperte alla distribuzione pasti e acqua, e via dicendo. Appena la situazione si sarà placata, e le confermo che già sono iniziati i primi sopralluoghi per quanto riguarda il patrimonio artistico-culturale, le squadre verranno attivate in collaborazione con Vigili del fuoco, Soprintendenza e Protezione Civile, per la messa in sicurezza dei beni mobili nei contenitori lesionati. Si prevede che le attività avranno una durata di almeno un mese, un mese e mezzo.

 
I beni culturali colpiti sono numerosi. Avete già individuato quali saranno oggetto di attenzione delle attività volontarie? In che modalità state operando in riferimento a questi beni architettonici e culturali? Ci sono altri gruppi di volontari per la messa in sicurezza dei Beni Culturali Mobili?
La priorità di intervento è stabilita dalla Soprintendenza. A livello operativo saranno i loro funzionari che indicheranno alle squadre su cosa agire. Noi chiaramente siamo a loro completa disposizione. Per adesso si è iniziato a stilare una lista dei beni che sarà terminata solo successivamente alla messa in sicurezza dei beni contenitori – musei, chiese, edifici. Fino a che ciò non avviene non è assolutamente permesso accedervi. Siamo in un work in progress. Bisogna aspettare.
Per adesso siamo presenti in Abruzzo come associazione capofila in questa specializzazione, e siamo gli unici, almeno per ora. In tutta Italia abbiamo a disposizione circa 100 volontari formati ad hoc, provenienti dai circoli regionali: da quello delle Marche a quello di Roma, ma anche Reggio Calabria, Livorno, Pisa, Napoli, e tanti altri. Sono 13 i gruppi specializzati in beni culturali, e circa 50 quelli preparati in attività di protezione civile. Qui siamo in una settantina di persone. Molti hanno operato anche per il terremoto dell’Umbria-Marche, mettendo in sicurezza più di 1.000 opere. 

volontari-legambienteTutti i volontari sono stati formati ad hoc per la costituzione di una vera e propria “task force” per il patrimonio storico-artistico. A seguito del corso di specializzazione, hanno ricevuto una divisa e tutti i materiali e le attrezzature necessarie. In questo modo il loro inserimento nelle strutture operative della Protezione Civile permette alle squadre di intervenire prontamente ed efficacemente nei casi di emergenze locali e nazionali. Di che genere di equipaggiamento sono forniti i gruppi? E come sono costituiti i gruppi?
Prima di tutto i dispositivi di protezione individuale. A quelli specializzati in beni culturali  sono forniti materiali stabiliti d’intesa con funzionari di protezione civilee il MiBAC. Per la messa in sicurezza dei beni mobili in caso di emergenza, si va dal tessuto-non tessuto al Multibol  – materiale utilizzato per avvolgere i  diversi prodotti proteggendoli da urti e graffi -. C’è un imballo con materiali scelti ma non troppo particolari, perché possano essere reperibili facilmente sul territorio. Dopo le operazioni di recupero e di imballaggio, avviene la delocalizzazione e la catalogazione.
I gruppi presentano un’età media 30 anni, almeno un corso di formazione alle spalle sul sistema di protezione civile dei beni culturali, dove hanno appreso di catalogazione, tecniche artistiche, pratiche di imballo di oggetti fragili. Pensi che anche solo saper camminare in uno scenario devastato senza provocare danni ulteriori o farsi male è una tecnica che non si improvvisa. Ogni squadra di recupero beni mobili è generalmente composta da dieci unità: il caposquadra, un restauratore, due schedatori, un fotografo, due imballatori, due trasportatori e un autista.
Considerato che il lavoro sarà tanto e prolungato nel tempo, ci sarà sicuramente una turnazione di squadre Legambiente Beni culturali.

Ci sa dire se sono stati individuati i locali dove mettere in sicurezza i beni recuperati?
Per il momento ancora non ci è stata comunicata ufficialmente la notizia, anche se il Ministero, nella persona di Giuseppe Proietti, ha informato la stampa dell’avvenuta individuazione di un deposito per il ricovero delle opere recuperate da edifici di culto e non pericolanti, sicuro da nuove scosse e da eventuali incursioni di ladri e sciacalli. Si tratta di una scelta presa in parallelo all’inizio delle attività e vincolante al via delle operazioni.
Aspettiamo direzioni dal MiBAC che ha anche costituito anche una task force di esperti che hanno operato nel recupero di beni mobili e nella messa in sicurezza degli edifici durante il sisma in Umbria del 1997, e che sarà di supporto ai funzionari locali già presenti in zona. Per ora, la parola d’ordine è aspettare. 

 

Per approfondimenti:
www.legambiente.eu/documenti/2003/1217modelloOperativobeniCult/ModelloOperativoBC.php